28 ottobre 2011

Fottetevi tutti, stronzi

not_important

Scusate se torno di nuovo sulla scomparsa di Marco Simoncelli, ma il suo è un episodio che mi porta ad avere diverse osservazioni libere, senza freni, sbattendomene altamente del vostro punto di vista, se vi piace quello che leggete, se non siete d’accordo, se vorreste riempirmi di epiteti irripetibili… Vi rispetto profondamente, ma qui, questo post, è libero come mai lo è stato nessun altro in questo blog.

Il Sic aveva, ed ha tuttora, 24 anni. Come me. E’ per questo che scrivo il post. E allora cosa è realmente vita e cosa è illusione? Quante situazioni, oggetti, persone, esperienze ci passano sotto il naso quotidianamente nella nostra indifferenza più assoluta? Serve veramente poco per essere persone degne di questo nome: non è necessario cambiare il mondo, non è necessario essere chissà chi o avere chissà cosa. Basta una semplicità quasi intimidatoria, una schiettezza genuina e una simpatia contagiosa. I pensieri complicati buttali fuori dalla finestra: non servono a te, a me, a tua madre, a nessuno. L’onestà e la sincerità pagano sempre. Sempre.

Il mondo può anche tranquillamente andare del tutto a escort di bassa categoria, dette a torto “puttane”, che non me ne può fregare di meno: non è necessario. E’ solo un passaggio nel nostro infinito cammino esistenziale, interrotto saltuariamente da quella straordinaria pseudo-illusione chiamata “morte”, il cui solo pensiero ha l’effetto positivo di farci godere meglio i singoli, infiniti istanti della nostra presenza qui. “Interrotto” non è nemmeno il termine esatto: la morte altro non è che una sorta di teletrasporto esistenziale, grazie al quale la nostra anima riprende piena coscienza di sè e della sua indivisibile unione con il resto dell’Esistenza, se già questa consapevolezza non la si fosse acquisita durante l’esperienza corporea, e se ne va da un’altra parte per proseguire il cammino evolutivo portando con sè tutti i ricordi di tutte le esperienze precedenti, secondo per secondo.

L’odio, le frustrazioni, i litigi, quei fottuti giudizi negativi che siamo abituati ad affibiare alla gente… che vadano affanculo. Non importano, non valgono niente: alla fine si va tutti via da qui e ci si rivede chissà dove e con chissà quale superiore consapevolezza su di noi, sulla vita. Mi fanno quasi pena tutti questi figli di puttana che cercano di controllare un infinitamente piccolo granello di sabbia, in un infinitamente piccolo sistema solare, di una infinitamente piccola galassia, dentro un infinitamente grande universo che non è il primo e non sarà l’ultimo ma è soltanto UN universo che esiste da miliardi di anni ed esisterà ancora per altri miliardi di anni. Tutto questo non ha senso. E’ giusto starci dietro, lottare per i diritti e blablabla, ma guai a prendere tutto davvero sul serio. Governo, banche, Illuminati, Gesuiti: aspettano solo di essere inglobati nella semplicità della vita, quella che non si pone problemi complessi e deprimenti semplicemente perchè è già oltre, perchè ha già capito che non c’è bisogno di istituzioni che hanno il solo scopo di controllare e limitare la libertà mentale dei sottoposti, per vivere bene. Cristo santo, pensa a tutti i divieti che hai nella testa! Pensa a quante piccole azioni non puoi fare, a quante piccole parole non puoi dire, perchè… perchè non si può. O meglio, perchè qualcuno ti ha inculcato nella testolina che non si può, che è sconveniente, che magari il bambino di 2 anni alto un metro e settanta che hai di fronte si offende e poi litigate. E allora?! Chi cazzo se ne frega?! Diglielo in faccia, apertamente: “Tanto sia io che te siamo destinati a lasciare questo minuscolo sassolino per andare chissà dove. Cosa cazzo stiamo qui a litigare per cosa?”

Se sapessi di avere soltanto 1 secondo di vita, avresti la forza di rompere il cazzo a qualcuno? Avresti il coraggio di pensare alla crisi internazionale, all’èlite globale, di trapanarti la depressione nell’animo? Io non credo proprio. Benissimo, hai soltanto 1 secondo di vita: VIVILO.

