24 dicembre 2012

Buon Natale dentro!

Volete fare e farvi un bel regalo? Imparate a volervi bene e a voler bene ai vostri cari. Vi auguro un felicissimo Natale!

(tratto da RisveglioGlobale)


Vita spirituale? L'inganno del cammino

Hai un amico che ama lavorare su di sè, che frequenta un sacco di cose new age?
Fagli vedere questo video ;-)
Rocco Bruno ama parlare per provocazioni... spesso offre punti di vista insoliti e interessanti.
Da parte di una persona comunque, spirituale.

20 dicembre 2012

Ma la fine de che?!

(tratto da MatrixUnaParabolaModerna)

La non conoscenza dei Cicli.

Vedo che il delirio e il clamore generale su questo Natale e sul solstizio d'inverno stenta a spegnersi. Invece di cercare un po' di intimità si continua a rincarare la dose di stronzate tra portali aperti e meditazioni collettive, capodanno intergalattici e molto altro. Tutto per nascondervi la verità che non è solo che sei uno schiavo anche un po' idiota, ma che ti stanno per tirare una fregatura di una certa portata, e non mi sto riferendo all'IMU, ma a quello che a livello politico in questo paese si sta preparando. Poi ci sarà anche altro a livello mondiale ma chi ne sa qualcosa veramente. 

Il 12.12.12 è passato e per quanto ci si impegni a cercare di attribuirgli qualcosa di speciale in realtà non è accaduto assolutamente niente. Milioni di chilometri di universo infinito e tu credi ancora alle stronzate sui portali aperti. Tutto questo è determinato da un unico autentico problema la non conoscenza dei cicli. Ad esempio gli astri che osserviamo seguono un orbita, e quest'orbita è ciclica, è facile fare le profezie quando conosci i cicli, ecco perchè nei Maya troviamo questa ossessione per il tempo, non è per il tempo, ma per la conoscenza dei cicli. Colui che conosce i cicli conosce le influenze e colui che conosce le influenze sa, conoscendo la natura delle cose compreso l'uomo, come quell'influenza le impressionerà. I Maya non hanno previsto una "minchia" (devo essere volgare perchè magari vi rendete conto del livello basso coscienziale o alto di ipnosi raggiunto quando credete a certe cose) studiavano e sono arrivati a conoscere diversi cicli, magari non tutti ma molti di più di quelli che conosciamo noi. Il problema è come percepiamo, come siamo stati educati, o meglio, condizionati a percepire la realtà, ovvero i segnali elettrici generati dagli "urti" che arrivano ai nostri sensi.

Dovete smetterla di cercare di unire i puntini (pensiero associativo), perchè questa cosa vi altera la percezione e vi fa interpretare il mondo in modo del tutto lineare, quando lineare non è. Tutto qui è ciclico, tutto è circolare, tutto è Sansara. Il signor Gurdjieff nel suo libro "i racconti di Belzebù a suo nipote" spiega egregiamente, ma solo se hai iniziato a funzionare in un altro modo lo puoi capire, questo funzionalismo delle influenze. La "concentrazione" di cui parla il passo è l'individuo. 

"Se il processo della sacra legge avviene in presenza di numerose "vibrazioni prodotte da cause esterne", il suo funzionamento produce unicamente risultati esterni. Se lo stesso processo avviene in condizioni di calma assoluta, in totale assenza di "vibrazioni prodotte da cause esterne", tutti i risultati della sua azione rimangono all'interno della concentrazione in cui avviene il processo, e questi risultati sono percepibili all'esterno solo per contatto diretto e immediato. E se nel corso del processo non prevale nessuna di queste due condizioni diametralmente opposte, i risultati della sua azione di solito si dividono fra esterni ed interni."

In assoluta calma, significa che il dialogo deve essere totalmente spento, si deve cioè cercare di non colorare le informazioni che ci sono appena giunte ai sensi con ideali confusi, credenze o illusioni a vario titolo, ritratti immaginari di se e molto altro. Il dialogo per lo più non è nemmeno pensato, non è una sequenza di associazioni come ci si aspetta, quello è l'effetto collaterale, esteriore, il dialogo di cui parlo è uno stato di convinzione interiore, che di quando in quando si manifesta attraverso le parole, è una condizione di "interdizione", che genera una convinzione di essere ciò che non si è, almeno in quel momento ed a meno che non si sia riusciti a portare "CALMA" e "PRESENZA". Ma torniamo ai cicli. 

Coloro che percepiscono a livello dell'etere qualcosa, devono capire che ciò che stanno percependo è qualcosa che si ripropone tutti gli anni e lo fa perché è "necessario" per produrre cambiamenti; forse c'è più fermento, qualcuno direbbe come quando deve essere messo in scena uno spettacolo ed i giorni prima sembra che ci sia un gran casino, ma l'etere a Natale lo è sempre così, lo è stato tutti gli anni. E' sempre un Natale speciale per chi lo sa ascoltare, accogliere dentro, perché è l'influenza legata alla crescita personale, alla nascita (NATALE significa appunto questo), e siccome si tratta di una maturazione, di una crescita psicologica (intellettuale, emotiva e fisica), può accadere tutti gli anni se si è speso del tempo e qualche sforzo in quella direzione. Se si è pensato solo a coltivare i bisogni primari non possiamo che aspettarci di ricevere "carbone". 

Poi che a questo ciclo se ne possano aggiungere e sommare altri più ampi, tutto è possibile. Quest'anno per esempio c'è il ciclo di Giove che si allinea con diverse altre cosucce tipo Orione, Sirio, la costellazione di Aldebaran (Alfa tauri) e molto altro. Se uno sta facendo qualcosa, un lavoro in se stesso, un natale dopo l'altro nasce, rinasce, grazie alle influenze di cui può disporre durante questo ciclo. 

Ragazzi il 21 dicembre, non succederà niente, tanto più che il 21, 22 e 23 sono i giorni dell'oscurità, delle tenebre, per questo Natale è il 24 e non il 21, perchè il 21 non nasce niente.
Il 21 dicembre non raggiungeremo nessuna MASSA CRITICA, men che meno per grazia o volontà esterna, se non ci svegliamo e ci liberiamo dello stato ipnotico nel quale siamo messi, se non ci liberiamo di tutta questa superstizione. La forza per cambiare è sempre a disposizione conoscere i cicli ci permette di capire il momento favorevole per fare una tal cosa. Ma se non sai il "perchè" di cosa te ne fai della conoscenza dei cicli, ... a parte che conciato così non li puoi nemmeno capire. Questa è solo brama, è ingordigia spirituale e di potere a seconda di quale parte della testa sta prevalendo o prevale di solito. Il ciclo più importante per noi è quello in relazione col Sole, ecco perché i nostri antenati lo adoravano. Vibrazione, calore e luce sono tutte e 3 forze. Il Natale è il momento in cui il Sole è più vicino, stiamo parlando del ciclo dell'orbita della terra. Insieme c'è il ciclo di Orione e di Sirio e di chissà quanti altri astri, compreso l'orbita del Sole (ciclo di 11 anni), questa stella alterna momenti di quiete e momenti di eruzione nei quali espelle particelle elettricamente cariche che vuoi che non influenzino in qualche modo tutti gli ordini di mondo che le dipendono o le sono inferiori? Più ne sai e più capisci quali influenze arrivano e come poterne usufruire per ottenerne un qualche vantaggio.
Anche i Sufi arabi si interessavano dell'astronomia, ed ultimo delle loro questione era fare improbabili oroscopi. Sveglia, vi state rintontendo di stronzate, dovete svegliarvi se volete veramente cambiare, non c'è influenza esterna che possa farlo se non diventate centrali nel processo di assimilazione e maturate a un livello coscienziale, e questo non accade con l'intelletto, l'intelletto è uno strumento. Per fare cosa? Tu lo sai? Non c'è forza nell'universo che possa farvi decidere quale uso farne, quale direzione dare alle influenze se non una maturità interiore.  Il Soliunesius, che è il nome che Gurdjieff da' ad un certo tipo di influenza o spinta nella direzione del cambiamento o rivoluzione proveniente dal Sole, su chi è ipnotizzato aumenterà il conflitto, aumenterà solo una certa ribellione nel mondo, facendogli cercare contrasto, lotta o fuga e in altri il cambiamento interiore. Senza introspezione, senza una capacità di mettersi in discussione la ribellione è solo fantasia esteriore. Non c'è niente che possa farti cambiare nella direzione della coscienza a forza, a bastonate intendo. Non c'è niente che possa svegliarti se non tu stesso, quando ti rendi conto di essere nulla. Non ci sono forze che fanno cose, ci sono forze a disposizione e ci sono risposte alle influenze di queste forze e le risposte dipendono dalla tua maturazione, non solo intellettuale ma intima, interiore, "animica" qualcuno direbbe, dipendono dalla tua "umiltà"; ecco perché i saggi pregano in ginocchio e si prostrano. E' solo ciò che sei che può dare a questa influenza la direzione di una spinta verso la libertà o la schiavitù. La corrente elettrica è un flusso di elettroni, a seconda di quale apparato o apparecchiatura attraversa otterrà risultati diversificati.  

