16 settembre 2010

Dare senza ricevere

Perchè ogni cosa che facciamo la facciamo per ricevere qualcosa in cambio? Perchè abbiamo bisogno di essere ricambiati sempre e comunque? Se a me piace fare qualcosa, perchè non riesco a farla senza aspettarmi una ricompensa? Perchè non posso farla per il solo gusto personale di farla?

Eppure è così: dal lavoro, all’amore, perfino in ambito religioso siamo guidati dal concetto della ricompensa, dell’avere in cambio.

Il problema sorge, come quasi tutti i problemi dell’uomo al giorno d’oggi, dalla mente. O, meglio, dal fatto che noi ci identifichiamo interamente con essa. In particolare il “soggetto” interessato è l’Ego, quel sottoprodotto mentale centro indiscusso del mondo personale, che pretende tutto il resto dell’universo al suo servizio, quasi fosse suo schiavo. Da qui nasce il desiderio dello scambio dare-avere: non si dà nulla se non si ha nulla in cambio. E’ evidentemente una mentalità orientata dallo scambio commerciale, una sorta di baratto interiore tra la voglia di concedersi per il solo gusto di farlo tipica del cuore e la voglia egoistica appunto di sentirsi centro del mondo, in qualche modo superiore agli altri, i quali devono rendere omaggio a questa presunta grandezza tramite una ricompensa.

Ma questa grandezza è soltanto presunta. Eh sì, perchè in questo modo si diventa schiavi dell’aspettativa di ricevere un dono, una prestazione o addirittura la salvezza dell’anima in cambio di una azione. Invece di essere liberi di agire e dare per il semplice fatto di farlo, di trarne una gratitudine personale, ci concediamo soltanto se abbiamo la sicurezza (nemmeno la possibilità; la sicurezza) di avere una congrua remunerazione, in denaro o no. E’ evidente che si diventa schiavi di ciò. Già siamo schiavi dell’Ego e della mente in generale e in più questi diventano schiavi dell’aspettativa di ricevere sempre e comunque. Poi ci si chiede come mai questa società è una merda…

E l’altra sera un mio amico (grazie mille) mi ha fatto riflettere su un aspetto di questo che incredibilmente non ho mai colto: l’aspetto religioso. Dico “incredibilmente” perchè, come i lettori più accaniti sapranno, la religione è storicamente uno dei miei principali bersagli.

Comunque, la frase che ha scatenato la riflessione è stata pressappoco questa: “Se ci pensi anche il Paradiso è egoistico, perchè tutto si basa sulle tue azioni finalizzate ad avere una ricompensa una volta morto: compio buone azioni solo per andare in Paradiso, per averlo come ricompensa”. E io ci ho detto all’amico: “’zzo, non c’avevo mai pensato. Hai raggione, grazie!”.

E mi ha dato da pensare, perchè l’Ego è una costruzione mentale umana, non è divina. Divino è, al limite, dare senza aspettarsi nulla in cambio, senza essere schiavi delle “reazioni” altrui. In qualsiasi aspetto della vita, quando entra in gioco l’Ego si ha la certezza che quel punto di vista è tipicamente umano, frutto di modi di vivere sottoposti, dominati dalla superficialissima mente che pretende di essere centro di tutto. Il che andrebbe anche bene se queste concezioni ci venissero vendute come “parole umane” invece che come “parola di Dio”… Non mettiamo in bocca a Dio concetti prettamente formulati dall’uomo, ok? Ok.

Ora qualcuno potrebbe pensare che sia necessario abbattere la mente, sconfiggerla, in una sorta di sanguinosa guerra interiore per la nostra salvezza. E mi è capitato di leggere di persone così, che predicano la pace interiore, tutto buono, tutto bello e poi ti dicono che per arrivarci devi sconfiggere la mente, annientarla. No, non è così. Il problema non è la mente in sè, ma come la usiamo e, soprattutto, il fatto che noi ci identifichiamo totalmente con essa. “Penso dunque sono”. Completamente sbagliato, mio caro Cartesio. L’Essenza vera e propria la si osserva non pensando, ma semplicemente… essendo. La mente è composta da schemi e nozioni apprese, con le quali non nasciamo, e che poi ci bloccano nei loro dogmi, nel loro “bene e male”, “giusto e sbagliato”, “bello e brutto”.