Manca maturità, in questo mondo. Sono tutti così frustrati che nessuno perde occasione per rompere i coglioni al prossimo, invece di capire l’inutilità del gesto e pensare a VIVERE. Prego ogni giorno perchè sempre più persone lo capiscano. E sono sicuro che arriverà il momento in cui ognuno di noi, piccoli rametti di un’infinitamente grande albero, arriveremo a quel punto e ci faremo una risata lunga da qui ad Alfa Centauri e ritorno. E sono anche sicuro che, essendo tutto collegato, le emozioni e le sensazioni scatenate in me dalle mie preghiere servono a questo. Non è una fottuta mania pseudo-religiosa, ma è un fatto scientifico.

Vivi, santo Dio, VIVI. Accetta tutto quanto ti succede, tutto quello che pensi, tutto quello che credi di essere. Accetta e basta. Pensalo, dillo, urlalo nella disperazione, grande momento in cui il nucleo dell’Esistenza (quello che viene inteso con il concetto di Dio, Verità, ecc.) ha la possibilità di entrare e darti un’energia che non ritenevi nemmeno esistente. E sai perchè entra? Perchè sei onesto con te stesso e perchè in quel momento il concetto di “te stesso” diventa molto meno definito, molto più fumoso, lasciando spazio a tutto il resto. Non ti è mai capitato? A me sì. Pensavo di essere arrivato chissà dove, di essere forte e inattaccabile e di dover vivere in un certo modo che si accordasse ai miei pensieri, ma non avendo il coraggio di farlo. E ciò mi tormentava e mi ha tormentato per tanto tempo. Fino a che, una sera prima di addormentarmi, non sono crollato e ho ammesso, in una piccola crisi di nervi, di essere debole, fragile e addirittura inadeguato in certe situazioni del quotidiano. Solo che a differenza dell’autocommiserazione, la sensazione che ho provato è stata di liberazione, di leggerezza e di gran gioia. Sono più in pace con me stesso, qualunque cosa significhi: non ho pensato “sono debole e vorrei tanto non esserlo”: ho soltanto pensato e detto “sono debole”. Punto. E ho accettato il fatto, semplicemente. Beh, non avete idea: ero immerso nelle mie emozioni, come non le avevo mai provate, eppure non ero coinvolto in esse. Le avevo trascese. E’ stato straordinario e il solo fatto di ammettere e, soprattutto, di accettare la mia debolezza mi ha reso più forte, me l’ha fatta trascendere pur vivendola come mai prima. E accettare non significa arrendersi, occhio: significa prendere atto pienamente di qualcosa e poi farci quello che si crede, avendola trascesa. Non è fuggire e non è lottare: è VIVERE.

Purtroppo fatichiamo ad imparare questa lezione, e anch’io non mi illudo di essere arrivato chissà dove: già fatto, già capito l’errore. Comunque sia tutti la imparano quando sono pronti: non un momento prima e non uno dopo. L’Esistenza lavora così. L’Esistenza è a tua disposizione, sempre. L’unico motivo per cui siamo qui è per imparare ad evolvere, per ricordare, per essere più completi. Ogni singolo fatto che ti accade, ogni singolo pensiero, ogni singola parola, ogni singola azione ha solo e soltanto questo scopo: farti evolvere. Per un po’ di tempo hai bisogno della paura, in modo da poter scegliere di liberarti di essa (accettandola): per un po’ hai bisogno dell’odio, del disprezzo, della depressione per riuscire a liberartene. E’ il bello dei paradossi, di cui avevo già parlato. E’ il bello del Tutto.

Ma noi no… noi non lo capiamo: non riusciamo a vedere l’ovvio sotto il nostro naso ogni singolo eterno momento. Sapete qual è il più grande trucco usato da questa società per riuscire ad avere il vostro tacito consenso alle atrocità più bastarde e ai soprusi più iniqui? E’ un trucco infido e sottile, ma che funziona maledettamente bene: farvi credere che abbia chissà quale importanza. Dirottare la vostra vita, i vostri pensieri e le vostre emozioni dall’esistenza e dalla sua intrinseca meravigliosa bellezza alla crisi economica, agli immigrati, agli omicidi, al Papa e altre amenità simili. Ma ehi, è il tuo ultimo secondo qui! Chissenefrega!! Poveri pazzi frustrati, con un ego grande quanto il Pacifico e un inestricabile complesso di inferiorità, che ti devono sbattere in faccia una marea di stronzate per distoglierti dal Tutto. Ma il problema non sono neanche loro, no: SEI TU. Tu che dai loro importanza; tu che ti sbatti per la crisi; tu che sbraiti e ti fai cattivo sangue non appena il Sacconi di turno mette il suo simpaticissimo faccione nella tua televisione; tu che ti arrendi; tu che scappi; tu che guardi a una lucertola e la vedi come un enorme drago sputafuoco.