Quello che accadrà dipende solo da come riceviamo le influenze, i cicli sono qualcosa di normale che si produce con dei precisi "canoni" di movimento, durata ed intensità, lo studio di questi "canoni" ci permette di fare previsioni, ma solo in termini di influenze, come risponderanno i soggetti a queste influenze dipenderà dal loro stato generale. Tutti sanno che d'estate fa caldo, è ciclico, ma come ognuno risponderà a questa cosa è soggettivo e dipende dalla struttura biologica e dallo stato psichico o dal suo psichismo, ovvero come intenderà e se ne farà di quella tal cosa o influenza o forza. Se la vivrà nella dualità cercherà di stabilirne se è nociva o salutare, perdendo la parte più importante legata esclusivamente alla misura con cui questa cosa può essere assorbita e quindi quali effetti può dare. Non esistono cose buone o cattive, esistono solo misure. 

Voi cercate di fare diventare eccezionale e profetico qualcosa che è nel normale funzionalismo dei movimenti del "cielo", questo perché ignorate i "CICLI", non solo non li conoscete, ma ne ignorate l'esistenza, e per questa ragione percepite quello che chiamate "realtà" in modo parziale ed alterato dai concetti o credenze o illusioni che avete invece che alla luce dell'esistenza e conoscenza del funzionamento dei CICLI. Ecco perché credete alle profezie e all'accidentalità delle cose. Quello al quale voi date carattere di eccezionalità è solo perché per voi lo è a causa della vostra nube di non conoscenza. E' la differenza che c'è tra guardare un fotogramma e trarne delle conclusioni o aspettare e vedere lo svolgimento di tutto il film o pellicola e poi semmai vederne il risultato. I cicli sono il "format", cioè quale sarà lo svolgimento del "programma". Qui è tutto previsto con precisione millesimale, siamo noi a non conoscere. L'assoluto è perfezione, e l'universo ha una sua ragion d'essere, non si manifesta ed espone a casaccio.
Quello di questo Natale è possibile che ci sia in concomitanza la chiusura di un ciclo più grande, ma che voi non potete intendere fintanto che credete che il calendario dei Maya sia una sorta di calendario di Frate indovino. Cicli, i Maya parlano di Cicli, non fanno profezie. Devi guardare tutto il film per capire. Per esempio, per noi la guerra è qualcosa di eccezionale se la guardiamo alla luce degli ultimi 80 anni e limitato al recinto dell'Europa, ma se la guardiamo alla luce degli ultimi 2000 anni (pellicola) o se l'allarghiamo alla superficie di tutto il pianeta, non possiamo che riconoscere che la guerra, la fame e molto altro, sono una costante (fotogramma). Una costante che si muove secondo precise influenze che qualcuno che conosce certi cicli (vedasi Soliunensius) può determinarne la prossima insorgenza relativamente ad una precisa regione e allo psichismo (grado di maturazione nella direzione della coscienza o coscienziale) di coloro che la abitano (società). Quello che sta per accadere a livello astrologico rientra perfettamente nel ciclo e quello che sta accadendo relativamente all'orbita della terra rientra in quel ciclo dell'anno chiamato Natale, cosa che ho già spiegato accade tutti gli anni. Il punto è che a seconda di come questa cosa verrà percepita può creare una "psicosi" piuttosto che un altra, perché oramai è di questo che si tratta per l'umano a questo stadio alterato. Le persone partono di testa in questo periodo natalizio e questo è un problema dello stato alterato nel quale stanno cercando di portarvi, intenzionalmente o meno; è già partita la psicosi ipnotica del 21 dicembre, come per l'influenza stagionale ... che, se non lo avete capito, non esiste. 

Tutto ciò che sta accadendo è un enfatizzazione di un ciclo e questo è il vero guaio; non il ciclo, ma lo stato psicotico ed alterato che stanno manifestando alcuni individui viventi di questo pianeta erroneamente chiamati esseri umani. L'Essere (il Padre), attraverso il suo emissario (il figlio) la “coscienza attiva”, in questa umanità fa raramente capolino. Siamo un animale intellettuale ancora poco definito nella direzione della "coscienza", che sperimenteremo sempre meno se non faremo sforzi in quella direzione, per manifestarla nella vita quotidiana, dalla quale cerchiamo di evadere con tutto questo mare di scemenze pseudo-spiritualiste. Come ho già detto non c'è il cammino spirituale e la tua vita, la tua vita è un tutt'uno, è l'unica cosa di cui realmente disponi, come la vuoi condurre lo puoi chiamare cammino, ma il cammino non esiste senza la tua stessa "presenza", ma esisteranno solo le risposte automatiche biologiche sensate e previste dalla Natura per il mantenimento, per la sopravvivenza della razza. La natura in quel senso è spietata perché l'elemento inadatto viene eliminato dalla stessa selezione naturale. Siamo un essenza allo stato infantile, embrionale che sta ancora giocando nel “box” per bambino, ma alterato intellettualmente al punto tale da essersi convinto di essere un adulto, … cosa che purtroppo non diamo troppa testimonianza di essere. Facciamo i capricci e sbattiamo i piedi come allora, adesso lo facciamo in modo più sofisticato, ma stiamo sempre ed ancora cercando solo "attenzione" o "considerazione" dagli altri.

Volete che vi faccia una previsione? Domani alle 7,30 sorgerà il sole, e tramonterà alle 16,40. Sveglia gente perché così ci si fotte il cervello, ci si rovina la funzione intellettuale così utile, ma così malamente utilizzata, cercate di tornare con i piedi per terra. Preferite volare perché se toccate terra vi disperate per la insensatezza della vita che state conducendo, vi accorgete che siete ne più ne meno che una cellula del fegato di Dio, e che il vostro potere di scegliere o libero arbitrio è pari a nulla, ... vi state rompendo i coglioni e state cercando di inventarvi qualcosa di evasivo, … guardate che quando tutte queste illusioni saranno finite non vi resterà che guardarvi dentro e se non ci troverete niente, piangerete per il tempo sprecato a credere a tutte queste cose invece di cercare di crescere o maturare ovvero di generare il vostro tempo o andare incontro al vostro tempo Kairologico. La crescita è nel livello della consapevolezza e nel sospetto di poter diventare qualcos'altro, ma questa è un altra storia. 

