29 gennaio 2018

Di memoria ce n'è fin troppa

Quante volte, specialmente in questi giorni, avete sentito parlare di "tenere viva la memoria dell'Olocausto perchè solo così è possibile evitare che si ripeta una tragedia simile"? Oppure che oggi come oggi c'è "un problema di memoria" o un "deficit di memoria"? "Bisogna ricordare", "la memoria è importante", "bisogna far sapere cos'è successo per evitare questi rigurgiti neofascisti".

Premettendo che, ragionevolmente, il 99,9% dei ragazzi al di sotto dei, diciamo, 15 anni sa della Seconda Guerra Mondiale, di Hitler e dei campi di concentramento. Anche solo di sghembo, per vie traverse, nel caso di uno che vivesse distratto su Giove. Ma anche se non fosse, il problema non è della memoria: la memoria c'è, le informazioni ci sono e girano alla grande. Qui nessuno si sta dimenticando niente.

Il nodo della questione "neofascismo" e "rigurgiti neofascisti" non è nella mancanza di memoria. Ma cosa credete, che 'sti neocretini siano degli ignoranti? Sono degli idioti, ma la storia l'hanno studiata esattamente come chiunque altro. La differenza è che ciò che per molti è assurdo, violento, ripugnante e da non ripetere mai più, per loro è un'utopia a cui tendere, un fasto passato da riproporre in tutta la sua magnificenza. Punto. Questo è il fatto.

Mi sono abbastanza rotto il cazzo di sentire parlare della "memoria dell'Olocausto" come panacea per ogni male. Non è così. La memoria è importantissima, ci mancherebbe, ma ricordare non basta. Sullo sterminio di milioni di persone ritenute inferiori c'è chi ricorda e disprezza e c'è chi ricorda e adora. La memoria è la stessa: sono le persone a essere diverse. È semplicemente stupido, e molto ma molto miope nonchè estremamente "politically correct", pensare che i neofascisti sono così perchè "non sanno cos'era davvero il nazi-fascismo": lo sanno, cazzo se lo sanno. Tra loro e gli altri cambiano soltanto gli occhi con cui guardare il fenomeno.

Forse la parte difficile è provare a mettersi anche solo un pochino nei panni altrui e provare a capire come funzionino. O forse è proprio la difficoltà di ragionare.