It’s just a ride, maledizione!

Sono super-mega-ultra convinto che se si tornasse a vivere davvero, a onorare il momento qualunque esso sia, il 99% dei problemi del mondo, che ora sembrano grandi cento volte Godzilla, di colpo ci apparirebbero per come sono in realtà: minchiate. Io, essere eterno intento a compiere un infinito cammino evolutivo, passo qui 50, 60, 80 anni: in un mondo che ne ha qualche miliardo: su un pianeta che è solamente un piccolo, minuscolo, infinitamente microscopico granello di sabbia: in un universo che ha ancora più miliardi di anni alle spalle e chissà quanti davanti: circondato da una bellezza da lasciare spalancata la mascella per mesi e mesi: con mille sentimenti e sensazioni straordinarie, da godere ogni singolo istante: vivendo migliaia di esperienze belle al limite della commozione. E io devo preoccuparmi seriamente dei Rothschild? Devo stare male pensando che “cazzo, c’è la crisi! Non ho un fottuto lavoro, non vedrò mai la pensione e, oh, stiamo andando ancora peggio”? E poi, uè, gli Illuminati, i Gesuiti, il vero potere, oh!!

Se pensassimo di più a vivere, andremmo in milioni in piazza a Milano, Roma, Washington, New York, Londra, Madrid, Tokyo, Bruxelles, Parigi, Berlino, Mumbasa, Johannesburg, Rio, Santiago: entreremmo nei palazzi del “potere”, prenderemmo questi poveri stolti e li abbracceremmo, dicendo loro “Dai, non è colpa vostra. NOI vi abbiamo dato importanza perchè eravamo convintissimi che i problemi fossero estremamente rilevanti. Ma ora ci siamo accorti che non è così e voi, con le vostre regole, i vostri condizionamenti e i vostri ordini non avete più potere su di noi. Scusateci ma… sapete com’è, ci siamo evoluti”.

Sarebbe un mondo meraviglioso, un Paradiso in Terra. E quello che mi preme dire è che si può fare, porca troia! Non è un’utopia e basta. Chiunque pensi che non sia possibile realizzare (quello che per ora è) un sogno del genere, si ricreda: abbiamo tutti da guadagnarne.

C’è molta frustrazione, in giro. E continuare a reagire a questi moloch farlocchi con rabbia, rassegnazione, tristezza e con il pensiero che non c’è via d’uscita, che andrà sempre peggio… Agire così non fa altro che aumentare la frustrazione presente nel Campo che ci collega tutti fra di noi e con l’Esistenza. Abbiamo (quasi) completamente perso di vista ciò che è davvero importante nella vita e ci siamo lasciati abbindolare da quattro stronzi spacciatori di falsi problemi, ai quali noi abbiamo creduto ciecamente e continuiamo a farlo inconsapevolmente.

Si è resa necessaria, per me, la morte di un mio coetaneo per farmi esprimere questi pensieri senza freni, magari un po’ confusi ma, cazzo, è così. Il suo esempio di comportamento mi ha colpito molto e devo ammettere che la sua dipartita da questa esperienza mi ha fatto molto più dispiacere di quella di Jobs o anche di Michael Jackson. Il Sic è stato uno straordinario esempio di semplicità e di voglia di vivere e il fatto di andarsene alla mia età mi ha indotto a riflettere sull’importanza che tutti diamo alle cose.

E il discorso del “carpe diem” non è inteso, come a mio avviso erroneamente si pensa, nel senso del “ogni momento potrebbe essere l’ultimo: vado a fare paracadutismo, vado a scoparmi due lesbiche vergini” e ragionamenti così. Non è l’andare a fare qualcosa di estremamente emozionante, che mai si è fatto prima ma che si è sempre desiderato vivere. Non mi riferisco a questo. Intendo dire di godersi ogni momento come se fosse l’ultimo (o il penultimo), qualunque cosa stiamo facendo, qualunque pensiero stiamo avendo, qualunque parola stiamo dicendo, qualunque emozione stiamo provando, qualunque sensazione stiamo sentendo. Onorare il momento. E’ l’unico modo per tornare a vivere davvero e per tornare a dare la giusta importanza alle giuste cose della vita. Per liberarci.