19 dicembre 2012

Felicità nella rabbia

Come avevo preannunciato, ecco il mio post incompleto di ormai un mese e quasi mezzo fa. Buona lettura!

Alla luce di quanto accadutomi poco più di un mese fa (una discussione piuttosto animata con un mio carissimo amico, ai limiti del litigio, nella quale ho provato per la prima volta dopo eoni una dirompente rabbia con un retrogusto di frustrazione e un goccio di delusione. Alla fine, comunque, tutto si è ricomposto), qualche giorno fa sono sovvenute alla mente alcune riflessioni. Sì, esatto, alcune delle mie riflessioni: quindi sapete già di cosa parlerò ;-)

Sono ormai alcuni anni (sticazzi!) che mi interesso di tematiche in qualche modo attinenti alla spiritualità e alla religione, non intesa come ideologia/istituzione ma come conoscenza di sè, e tante, innumerevoli, infinite volte, mi sono imbattuto in affermazioni del tipo “ama tutti indistintamente”, “perdona”, “Dio è amore infinito incondizionato”, “non identificarti con la paura, l’odio e tutto ciò che non è amore”, “tu sei divino”, “siamo tutti uno”. E, condividendo appieno queste bellissime idee, mi sono adoperato costantemente per riuscire a trasformare una serie di parole, belle ma sempre parole, lette o udite, in qualcosa di reale nella vita quotidiana mia e di quelli con cui entro in contatto. Molte volte ho sorvolato su emozioni negative causate da eventi sgradevoli, in modo tale da non cascare nel tranello della frustrazione, della rabbia e di altri demoni interiori.

Fino a che è arrivata una fragorosa esplosione, quasi improvvisa. Questa volta non ho tentato di fuggire la rabbia perchè “io sono superiore, sono amore” e cose simili: l’ho sentita crescere, insieme alla sensazione che fosse arrivato il momento giusto per fluire e consapevolmente diventare un tutt’uno con essa. E, abbastanza a sorpresa, mi sono sentito bene. Ho capito che non è la rabbia in sè a farci stare male, ma piuttosto il fatto che noi ci diciamo continuamente che non è bello/giusto/intelligente arrabbiarci, che è meglio stare calmi, che non siamo deboli, che siamo all’altezza. E cosa generano questi pensieri? Frustrazione. In pratica, ci arrabbiamo e siamo frustrati perchè siamo arrabbiati. Così cerchiamo di fuggire la rabbia, di nasconderci da essa, di non riconoscerla, di trattenerla, di non identificarci con essa. Ma se invece provassimo il contrario? Se diventassimo consapevolmente quel fiume burrascoso, se la riconoscessimo, se la accettassimo? Il risultato è un po’ strano: si sente di essere incazzati neri… ma non si è arrabbiati di esserlo, anzi si è felici di esserlo.

E non è una cosa da poco, se pensiamo ai vari discorsi sull’amore, su Dio e su noi stessi. La realtà in cui viviamo è dualistica e, in quanto tale, relativa. Per il nostro esempio, prendiamo l’amore e tutto ciò che non è amore, ovvero odio, rabbia, tristezza, paura eccetera. Si dice sempre che Dio, in qualunque forma lo si intenda, è amore incondizionato, l’alfa e l’omega, il principio e la fine. Quindi Dio è assoluto, ovvero non relativo, ovvero uno e unico, senza contrapposizioni: un “è” senza un “non è”, dunque totale, infinito. Conseguenza di queste affermazioni è che qualsiasi cosa/persona/essere/emozione/pensiero/pianeta/universo/brufolo è Dio. Nel nostro caso, sia l’amore che tutto ciò che non è amore, e quindi anche l’odio, la paura, la rabbia, hanno la stessa precisa identica “dignità” di esistere e di essere vissute in quanto manifestazioni diverse della stessa entità, comunque la si pensi e immagini.

La confusione sorge spontanea: ma Dio non è solo amore? Dio è l’assoluto, non contrapposto a nulla, quindi è sì amore ma non il tipo che intendiamo noi. Il “nostro” amore non è assoluto, ma relativo perchè inerente a questa realtà e soltanto a questa, la quale è “figlia” della Realtà, quella assoluta, infinita. Avete presente una cellula? E’ una, da sola, intera: poi si scinde e da essa ne nascono due “a sua immagine e somiglianza”. Da una (assoluto) ne otteniamo due (relativo). In questo modo quello che noi possiamo percepire come Amore assoluto genera due suoi “sottoinsiemi”: l’amore e tutto ciò che non è amore. Il problema sorge quando, di punto in bianco, diamo più attenzione positiva all’amore (con la “a” minuscola) e perseguitiamo il suo opposto, come se fosse un tizio che si spaccia per il “figlio di Dio” ma che in realtà è un impostore.

Come in tutti i campi, siamo noi a fare casini: se è vero che l’odio si percepisce come un qualcosa di negativo, non è per questo motivo che in quei momenti stiamo male, ma piuttosto per la nostra convinzione che esso sia assolutamente sbagliato e dunque da ripudiare con tutte le nostre forze. Se invece di opporsi perchè identificato come moralmente sbagliato lo si accettasse, accadrebbe un piccolo miracolo: lo si trascenderebbe e improvvisamente si capirebbe quanto assolutamente meraviglioso sia. Siamo noi ad erigere una resistenza e così, invece di fluire lisci con l’esperienza, ci piantiamo mentre il fiume scorre travolgente ai nostri piedi.

Creiamo confusione tra “amore” e “Amore”, tendendo il più possibile al secondo ma scambiandolo con il primo nel farlo. (Piccola parentesi: in questo modo, tra l’altro, sorge il conflitto Dio-Satana: perchè riduciamo la grande D. da assoluto a relativo e quindi, per forza di cose, diventa contrapposto a tutto-ciò-che-non-è-Dio)

Sarebbe importante a questo punto chiarire cosa sia necessario fare per valicare la soglia del relativo e avere l’esperienza, anche di solo un secondo, dell’assoluto, cioè provare la vera libertà. Qualcuno una volta disse che la libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta, e direi che come affermazione calza a pennello. Quindi, domanda: cosa fare? Come fare? La risposta è molto semplice da dare, ma molto meno da applicare: niente. “Come niente?” Niente. Restando all’esempio della rabbia, quello che ho notato è una separazione tra l’emozione “rabbia” (fattore oggettivo) e il mio stato emotivo (fattore soggettivo) che ha generato un senso di liberazione e di pace non contrapposta a nulla, quindi assoluta. L’errore che si potrebbe commettere sentendo dire che bisogna essere “felici di essere incazzati” è quello di intendere la felicità come relativa, contrapposta all’infelicità: no! Non bisogna essere felici: la Felicità arriva per i cazzi suoi, inaspettata e totale, non è necessario fare nulla. Anzi, proprio in quel nulla risiede l’opportunità di provare l’assoluto e non appena si riempie il vuoto con giudizi, convinzioni e altre menate varie ci si sta “opponendo” all’esperienza. Sia che si dica “sono arrabbiato ma non voglio esserlo” oppure “sono arrabbiato e mi piace/mi deve piacere” ci si sta bloccando nel relativo perchè si sta facendo qualcosa.