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La mente non è inutile; non è stata messa lì per farci uno scherzone. Il fatto che venga usata, e prima ancora costruita, male non implica che sia un qualcosa di cui dobbiamo liberarci. Se è vero che noi siamo composti di mente, corpo e spirito, non è eliminando uno dei fattori che si migliora la situazione (anche perchè eliminarli non ha senso). Piuttosto bisogna adeguarli verso il nostro scopo. Bisogna eliminare i conflitti, non crearli. Tendenzialmente è lo spirito che sa cosa fare; è la parte più vicina all’Essenza, vicinissima. La mente, per come è stata “scritta” nella nostra vita, è quasi sempre in contrasto con Noi stessi, con la nostra consapevolezza. Il cuore vorrebbe fare qualcosa (e tu sai che ha ragione lui) ma la mente inizia a fare domande e addirittura a convincerti che il cuore ha torto. Parlo da maschietto: a chi non è capitato di vedere una ragazza e sentire che potrebbe esserci qualcosa di grande tra di voi, con il cuore che spinge perchè quantomeno le parliate, mentre la mente vi assilla con frasi del tipo “non farlo, non hai possibilità, magari ha già un ragazzo, e se poi dice no? Nah, stai qui per i fatti tuoi, non rischiare delusioni, stai bene così”? Per poi arrivare magari a casa, o comunque andarsene e fare finta di nulla, e ritrovarsi con la stessa mente che quasi vi insulta dicendo “ecco, visto? Dovevi parlarle! Magari sarebbe sbocciato qualcosa! Pirla! Ah, ma se la vedi ancora, parlale!”. Il giorno dopo, altra occasione: il cuore ti spinge e la mente che fa? “No, non farlo, non hai possibilità” e via così. E più provi a resisterle, più riesce a diventare “convincente”, facendoti provare delle specie di emozioni che ti spingono a darle ragione.

Il mio consiglio è di staccarsi dall’identificazione totale con la mente: fa parte di noi, certo, ma non è assolutamente la nostra totalità. “Fosse facile”, direte voi. E’ vero, non è facile e io non mi illudo assolutamente di esserci riuscito, anzi. Molte volte parlo di queste esperienze per la “rivoluzione” interiore e potreste essere portati a pensare che io sia arrivato al punto finale. Non è così. Anche io come almeno alcuni di voi sono ancora schiavo della mente. Ci sono molti aspetti ancora piuttosto astratti, che non ho provato in prima persona ma che per qualche motivo sento essere giusti. (S)Fortunatamente la questione è molto personale e soggettiva e quindi ciò che può andare bene a/per me ha poche probabilità di andare bene in tutto e per tutto anche per voi.

Il primo passo è riconoscere come la mente “lavora”, quali sono i suoi schemi (vedi l’esempio della ragazza) e poi iniziare con calma ad ascoltare e seguire il cuore, partendo da piccole cose, lentamente. Piano piano si creerà un bilanciamento mente-cuore e imparerete a sentire di più il cuore stesso e le sue sensazioni. Addirittura la mente si convincerà che il cuore proprio così pirla non è e vi sentirete meglio. Cadranno dei muri mentali, dei limiti che sembravano invalicabili e ho notato che nel momento esatto in cui si decide di seguire il cuore, abbattendo un muro mentale, in quel preciso momento quasi non ci si rende conto di cosa stia accadendo; è come se la mente venisse completamente colta di sorpresa. E all’improvviso si zittisce e rimane in silenzio per qualche minuto (almeno, a me è capitato così…) e subito dopo arriva una sensazione stupenda di gioia e pienezza, come se si fosse riusciti a liberarsi da una catena.

La mente è una sorta di antenna che indirizza l’azione “generale” del cuore. Questo è il suo compito; non mettersi contro il cuore ma lavorare in sinergia con esso. L’Ego diventerà automaticamente man mano più piccolino, sovrastato dal “disinteresse alla ricompensa” portato dall’azione sempre più potente di quell’organo rosso e pulsante che abbiamo nel petto. C’è chi dice che l’Ego debba sparire del tutto ma secondo me non è la soluzione: arrivati ad un certo punto, si potrà scegliere consapevolmente in ogni momento se seguirlo oppure no. E’ una mia supposizione “derivata” dal fatto che la censura, storicamente, non ha mai portato a grandi risultati, creando più problemi di prima e affermando sempre questa distinzione relativa del “giusto-sbagliato” che è, appunto, relativa a vari concetti e non assoluta. E’ più utile, sempre secondo me, poter avere il quadro completo da cui attingere e scegliere consapevolmente la strada che si ritiene migliore.

(Ho un po’ deviato dall’argomento del “dare senza ricevere”, neh? Mi sono fatto un po’ prendere la mano ma è un argomento che mi intriga. Quindi ve lo beccate anche voi ;-)
Ciao!)

1 commento:

SerenaAnyes ha detto...

le fonti delle religioni non sono egoistiche perchè solitamente cercano di porre l'ideale più alto come bene per il creato per gli altri e se stessi.
Ma a quanto leggo probabilmente tu non ce l'hai con la fonte delle religioni, ma le lobby di potere che sono nate da esse.. pian piano contaminandosi
No beh non dobbiamo aspettarci nulla in cambio, è vero, se aiutiamo qualcun'altro dobbiamo esercitare quel disinteresse che serve per non nurtrirsi di aspettative egoiche.

Per una cosa del genere sicuramente prima c'è bisogno di una bella introspezione e purificazione, altrimenti rimangono per molti solo parole e buone intenzioni, grazie Bel post Mattia.