Ciao Marco: sei stato e sei ancora un grande. Grazie. Siamo solo noi.

Stavolta non è il testo della canzone che importa. Infatti, come sapete, di solito lo riporto sempre. Qui, ascoltate le emozioni che vi dà il suono. Stop.

25 ottobre 2011

SICcome il caso non esiste

L’incidente mortale di Marco Simoncelli ne è l’ennesima prova, secondo me: il caso non esiste. Casualmente la moto non è scivolata verso l’esterno, come succede nel 99,99999999…99999…99999…% dei casi; casualmente lui ha sfidato la gravità, rimanendo incollato alla moto e tenendola in piedi non si sa come, dato che stava già strisciando per terra; casualmente, proprio mentre tagliava la strada in conseguenza delle due casualità precedenti, ha beccato proprio il momento e il punto esatto in cui stava passando il buon Colin Edwards; casualmente, alla destra di Edwards, con una traiettoria strana arrivava Valentino Rossi; casualmente viene centrato entrambi e casualmente proprio alla testa, dando un colpo talmente forte da strappargli letteralmente il casco.

simoncelli1-largeCiao Sic.


P.S: non sto assolutamente dicendo che la sua morte possa essere stata premeditata, come una persona, che ringrazio, ha chiesto nei commenti. Non mi riferisco specificamente all'incidente del Sic: l'ho preso solo come esempio per un concetto più grande e profondo, tutto qui.

17 ottobre 2011

Il doppio gioco della controinformazione?

In questi giorni sicuramente avrete sentito delle manifestazioni in tutto il mondo organizzate dal movimento conosciuto col nome di Indignados, impegnati contro le banche e le istituzioni finanziarie in generale e le grandi corporations multinazionali.

Mentre nell’informazione “normale” questo è all’incirca ciò che viene smistato al popolo, la miriade di siti Internet di controinformazione marciano praticamente all’unisono sul solito tono da sottomessi cronici: il movimento è orchestrato dall’èlite globale che governa il mondo da dietro le quinte e siamo di fronte all’ennesimo passo in avanti verso il Nuovo Ordine Mondiale. A dire la verità, non ho avuto molto tempo nè voglia di spulciarmi ben bene codesti siti (come si può vedere dai miei ultimi post, la mia attenzione è spostata su argomenti più profondi e spirituali) ma, da quel poco che ho visto, all’incirca il punto è questo.

C’è stato, però, un articolo che ha fatto rimbalzare nella mia testolina capellona una semplice domanda: ma perchè? Nel testo si enucleano 11 motivi per cui quelli del movimento Occupy Wall Street, una sorta di Indignati in salsa yankee, siano quantomeno miopi nei loro proclami perchè non chiedono le dimissioni del presidente degli United States of Advertisement [cit.], Barack Obama.

Ora, non mi rivolgo soltanto ad Occupy Wall Street ma più in generale ai vari movimenti di protesta civile, quale che siano i loro nomi, cresciuti in questi ultimi mesi. Ho letto circa dieci minuti fa l’articolo di Gianluca Freda che, naturalmente, distrugge i manifestanti presenti a Roma, per via del macello creato dai soliti prezzolati etichettati come Black Block. Non menziona, però, che nel resto del mondo le manifestazioni si sono svolte senza problemi… Quello che risulta comune alla stragrande maggioranza dei post di siti della cosiddetta “controinformazione”, non solo nei due esempi sopracitati, è comunque la conclusione che ho esposto prima: sono proteste pilotate dalla stessa èlite che si dice voler combattere. Qui c’è un esempio.