Ma allora come dovremmo reagire? Dovremmo rimanere indifferenti e apatici? No, neanche questo. L’indifferenza si pone a metà strada nel continuum felicità – infelicità e, di nuovo, dove si trova questo continuum? Ma nel relativo, diamine! Occhio a non confondere indifferenza e apatia col non reagire, col non fare niente, perchè non è così: è sempre e comunque una reazione, dunque un qualcosa che si fa e che va a riempire il vuoto dell’assoluto.

Vedete come è complicato spiegare cosa sia il nulla? Se anche parlassi dell’accettazione come via per poterlo vivere, il concetto verrebbe facilmente frainteso come “passività, inerzia”, che in realtà non c’entrano una mazza. Finchè si continua a pensare e a convincersi che l’amore è bello e l’odio è brutto non si riuscirà a comprendere fino in fondo la Realtà, perchè si tenderà a vedere tutto in termini di polarità invece che di unità, di 2 invece che di 1. Ma vedere tutto in termini di 1 non significa essere sempre felici o sforzarsi testardamente di provare amore per lo stronzo che ti risponde male (reprimendo la rabbia e generando frustrazione), anzi in questo modo si nega letteralmente una metà del quadro, che sarà lì per un motivo o no? E’ il concetto della meditazione, dell’osservazione, dello scorrere con il fiume, del lasciare che sia. Cosa? Quello che è, tutto quello che è, in ogni singolo e infinitesimale istante. Si torna, così, anche al concetto di “fede”: non importa cosa accada, è Giusto così e me ne farò una ragione.

16 dicembre 2012

Realtà e illusione

In questi tempi ho aggiornato poco il blog e me ne scuso con tutte voi lettrici e tutti voi lettori, amiche e amici, simpatizzanti e non e puntini puntini. Fa effetto mettere il femminile prima del maschile, neh? Mentre lo si legge è quasi come se qualcosa non tornasse… Comunque, sorvoliamo.

Ho ripreso in mano un articolo che stavo scrivendo un mesetto fa e che poi ho accantonato. Prima di pubblicarlo, però, ne ho recuperato un altro che avevo trovato in Rete qualche giorno dopo e che contiene qualche spunto utile per il mio. Quindi, eccovi l’articolo del Blog di Cristian. Fra qualche giorno metto il mio, pari pari a come l’ho lasciato un mese fa, ovvero incompiuto e probabilmente ancora un pelo “grezzo”. Potreste domandarvi per qual motivo non mi metta a completarlo e a rivederlo ben bene, e la risposta è che, parlando di determinati argomenti più “alti”, capita piuttosto spesso di sentirsi ispirati e di mettersi a scrivere sull’onda di questa ispirazione la quale, una volta passata, lascia quasi intontiti e rende difficile continuare il discorso perchè si sente come se fosse finito un “ciclo naturale” e insistere su quel soggetto rovinerebbe il tutto. Per cui oggi, non essendo più investito dall’ispirazione di un mese fa, mi ritrovo a non sapere più bene cosa aggiungere a quell’articolo, non c’è più quella atmosfera interiore e provare a continuarlo sarebbe un qualcosa di “artificiale”.

Comunque sia, ecco l’articolo che ho trovato su Internet. Poi metterò il mio. Buona lettura!

(tratto da BlogDiCristian)

Realtà e Illusione - Viviamo in un Mondo Virtuale?

"La realtà è una illusione molto persistente."
A. Einstein

Fin dalla antichità esiste una frangia culturale trasversale - spaziante dalla fisica alla spiritualità, passando per la matematica e la filosofia - convinta che la realtà in cui viviamo sia solo una illusione. Teorie affascinanti ma non dimostrabili, che per lungo tempo hanno occupato una angusta nicchia nello immaginario collettivo occidentale, fino al giorno in cui alcuni scienziati le hanno esaminate sotto una nuova luce, quella della fisica quantistica.

Secondo alcune stupefacenti sperimentazioni - infatti - ciò che percepiamo come materiale, tangibilmente reale - comprese le nostre stesse persone - potrebbe essere il frutto illusorio della interazione della 'coscienza' con una infinita serie di impulsi lumino-elettrici-informatici i quali si manifesterebbero in un ambiente ignoto, forse neutro come il programma 'struttura' del film Matrix, o forse no. Un ambiente che - in ultima analisi - potrebbe esistere solo nella stessa coscienza oppure coincidere con essa (v. post correlati).

Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero?, dice Morpheus in Matrix. E se da un sogno così non dovessi più svegliarti? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà? E ancora: Che vuol dire reale? Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel 'reale' sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.

"Nello Zen c'è un koan particolare: se in mezzo alla foresta un albero crolla e non c'è nessun essere vivente lì presente, l'albero emette un suono quando cade a terra?
Saremmo tentati di dire di sì, ma la risposta è no. E' no perché non è l'albero ad emettere un suono, ma il nostro sistema uditivo che traduce quell'evento in 'suono'.

Allo stesso modo, se in una stanza buia si accende una lampadina e non c'è però nessuno, quella lampadina emette luce? Lo scienziato classico direbbe di sì ma il fisico quantistico osserverebbe che l'evento dipende dall'osservatore, e che la luce è una percezione del sistema nervoso, e non una proprietà intrinseca della lampadina." (link)

Diverse teorie matematiche, fisiche, filosofiche, spirituali non fanno che ammonire sulla illusorietà e parzialità delle percezioni sensoriali, in taluni casi portando alla luce frammenti di ciò che appare come una ristretta profondità di campo, ed un substrato deterministico celato dietro la apparente caoticità del cosmo e dei suoi processi. Pensatori di ogni epoca hanno notato delle incongruenze nel 'codice della realtà', elementi che se considerati nel loro complesso non possono che alimentare qualche legittimo dubbio circa la reale essenza e 'consistenza' del mondo che ci circonda.

Diamo un'occhiata a qualcuna di queste visioni.

Informatica
Nel 2003 il filosofo transumanista di Oxford Nick Bostrom avanzò la ipotesi che il nostro universo sia in realtà una simulazione programmata al computer. Bostrom addusse elementi unicamente speculativi a sostegno della sua tesi, tuttavia da qualche tempo un team di fisici tedeschi ha dichiarato di essersi messo alla ricerca della prova di quanto ipotizzato da Bostrom; secondo costoro, infatti, per provare la artificiosità della nostra realtà basterebbe individuare quella che definiscono 'firma cosmologica.'

Secondo il fisico Silas Beane, che lavora con il proprio team presso l'Università di Bonn, per quanto potente e realistica sia, una simulazione del cosmo dovrebbe essere comunque subordinata ad alcuni precisi vincoli strutturali. Una volta individuati tali vincoli, il gioco sarebbe fatto.

Quindi, come starebbe procedendo il team di Beane? Facile: programmando a propria volta una simulazione dell'universo e poi studiandola. A tal fine, hanno creato una versione dell'universo in femto-scala (che è ancora più piccola della nano-scala). Per il momento lo studio è allo stadio iniziale, ed i ricercatori stanno concentrandosi nel ricreare modelli accurati di processi cosmologici, attraverso cui iniziare a farsi una idea dei vincoli strutturali insiti in tali simulazioni. Fonte


I Sims e Fiebag.
All'incirca 12 anni fa uscì il videogioco The Sims, che diventò il prodotto più venduto di tutti i tempi sul mercato videoludico. Durante la promozione l'ideatore Will Wright descrisse la propria creatura come un 'simulatore di vita.' Il gioco si basava sul controllo dei Sim - persone virtuali viventi in una simulazione del mondo reale - che il giocatore doveva guidare intervenendo nelle loro vicende come una sorta di deus ex machina, in modo tale da farle progredire nelle loro attività professionali e assicurare loro un'adeguata vita sociale. 