Qui entra in gioco l’ipotesi: e se ci fosse un doppio gioco nella controinformazione? Ovvero, se fosse proprio l’èlite a diffondere, tra quelle pericolosissime persone che non si accontentano delle vaccate di tv e giornali mainstream, la diffidenza verso qualcosa che dà effettivamente fastidio all’èlite stessa? Se questo movimento mondiale fosse davvero scomodo ai grandi capi e, per “acchiappare” i cercatori autonomi di informazione come noi, venisse screditato tramite le nostre stesse “armi”, ovvero i siti di controinformazione? Se navigate in siffatte acque digitali, avrete senz’altro notato la linea generale che traina le principali conclusioni: i signori mondiali hanno il controllo praticamente su tutto e, a quanto pare, ogni singola protesta è pilotata proprio da loro. Nulla accade se loro non lo vogliono, che siano proteste o altro e, quando accade qualcosa, al 100% ci sono dietro loro.

Direte: ma perchè allora virtualmente tutti i siti controinformativi diffondono questa versione? Beh, essendoci passato anch’io, posso dare la mia opinione: anche nella controinformazione online c’è una gerarchia, nella quale troviamo siti piuttosto rinomati che in un modo o nell’altro danno informazioni etichettate come certe, le quali vengono riportate da altri siti un po’ meno “grossi”, un po’ meno famosi, nati dopo i primi (e spesso partendo proprio dall’aver conosciuto questi). Informazioni che vengono riprese da siti più piccoli, poi da quelli più piccoli ancora e via così. E mentre molte informazioni sono effettivamente certe, alcune vengono, a mio avviso, solo spacciate come tali.

Non parlo di siti assurdi e stralunati, pieni di vaccate fantasiose che anche un poppante capirebbe al primo acchitto. Intendo siti con almeno un minimo di attendibilità. A sinistra in questa pagina ce ne sono alcuni, ma sicuramente ne conoscerete altri mille oltre a questi. Nel meccanismo “a cascata” che ho descritto prima, tra un gradino e il sottostante si ha una perdita di autorevolezza e di attendibilità: le informazioni prese dal “piano superiore” vengono sempre più prese come date, senza grandi verifiche, ma basandosi sempre più sui gusti personali del gestore del blog (perchè, tendenzialmente, a parte i grandi siti, dietro a blog più amatoriali si cela solo una persona. Questo blog ne è un esempio).

Anche nella controinformazione digitale, quindi, c’è una sorta di oligarchia, anche se molto più debole se paragonata a quella presente nell’informazione mainstream. Ma quando questa oligarchia si è fatta un nome con il suo modo di vedere gli avvenimenti e il mondo, altri si sono seduti su questa visione, senz’altro in buona fede, e l’hanno diffusa a macchia d’olio, arrivando ad altri neofiti in via di disintossicazione dall’oppio di tv e giornali, adeguatisi a loro volta alla visione e via dicendo. Ci sono passato anch’io ed è evidente se date un’occhiata a molti dei post presenti sul blog, specialmente quelli fino all’inizio di quest’anno.

Eppure su questo movimento contro la finanza mondiale, a differenza per esempio della cosiddetta “primavera araba”, non mi sento di schierarmi con gli altri “colleghi” controinformatori. Penso, anzi, che ci sia la mano di qualcuno in alto, nella gerarchia politico-economica sotterranea mondiale, che frega proprio chi pensa di stare smascherando l’èlite denunciandola come presunta mandante delle proteste.

Un punto fondamentale, e veritiero, dell’informazione maldestramente definita “alternativa” è che il vero potere mondiale viene esercitato da banchieri, grandi finanzieri e manager di multinazionali che sottomettono col potere del denaro i politici di turno, meri pupazzi sbattuti in prima pagina per attirare le ire del popolo e per consentire loro di agire indisturbati nell’ombra. Benissimo, sono assolutamente d’accordo. Altro punto saliente, e diretta conseguenza di quanto appena detto, è che le grandi proteste si rivolgono verso la facciata del potere (politici &co.), mantenendo intoccata la sua vera struttura portante. Sono d’accordo anche qui. Ergo, una protesta mondiale nei confronti della grande finanza, delle banche e del vero potere, dovrebbe essere ben accetta. E invece no, non va bene neanche così. I potenti useranno questa situazione (da loro creata, naturalmente) a loro vantaggio per imporre una moneta unica mondiale, ad esempio. Non ho letto nessun post che arrivi a questa conclusione ma solo perchè, come ho detto all’inizio, la mia attenzione è momentaneamente rivolta verso altri lidi e dedico meno tempo alla geopolitica…