Il videogioco simulava l'ambiente di vita di un omino all'interno di una comunità di omini virtuali, ambiente che in linea di massima rispecchiava quello di un qualsiasi reale individuo medio occidentale moderno. Quindi casa, ufficio, palestra, cinema, ecc. Il sim viveva la propria vita virtuale in modo pressoché autonomo grazie ad alcune semplici routine che ne simulavano l'intelligenza (ricordate gli animaletti Tamagotchi?). Dunque, sebbene in forma assai grezza ed elementare, l'omino era in possesso di una parvenza di coscienza dei propri simili, della realtà e del tempo entro il quale si svolgeva la propria esistenza virtuale, elementi apparentemente esterni alla sua persona virtuale, ma in realtà niente affatto distinti e separati in quanto espressioni, proprio come l'omino, di una simulazione al computer, un insieme di righe di programmazione. Elementi dunque, che potevano considerarsi una sola cosa, un Tutto Uno con lo omino virtuale.

Ciò premesso, cosa accadrebbe se un giorno i conseguimenti scientifici in campo informatico e biotecnologico consentissero di allestire dei software progettati sulla falsariga del gioco dei Sims, ma immensamente più avanzati dal punto di vista simulativo e della intelligenza artificiale? Semplicemente, succederebbe che il 'giocatore-demiurgo' vivente in un simile remoto futuro sarebbe in grado di creare immensi universi virtuali ambientati in un punto qualsiasi nel tempo e nello spazio (ad esempio il Sistema Solare nel XXI secolo d.C.) popolati da innumerevoli 'omini' dotati di sprazzi di autocoscienza, un 'limitato' apparato sensoriale ed una intelligenza artificiale abbastanza sviluppata da restituire la impressione di una reale intelligenza biologica.

Conclusioni cui è giunto il filosofo e fisico tedesco Johannes Fiebag, recentemente scomparso. "Fiebag era convinto che la realtà sia un'illusione e che 'ciò che percepiamo con i nostri sensi sia solo una copia, una riproduzione della realtà.' (...) Lo studioso ipotizzò che un giorno saremo in grado di creare degli esseri umani le cui impressioni e cognizioni saranno costruite integralmente ed artificialmente da noi. 'Potremmo inserire nei corpi di queste cavie un dispositivo a trappola che impedisca loro di scoprirne la presenza; e potremmo assistere agli inutili sforzi che faranno per escogitare concetti filosofici e religiosi, e al loro fatale fallimento. Lasceremmo anche esercitare le scienze, ma solo entro certi limiti che concederemo loro. E talvolta ci divertiremmo a spuntare nel loro mondo: come figure senza rilievo, come divinità (o spettri, alieni, ecc. - n.d.r.) o come pietre inanimate posate ai margini della loro strada. Ci basterà indossare la nostra tuta a corpo intero, completa di sensori e fornita dei dati necessari, e premendo un paio di bottoni ci troveremo in mezzo alle nostre creature, nel mondo real-virtuale.' E a questo punto Fiebag si domanda: "E se fosse il nostro, di mondo, una realtà virtuale?" (link)

Fisica.
Nel 1982 una equipe di ricerca della Università di Parigi diretta dal fisico Alain Aspect condusse forse il più importante esperimento scientifico del XX secolo. Scoprì che sottoponendo a determinate condizioni alcune particelle subatomiche come gli elettroni, esse siano istantaneamente capaci di comunicare tra di loro a prescindere dalla distanza che le separi, che si tratti di 10 metri o 10 miliardi di chilometri. Tale sbalorditivo risultato empirico implicherebbe la non esistenza delle dimensioni comunemente percepite sotto forma di 'spazio' e di 'tempo.' Ogni cosa avverrebbe nello stesso punto e nello stesso momento, e la comune percezione del passato e delle distanze sarebbe solo una illusione.

David Bohm, celebre fisico statunitense, sosteneva che la conclusione più logica che si poteva trarre dalle scoperte di Aspect fosse che la realtà oggettiva non esista. Vale a dire che, nonostante la sua apparente solidità, l'Universo sia in effetti un fantasma, un immenso ologramma meravigliosamente dettagliato. (v. post correlati).

La meccanica quantistica ha sperimentato altre fattispecie che sollevano non pochi dubbi sulla natura oggettiva della realtà in cui viviamo. Una di esse è stata determinata mediante l'esperimento della doppia fenditura.

"L'esperimento della “doppia fenditura” (double slit in inglese) consiste nel proiettare particelle quantistiche attraverso una barriera che contiene due piccole fessure al fine di misurare come vengono rilevate dopo esserne uscite. Il senso comune ci dice che quando le cose entrano da un lato sotto forma di particelle, dovrebbero mantenere quella forma viaggiando lungo tutto l'esperimento, uscendo poi alla fine in quanto tali.

Tuttavia le prove dimostrano che in un dato momento tra il punto di partenza e quello di arrivo alle particelle accade qualcosa di realmente straordinario. Gli scienziati hanno scoperto che quando un elettrone passa attraverso la barriera con una sola apertura, si comporta esattamente secondo le attese: comincia e finisce il suo viaggio in quanto particella. Nel far questo, non presenta sorprese. Al contrario, quando vengono usate due aperture lo stesso elettrone fa qualcosa di apparentemente impossibile. Sebbene inizi il suo percorso come particella, passa attraverso le fessure simultaneamente, come soltanto un'onda di energia può fare.

La sola spiegazione possibile in questo caso è che la seconda apertura ha in qualche modo costretto l'elettrone a viaggiare come se fosse un'onda, pur arrivando a destinazione nella stessa forma in cui è partito: in quanto particella. Per fare questo l'elettrone deve poter percepire l'esistenza della seconda apertura che è diventata disponibile. Qui entra in scena il ruolo della coscienza. Poiché si presuppone che l'elettrone non sia in grado di sapere nulla nel senso più stretto del termine, la sola altra fonte di quella consapevolezza è la persona che osserva l'esperimento.

La conclusione a cui si giunge qui è che in qualche modo la conoscenza che l'elettrone ha due possibili strade da percorrere è nella mente dell'osservatore e che è proprio la coscienza di chi osserva a determinare come viaggia l'elettrone." Fonte

Un'altra possibile conclusione è che il comportamento dell'elettrone non sia provocato dalla coscienza dell'osservatore, ma da una banale istruzione, una 'riga di programmazione' errata.
Dando invece per plausibile la prima conclusione, come può definirsi 'materiale' una dimensione i cui processi su scala quantistica siano influenzabili dalla coscienza di chi li osservi? Cosa accadrebbe se qualcuno conoscesse il sistema per fare la stessa cosa non al livello quantistico, ma su scala superiore? La collettività come giudicherebbe un simile fenomeno? Sovrannaturale? Divino? Magico? Torneremo sull'argomento più avanti.

Il prof. Frank Wilczek, premio Nobel per la fisica del 2004, nel saggio La Musica del Vuoto afferma che la materia ordinaria sia composta per il 90 per cento da particelle (quark e gluoni) del tutto prive di massa. In altri termini, secondo Wilczek ciò che percepiamo come solido, in realtà è per il 90% vuoto, immateriale, intangibile.

Ma allora perché avremmo la percezione della solidità? La risposta potrebbe risiedere nella stessa domanda. Le nostre percezioni - infatti - non è affatto detto che raffigurino la realtà oggettiva. Esse sono solo il modo con cui una serie di impulsi, o di dati, vengono 'scaricati' nella mente (coscienza) attraverso i recettori sensoriali (che percepiamo come i nostri occhi, la pelle, il naso, le orecchie, le papille gustative). Ricevuti i dati, la mente li elabora e converte in immagini, tatto, odori, suoni, sapori. In altri termini la mente (o coscienza) non si limiterebbe a 'fotografare' oggettivamente la realtà esterna, ma la 'comporrebbe in diretta' elaborando gli input 'catturati' attraverso i sensi. Ne consegue che gli input da cui la mente trae la propria elaborazione - per quanto ci è dato di sapere - potrebbero non essere la proiezione di qualcosa di 'reale' - ma esistere solo sotto forma di 'dati' ed 'informazioni' i quali acquisirebbero vita e consistenza all'interno della mente stessa (coscienza) (v. post correlati).

Matematica.
Leonardo Fibonacci, celebre matematico rinascimentale, pervenne a compilare una successione numerica ricostruibile in base ad una semplice relazione: ogni numero è dato dalla somma dei due che lo precedono.

0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377…

La cosa più sorprendente è che la serie di Fibonacci sembra essere alla base di una considerevole mole di manifestazioni cosmologiche e biologiche reperibili in natura, ed in relazione alla Spirale Aurea (v. post correlati). La ricorrenza dei numeri di Fibonacci era già nota nella antichità e ad essa si fa spesso riferimento come “rapporto aureo” o “divino”, a significare che durante i millenni si radicò la convinzione che tali proporzioni esprimessero qualche regola universale o legge di natura. Gli antichi greci erano profondamente convinti della armonia geometrica dello universo (v. post correlati).

La ricorrenza in natura di tali ordinate sequenze numeriche e forme geometriche non fa che sollevare il sospetto che la realtà  sia di base tutt'altro che disordinata come viene descritta dalla scienza ortodossa, che il fattore entropico sia solo un ulteriore aspetto della simulazione, e che la 'dimensione' che definiamo 'realtà' possa essere invece governata da leggi esatte, semplicemente troppo complesse per essere decodificate sulla scorta delle nostre attuali cognizioni. Sentore a volte suffragato da ciò che un osservatore sintonizzato su tale ordine di idee (o un paranoico ossessivo compulsivo, a seconda dei punti di vista) potrebbe interpretare come delle routine pseudo-informatiche alla base del tessuto della realtà. Routine talvolta soggette a veri e propri 'bug.'

Deja Vù.
Il déjà vu (dal francese: 'già visto'), è uno dei più comuni 'bug' riscontrabili nella nostra esperienza sensoriale. Consiste nella sensazione di aver già visto una immagine o di aver già vissuto un avvenimento o una situazione che si sta verificando. La spiegazione più accreditata secondo le ultime teorie scientifiche è che si tratti di una anomalia della memoria.
Ascoltiamo però cosa ebbe a dire al riguardo il romanziere Philip K. Dick, nel 1977.

Studiosi e fisici hanno avanzato una altra spiegazione del fenomeno ascrivendolo a una supposta non località dei nostri processi mnemonici e cognitivi.

Errori di Elaborazione.
Tempo fa pubblicammo un interessante articolo di Giuseppe Cosco, circa le incredibili coincidenze che accomunerebbero le storie di due celebri presidenti statunitensi: Lincoln e Kennedy. (v. post correlati)

In estrema sintesi:
- Lincoln venne eletto presidente nel 1860. Kennedy, esattamente 100 anni dopo, nel 1960.
- Lincoln fu ucciso di venerdì, alla presenza della moglie. Kennedy pure.
- Ad entrambi i presidenti spararono, e tutti e due furono colpiti da dietro e alla nuca.
- La moglie del presidente Lincoln perse un figlio mentre risiedeva alla Casa Bianca. Stessa cosa accadde alla moglie di Kennedy.
- Sia Lincoln che Kennedy avevano avuto 4 figli e al momento della loro uccisione solo 2 di essi erano vivi.
- Il vice di Lincoln si chiamava Johnson ed era nato nel 1808. Il vice di Kennedy si chiamava Johnson ed era nato nel 1908.
- L'assassino (presunto) di Lincoln era nato nel 1839. Quello (presunto) di Kennedy nel 1939.
- Al momento dello attentato Lincoln e Kennedy si trovavano assieme, oltre che alle proprie mogli, ad una coppia di amici. Le donne rimasero illese, gli uomini furono feriti.
- Il segretario di Lincoln si chiamava Kennedy e la segretaria di Kennedy si chiamava Lincoln.

Queste sono solo alcune delle coincidenze descritte nell'articolo (v. post correlati).

Ciò detto, è pensabile che questa incredibile serie di corrispondenze sia solo frutto del 'caso'? La prima possibile spiegazione, quella che meglio soddisfarebbe il rasoio di Occam, è che i dati appena citati siano semplicemente falsi. Cosco tuttavia era un ricercatore molto rigoroso, e difficilmente avrebbe pubblicato un articolo senza prima verificare i dati alla fonte. Dunque, accantonata con il beneficio d'inventario la spiegazione più semplice in assoluto, quale altra spiegazione potrebbe occupare la seconda posizione in una ideale scala della semplicità? Il caso? Chi mastichi un minimo di statistica sa quanto infinitesimali siano le probabilità che si incrocino tali e tante variabili. La reincarnazione? Sarà, ma questa storia dà più l'idea di un problema di elaborazione dati, che di debito karmico. Dati che per qualche motivo sembrano essersi accidentalmente mischiati all'atto di una elaborazione.

Restando nell'ambito delle pseudo-routine intuibili sotto il tessuto apparentemente casualistico della realtà, è noto il lavoro della psicologa francese Anne Ancelin Schützenberger, ex professoressa presso la Università di Nizza, ed ideatrice della teoria della Sindrome degli Antenati. Dopo una lunga e complessa ricerca durata anni la studiosa ha analizzato e schedato numerosi casi di storia familiare in cui alcune situazioni anomale, di norma molto rare, tendevano a ripresentarsi nel tempo, generazione dopo generazione, sempre nelle stesse famiglie. Tali incredibili 'routine' fatte di date, eventi, situazioni, destini tendenti a ripresentarsi nella stessa forma, con le stesse conseguenze, anche a generazioni alterne, potrebbero essere presenti - in forma più o meno evidente - in ogni contesto famigliare.

Fortuna, Sfortuna, Magia, Miracoli.
La razionalità è solo una vernice superficiale. Se grattiamo quella superficie, sotto troviamo uno stregone.
Carlos Castaneda

Benché nella modernità vada parecchio di moda affermare che Fortuna e Sfortuna non esistano, e che in realtà siano le persone che attraverso le azioni e gli atteggiamenti costruirebbero le loro fortune e sfortune (il che in parte sarà vero, per quanto il 'caso' sia una brutta bestia), è innegabile che questi due concetti siano antichi come il mondo, e siano stati coniati per indicare una successione di eventi favorevoli o sfavorevoli, ricorrenti, che si verificano in modo anomalo, cioè infrangendo palesemente le leggi della casualità e delle probabilità. Motti come 'nato con la camicia' oppure 'i guai non vengono mai soli' sono solo il frutto della fantasia popolare oppure esprimono fattispecie effettive, reali e stranamente incompatibili con il disordine che dovrebbe governare ogni aspetto della realtà? Abbastanza ricorrenti da meritare la coniazione di appositi motti?