Forse l’èlite non è così onnipotente come sembra risultare da molti siti di informazione alternativa: forse, anzi, si appoggia a questi stessi siti per diffondere la (falsa) percezione di avere il potere assoluto. E’ talmente debole che di fronte ad un minimo attacco ha bisogno dell’aiuto di persone in buona fede, che cercano di capirne di più sul mondo, per apparire invincibile. Non lo è. potenza e libertà

E ovviamente sono stra-sicuro che la stragrande maggioranza dei blogger diffonde questa falsa percezione di onnipotenza involontariamente e, anzi, in buona fede, convinti di combattere il vero potere, mentre in realtà lo stanno aiutando a coprirne le (pesanti) debolezze. Ne sono stra-sicuro perchè, ripeto, l’ho fatto anch’io innumerevoli volte su questo blog, e solo ora me ne rendo conto. Meglio tardi che mai…

Pace.

06 ottobre 2011

La verità dello Sfidante

Un utente anonimo mi ha segnalato nei commenti il link ad un sito, Lo Sfidante, nel quale è presente un video (per una volta italiano) di circa 3 ore e mezza. Di che parla? Di me, di te, di voi, di noi. In pratica, riguarda l’ego e le sue manifestazioni, le sue tattiche usate per imporsi e la “trappola” subdola, nella quale cadiamo più o meno tutti, di identificare il nostro essere con i pensieri della nostra mente superficiale.

Intanto, ringrazio profondamente la persona anonima che me l’ha segnalato: grazie! In verità, lo avevo già visto un paio di anni fa, ma 1) non ero riuscito a vederlo tutto e 2) non ci avevo capito granchè. Non ero ancora pronto…

E mi scuso se rispondo solo adesso: volevo farlo nei commenti ma poi ho deciso di dedicare alla faccenda un bel post intero.

Mi sono riletto il testo del filmato ed è estremamente interessante, nonchè molto vero. Mi ha fatto anche piacere notare che a molte affermazioni e conclusioni ci sono arrivato da solo e solo recentemente. Proprio per questo, non sarei riuscito a capire bene l’argomento fino a pochissime settimane fa e, con il tempismo perfetto tipico dell’Infinito, ecco arrivare via etere l’aiuto per il prossimo step di comprensione personale. Grazie ancora all’amico anonimo (se vuoi anche dire il tuo nome, anche senza cognome chisseneimporta, fallo pure) ed è l’ennesima conferma, per me, del fatto che la casualità è solo un mito, un concetto puramente dettato dalla mancanza di consapevolezza.

Il mio consiglio è: guardate il video o leggete il testo (che secondo me è meglio) perchè merita.

Nel commento mi è anche stato chiesto il mio parere a riguardo. Ok, eccolo. Mi trovo d’accordo praticamente su tutto quanto viene detto. Ho solo un paio di osservazioni: penso per una scelta di chi l’ha ideato, il discorso è incentrato sull’individuo e si tende a trascurare l’unità nostra con l’Esistenza, anche se, a ben vedere, questa è proprio il risultato di chi riesce a zittire il caos generato dallo Sfidante. Tuttavia, secondo me, sarebbe un punto importante da mettere bene scritto da subito. Anche perchè, essendo tutti noi Uno con l’Esistenza, ciò che chiedi ti sarà dato (vedi qui) e puoi quindi chiedere consapevolmente l’aiuto dell’Infinito per riuscire nell’”impresa” e l’Infinito te lo fornirà. Chiedilo sinceramente e come se lo avessi già ottenuto, perchè è così.

Seconda osservazione è il fatto che, a mio modo di vedere, l’immagine dello Sfidante che trasuda dalle parole usate nel testo è quella di un ostacolo cattivo messo lì per intrappolarci e sottometterci, farci provare solo dolore e distruggerci, ogni singolo giorno. Io non la vedo così: l’ego, perchè è di questo che si tratta in fin dei conti, non è intrinsecamente cattivo, malvagio e perfido, semplicemente perchè il malvagio assoluto non esiste. Così come il caso, anche il male assoluto è una visione figlia dell’inconsapevolezza della Realtà. E allora che cos’è lo Sfidante? E’ un’opportunità: il suo compito è di mostrarci una via e fare di tutto perchè noi, alla fine, capiamo che la sua è soltanto un’illusione e che la nostra essenza vera è oltre tutto ciò. E’ il classico servitore del “fai esperienza di ciò che non sei, in modo da capire cosa sei”: come puoi sapere cosa sia la luce, se non hai mai visto l’ombra? Non è lì per caso, ma per farci vivere male finchè non ne avremo abbastanza, finchè non saremo lì lì per affogare nel dolore, nella rabbia, nella frustrazione e solo allora capiremo che non ne vale la pena. O finchè non decideremo consapevolmente e diremo basta, senza arrivare al fondo del barile. Ad ogni modo non è quel nemico cattivone che, secondo me, viene dipinto nel video e descritto nel testo.