Anche l'astrologia, i riti e gli oggetti scaramantici sono ormai formalmente considerati credenze per ingenui, eppure in realtà essi hanno ispirato le azioni degli uomini fin dalla notte dei tempi, e in molti casi, anche in ambienti insospettabili, ancora oggi continuano a farlo. E' possibile che simili pratiche siano qualcosa di più di una semplice tendenza culturale scaturita dalla necessità umana di credere in qualcosa di trascendente? Non è vero, ma ci credo, diceva De Filippo.

Scaramanzia, superstizione, credenza, sono concetti relativi al grado di positivismo scientifico espresso da una cultura. Tuttavia, una cosa è la definizione culturale di un fenomeno, altra cosa è il fenomeno in se. Chiunque sia nato in una società in cui si faccia utilizzo degli accendini e conosca i processi fisici che fanno funzionare un accendino, lo considererà un normale strumento per fumatori. Ma chi non abbia idea delle nozioni di cui sopra, e non ne abbia mai visto uno, lo scambierà per un oggetto magico. Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia, asseriva giustamente Arthur C. Clarke.

Magia. Termine che indica una serie di pratiche che per riflesso, anche grazie ai numerosi mistificatori di cui la società trabocca, siamo indotti a spedire in automatico nel novero delle truffe o delle invenzioni letterarie. Ma è proprio così? Si tratta di una invenzione letteraria, oppure dietro la banalizzazione di questo concetto potrebbe celarsi altro? Dopotutto il termine 'magia' non fa che definire una azione il cui funzionamento ed effetti risultino inspiegabili in termini convenzionali. Come anche i 'miracoli' ed i molti altri fenomeni etichettati come inesistenti dalla cultura scientifica, in quanto non soddisfacenti il criterio della riproducibilità.

Anche in questo caso però, va detto che la 'inspiegabilità' di un fenomeno non è un attributo assoluto, ma relativo al grado di sapienza dello osservatore. Quanto alla riproducibilità, essa è di sicuro un criterio onesto e necessario, specie per chi sia mosso da una mentalità votata all'ordine, al controllo ed allo sfruttamento, ma anche essa in definitiva non è che una costruzione culturale fondata sul principio restrittivo e presuntuoso secondo cui qualsiasi fenomeno non sia ripetibile a piacimento da un signore corrucciato in camice bianco, sia inesistente.

I fenomeni 'paranormali' assumono nuovo senso se esaminati alla luce della loro manifestazione in un ipotetico universo virtuale fatto di 'istruzioni' pseudo-informatiche che siano 'manipolabili' dallo interno  per mezzo di apposite abilità e nozioni e/o in presenza di determinate condizioni. Ricordate che in ultima analisi potremmo stare parlando di un ambiente virtuale, regolato da regole esatte, pseudo-informatiche. E' pensabile che la società umana sia venuta in possesso di una serie di 'trucchi' mediante i quali sia possibile hackerare la simulazione? Se esistessero realmente, simili nozioni porterebbero in cima al mondo chiunque ne sia in possesso, a patto di appropriarsene in esclusiva, cancellandone la memoria ed eliminando le culture che ne siano detentrici. Non è forse vero che al vertice di ogni casta occulta che si rispetti vi sia un insieme di 'misteri'?

Biologia e Creazionismo.
Secondo la teoria dell'evoluzione di Darwin ognuna delle specie attualmente presenti sul pianeta sarebbe il risultato della evoluzione di altre specie esistenti nel passato remoto. Tuttavia sempre più spesso tale visione è fatta oggetto di contestazioni da parte dei biologi creazionisti (v. post correlati).
I fossili finora portati alla luce appartengono infatti in larghissima parte a organismi biologici completi, e non vi è traccia - se non casi sparuti - delle miriadi di specie 'intermedie' che avrebbero dovuto congiungere le specie preesistenti con le rispettive espressioni evolute. Tutto ciò è strano, dal momento che logica vorrebbe che il pianeta sia disseminato di fossili ibridi, cioè espressioni transitorie delle specie attualmente esistenti sul pianeta.

Altro elemento strano è il fatto che ancora oggi sia quotidianamente identificato un numero enorme di nuove specie. "Sono quasi 20.000 le nuove specie individuate dagli scienziati nel corso del 2009, l'ultimo anno per cui si dispone di dati completi. La metà di queste sono insetti, a seguire troviamo le piante e gli aracnidi (ragni, acari, etc.), solo 41 i mammiferi e 7 gli uccelli. Vanno ad aggiungersi ai circa 2 milioni di specie" (Fonte).

Ora, nonostante la complessità dei regni zoologico e botanico e la estensione del pianeta, 20.000 nuove specie individuate in un solo anno, 55 nuove specie al giorno, a ben 2.300 anni da quando Aristotele compilò il primo studio di zoologia, a 154 dalla pubblicazione di L'Origine della Specie di Darwin, e ad un ventennio dallo avvento dell'era digitale, potrebbero sembrare un po' eccessive.

Benché molto parziali, gli elementi illustrati sono compatibili con la teoria di un universo in cui le specie viventi appaiano dal nulla e nella loro espressione completa ed evoluta, in quanto generate ex-nihilo da un agente ignoto.

Filosofia.

Platone faceva la distinzione tra mondo vero (delle idee) e mondo apparente (il mondo in cui viviamo). Nel suo mito della caverna descrive la differenza tra ciò che l'uomo percepisce, e ciò che è reale. (v. post correlati)

Anche Parmenide, nel Poema sulla Natura sostiene la teoria della illusorietà del mondo percepito dai sensi.

Secondo Cartesio è necessario dubitare di tutto: dei sensi ingannevoli, della esistenza del mondo esterno e perfino degli assiomi della scienza. Chi mi assicura che ciò che vedo esista, oltre che nella mia testa come idea, anche nella realtà? Così come i sensi mi ingannano quando il remo immerso in acqua mi appare spezzato per un inganno ottico, chi mi dice che essi non mi dicano mai la verità?
(...)
E se fossi stato creato da un genio maligno, il quale impiega tutta la sua onnipotenza per farsi beffe di me, la realtà che mi circonda potrebbe benissimo non esistere fuori dalla mia testa: si potrebbe solo trattare di una sfilza di immagini virtuali inviate al mio cervello dal genio maligno.

Giordano Bruno, filosofo, scrittore e frate domenicano del XIV secolo, sosteneva che: ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco.

John Dee, matematico, filosofo e alchimista inglese del XV secolo era convinto che alla base della realtà vi fossero i numeri; che la chiave della conoscenza risiedesse in essi, e che la creazione divina fosse basata sulla matematica.