Terzo (ma non dovevano essere solo un paio?): il video è un po’ triste e quasi accusatorio. Il tono con cui vengono esposti concetti è piuttosto pesante, il ritmo è scarsino e tende a non attirare troppo: per questo penso sia molto meglio leggere il testo invece di guardare il film. In questo modo, l’assimilazione dei concetti diventa molto più personale e diretta, senza “l’interlocutore” a dare la sua propria impronta. Siccome già c’è lo Sfidante, metterci anche l’Interlocutore non mi sembra il caso… Scherzi a parte, è un’opinione più superficiale delle altre due qui sopra, ma sarebbe secondo me molto più giusto usare un tono più vivace ed entusiasta, che dia motivazione, grinta e gioia per affrontare quest’esperienza fantastica di evoluzione personale.

Ad ogni modo, faccio tanti complimenti alle persone che hanno messo a disposizione di tutti una fonte di informazione sulla crescita individuale così interessante ed importante: complimentoni e grazie mille! E ringrazio di nuovo il commentatore anonimo per avermi messo (di nuovo) davanti gli occhi “Lo Sfidante”: stavolta l’ho capito. Grazie!

03 ottobre 2011

Mani negli occhi

Non mi piace parlare di cronaca quotidiana (l’ho fatto solo poche volte, in passato), dato che per questo ci sono già decine di fonti di informazione, ma la vicenda dell’uomo che si cava gli occhi con le mani nella chiesa di Viareggio è parecchio ad effetto.

Il suo nome è Aldo Bianchini, 46 anni, è laureato in chimica e parla 5 lingue. Appena sentita la notizia ci sono un po’ rimasto… Non capita proprio tutti i giorni, ecco… Probabilmente il dettaglio più pazzesco, come se già l’intera faccenda non sia già abbastanza pazzesca nel suo complesso, è che si è strappato gli occhi con le sue mani. Forse è meglio ripeterlo: si è cavato gli occhi con le sue mani. Ha preso gli occhi fra le dita, ha premuto violentemente nelle orbite e poi, per concludere, ha dato un potente strattone facendo letteralmente staccare i bulbi dalle cavità orbitarie, con nervi ottici annessi e facendo sgorgare discrete (come minimo) quantità di sangue.

Afferma che una voce gli ha detto di farlo. Aldo assumeva farmaci per curare disturbi psichiatrici, ma da qualche tempo ne aveva sospeso l’utilizzo. I medici hanno tentato di rimettere gli occhi al loro posto, ma non c’è stato nulla da fare: rimarrà cieco.

E’ evidentemente una persona bisognosa di aiuto per guarire dai suoi problemi e gli auguro davvero di trovare la giusta strada e di vivere una vita più bella e felice. Per quel che conta, gli sono molto vicino: forza Aldo, ce la puoi fare! Il tuo è solo un caso eclatante tra le centinaia e migliaia di persone le cui menti sono offuscate dalle frustrazioni estreme causate dal silenzioso accumularsi di situazioni quotidiane sgradevoli. Silenzioso accumularsi che porta a diversi disturbi psichici, più o meno gravi.

E a tutti quelli che si beano di qualche presunta superiorità mentale e psicologica, sappiate che in realtà non siete diversi da Aldo: tutti noi siamo un po’ malati mentalmente, anche se pensiamo ingenuamente di essere sani. Se non lo fossimo, ora questa società per come la conosciamo non esisterebbe nemmeno e vivremmo in un paradigma decisamente migliore. Certo, non tutti arrivano a tali gesti estremi: ma allora il tutto si riduce ad una questione di gradi di follia.

Ti voglio bene, Aldo. Non servirà a granchè, ma è meglio di niente. E ancora meglio che giudicare.