Schopenhauer distingueva tra fenomeno e noumeno. Il primo è il mondo della rappresentazione, la realtà come la percepiamo, una illusione che nasconde la verità. Il noumeno è invece la verità che si cela dietro il fenomeno. L'espressione Velo di Maya, che coniò nel suo Il Mondo come Volontà e Rappresentazione, indica diversi concetti metafisici e gnoseologici propri della religione e cultura induista e ripresi anche da vari filosofi moderni. Questo 'velo' di natura metafisica e illusoria, separando gli esseri individuali dalla conoscenza / percezione della realtà, impedisce loro di ottenere moksha (cioè la liberazione spirituale) tenendoli così imprigionati nel samsara ovverosia il continuo ciclo delle morti e delle rinascite. (link)

Esoterismo e Spiritualità
Ogni essere umano è parte di un tutto chiamato Universo. Egli sperimenta i suoi pensieri e i sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una specie di prigione. Il nostro compito è quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l'allargamento del nostro circolo di conoscenza e comprensione, sino ad includere tutte le creature viventi e l'interezza della natura nella sua bellezza.
A. Einstein

Gnosticismo
Secondo il mito gnostico, il mondo che percepiamo come reale (Cosmo) è il prodotto imperfetto di un demiurgo, un 'dio minore', non il 'vero Creatore.' Il Cosmo è una sorta di prigione dei sensi in cui il demiurgo segrega alcune emanazioni divine, le anime, sotto forma di creature individualizzate, inconsapevoli e tenute sotto il giogo di un grande inganno. Obiettivo dello gnostico è - per l'appunto - riuscire ad 'evadere' dalla illusione, così da ritornare al Pleroma, la vera realtà celata dietro la 'dimensione' creata dal Demiurgo.

Buddismo ed Induismo.
Secondo il Buddismo e l'Induismo l'umanità è prigioniera di una realtà illusoria - il Samsara - tenuta in vita dalla illusione della individualità, dalle proiezioni sensoriali e dai desideri di ogni essere umano. Fino a quando l'uomo non acquisisce la consapevolezza che la dualità sia solo un inganno, il principale inganno del Samsara, e che in verità Tutto è Uno, imparando a riconoscere la falsità di ciò che percepisce come reale, fino a quel giorno l'uomo è destinato a restare prigioniero della illusione, vita dopo vita. Tale dottrina non contempla la coesistenza di una realtà 'vera', parallela alla realtà 'illusoria', ma solo quella della illusione, anch'essa in ultima analisi facente parte della unità universale. Dunque non esiste alcun dentro e alcun fuori, né vi è qualcosa da vedere sbirciando oltre il 'velo di maya'. Esiste solo unità, e la presa di coscienza che ci libera dalla illusione della separazione, consentendoci di de-individualizzarci e tornare a fonderci con il Tutto.

Dreamtime.

Secondo la cultura aborigena australiana, l'umanità vivrebbe in un sogno, il Dreaming, e attraverso il sonno sarebbe in grado di accedere al Dreamtime, cioè la realtà assoluta posta al di fuori della realtà sognata - percepita.

Is There Anybody Out There?
In questo post ho descritto sommariamente alcune delle tesi secondo cui la realtà che ci circonda sia una illusione. A questo punto è lecito chiedersi cosa potrebbe celarsi dietro la ipotetica illusione.
Dio, è la risposta più logica.
Ma con qualche distinzione.

Transumanesimo.
Se la si osserva da un punto di vista strettamente materialistico, transumanistico, dietro la illusione potrebbe non esserci immediatamente il Creatore Assoluto, ma un demiurgo, il creatore della nostra dimensione virtuale ... e così via ... per chissà quante volte. La nostra realtà potrebbe trovarsi in cima ad una successione di universi artificiali, una interminabile sfilza di scatole cinesi fatta di universi virtuali in cui sono stati creati universi virtuali in cui sono stati creati universi virtuali, in cui ...

La visione transumanistica dona quindi una inedita concretezza alle dottrine secondo cui l'uomo possegga in se delle potenzialità divine. In questa ottica l'uomo può attribuirsi delle facoltà divine, se per divinità si intenda la capacità di modificare la realtà simulata di cui farebbe parte, e la capacità di creare a propria volta una simulazione di universo che i relativi abitatori percepiscano come 'reale.' Sarebbe divino, ma non sarebbe Dio. Al limite sarebbe il dio di una illusione, un demiurgo. Dopotutto il problema dei materialisti è che non possono risalire di causa in causa all'infinito. Presto o tardi la loro logica va ad infrangersi contro il Mistero.

Filosofia ed Esoterismo.
Pitagora lo definì lo Arché; Parmenide l'Essere; per Eraclito era il Logos; Natura, secondo Spinoza. Platone lo considerava un punto di partenza; Hegel un punto d'arrivo. Oggi si tende a definirlo l'Uno, la Coscienza, l'Infinito Creatore.

Secondo la ideologia transumanistica - ispirata al pensiero hegeliano - l'unità è un obiettivo da perseguirsi materialmente, politicamente, socialmente, intellettualmente, attraverso un massiccio ricorso alla tecnologia e alla manipolazione biologica, sensoriale e culturale dei singoli individui, che conduca ad una 'Singolarità', cioè alla nascita di un golem, una creatura composta da una molteplicità di non-individui che pensino e agiscano come se fossero una cosa sola. La cosiddetta 'mentalità da alveare'. (v. post correlati)

Molte filosofie e dottrine esoteriche sostengono che il fine ultimo di questa ipotetica esperienza 'virtuale' sia il cosiddetto: Risveglio Alla Unità, da parte delle singole anime indotte a dimenticare la loro appartenenza ad un Tutto, attraverso gli inganni dei sensi e della mentalità duale (bianco e nero; buono e cattivo, ecc.). A differenza dalla ideologia transumanistica l'esoterismo non contempla obiettivi materialistici da perseguire politicamente, ma livelli di evoluzione individuali tesi a raggiungere la liberazione dalla illusione.

Ciò detto, se l'artefice della ipotetica realtà virtuale fosse l'Uno, la Coscienza Assoluta, che tipo di esigenza potrebbe soddisfare la creazione di una simile illusione? La Coscienza Assoluta in quanto tale dovrebbe essere onnicomprensiva, contenere ogni cosa, ed in quanto tale non avere un inizio né una fine. Dunque essa sarebbe in grado di sperimentare qualsiasi condizione, eccetto una: quella della Finitezza, della Morte.


Il Fine Ultimo della Simulazione.
E allora, lo scopo della illusione potrebbe essere quella di consentire alla Coscienza Assoluta di sperimentare l'esperienza della fine, 'inviando' porzioni di se - ovviamente inconsapevoli dello scherzetto - all'interno di una simulazione in cui abbiano senso i concetti di inizio e di fine; di esistenza a termine da sperimentarsi in ogni possibile espressione.

Che effetto fa pensare che il fine ultimo della creazione, nell'ottica della ipotetica Coscienza Creatrice, potrebbe essere sperimentare la esperienza della morte? Deprimente? Catartico?

Di conseguenza, il fine ultimo perseguito dalle ipotetiche porzioni di Assoluto 'inviate' nella illusione sotto forma di anime individualizzate, potrebbe essere quello di accorgersi di essere 'vittime' dello scherzetto ed evadere definitivamente dalla illusione e dal ciclo continuo delle nascite e delle morti.

Conclusione.
Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa, e perciò continua a volare.

I. Sikorsky

L'ipotesi di un universo virtuale è molto suggestiva, e suscita molte riflessioni. Una di esse secondo me attiene la rivalutazione del concetto di magia. In un universo fatto di energia amorfa / istruzioni pseudo-informatiche, di potenzialità che attendono di prendere forma in un magma di possibilità virtualmente infinite, chiunque sia capace di concepire una idea per poi tradurla in qualcosa di oggettivo, cioè percepibile dalla coscienza altrui, sarebbe una sorta di mago - o per usare un lessico più attuale, un hacker della matrix - perché con il suo atto creativo modificherebbe di fatto - seppur in minima parte - le 'istruzioni di default' che la coscienza decodifica e trasforma in realtà percepita. In quest'ottica, la più grande illusione di cui è vittima l'umanità potrebbe essere l'avere lasciato che le proprie reali facoltà creative fossero imbrigliate da tutta una serie di limitazioni e codificazioni psicologiche e culturali.