29 maggio 2015

Velocità ipnotica

Torno sull’argomento “velocità ipnotica” perchè lo ritengo estremamente importante per provare a farsi una minima idea sul come e sul quanto siamo stati fregati, continuiamo a venire fregati ogni giorno e ci auto-freghiamo da soli.

Se io vi chiedessi “Secondo voi, cos’è la paura?”, sapreste rispondermi? Come mi rispondereste? Dandomi la definizione simil-Treccani?
Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso: più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente […]”
Io non vi ho chiesto “come viene definita la paura”, ma “secondo voi, cos’è la paura”. “E’ un sentimento, è uno stato emotivo”. Eh… Quindi? Capite, quello che dite, o lo dite e basta? “Sentimento”, “stato emotivo”… Belle parole, ma… quindi?

Ok, ok, ok, facciamo un altro esempio e stavolta non ci sono scuse perchè riguarda un fenomeno che ci piace tanto e al quale siamo tutti estremamente soggetti: l’istinto sessuale. Cos’è l’istinto sessuale? Non vi chiedo di darmi la definizione di “sessualità”: vi chiedo se voi sapete cosa sia. L’avrete sperimentato qualche centinaio di volte, l’istinto sessuale, o no? E allora! Cos’è? Non vi ho chiesto “cosa fa” o “come si manifesta”: ho chiesto “cos’è”.

Bene, potrei già chiudere qui il post, ma vado avanti per esplicitare meglio un paio idee. Tanto per cominciare, il fatto di non sapere effettivamente cosa siano due aspetti quasi basilari della vita di ogni essere umano come la paura e l’istinto sessuale dovrebbe farvi suonare una campana d’allarme grossa così. Se non avete compreso due fenomeni che vi accompagnano ogni giorno da anni e anni e da decenni, capite bene che sarà ancora più complicato capire nozioni più recenti e magari meno invasive della vostra vita quotidiana.

Un altro aspetto riguarda il concetto di “comprensione”, sul quale mi sono espresso circa settecentotrentaquattromilacinquecentododici volte virgola otto. Ma adesso, con la “velocità ipnotica”, non c’è più scampo: più chiaro di così non si può. Fin da quando siete stati piccoli piccoli, avete ricevuto una montagna di informazioni/stimoli ma, con un po’ di fortuna, questa non è mai stata troppo alta per la vostra soglia di attenzione, per il vostro tempo di assimilazione. Crescendo, la quantità delle informazioni ricevute è aumentata con voi, sempre di più e, con essa, la vostra attenzione è stata costantemente frammentata in pezzi mano a mano più piccoli. A un certo punto, il vaso si è riempito fino all’orlo ma, invece di rallentare un attimo il ritmo, vi hanno continuato a riempire di acqua, per di più in quantità sempre maggiori. Dalle poche informazioni/stimoli che ricevevate giocando con le bambole o con i soldatini, adesso avete già qualche anno di televisione sul groppone, il vostro piccolo mondo si sta allargando, capite meglio le parole degli adulti attorno a voi, siete andati all’asilo e ora frequentate le elementari. Ancora non lo sapete ma, se non lo siete già, vi trovate pericolosamente sull’orlo dell’essere fottuti.

E’ solo questione di tempo. La vostra curiosità, meravigliosamente espressa tante volte tramite la domanda cruciale “Perchè?”, trova mano a mano delle risposte certe, sicure, assodate alle quali conformarsi. I fenomeni naturali che sperimentate, le emozioni, i sentimenti: chiedete “Cosa sono? Perchè?” e vi sarà risposto. Metterete da parte queste presunte “conoscenze”, crederete di averle davvero comprese e andrete oltre, mentre la quantità di stimoli/informazioni non accenna a diminuire.

Siete fottuti. A questo punto è una certezza matematica: siete fottuti. Da qui in avanti, se non si dà uno shock alla ruota, può solo peggiorare per gradi, ma siete fottuti. Se vi è andata incredibilmente bene siete giunti ai 10 anni d’età, se no pure prima. State già vivendo senza aver capito. Avete sperimentato dei fenomeni per i quali avete chiesto spiegazioni a chi, in teoria, avrebbe dovuto saperne di più. Queste persone, dall’alto della loro ipnosi, vi hanno risposto con la sicurezza di un sommelier di fronte a un bicchiere di Barbera dell’Esselunga. Voi avete assorbito la risposta e inserita nel vostro bagaglio di conoscenza. Non vi siete accorti, e non ve l’hanno mai detto, che la spiegazione ricevuta da altri in merito a un fenomeno/informazione vissuto in prima persona NON E’ conoscenza: è una spiegazione arbitraria. Sono parole, semplici parole.

Se già da piccoli non si riescono a comprendere i fenomeni basilari, è ovvio che da grandi si diventa intontiti, degli squilibrati schizofrenici. Poi si cresce, gli stimoli/informazioni aumentano a dismisura, non abbiamo assimilato la nozione di “vera conoscenza” o “comprensione”, per cui assorbiamo delle parole vuote credendo di averle davvero capite, e arriviamo come dei cretini a 20, 30, 40, 50 anni a renderci conto di non sapere nemmeno cosa sia la paura. Pensiamo di saperlo.

Questa l’ho letta da qualche parte un paio di mesetti fa, direi, e trovo calzi a pennello con il discorso: perchè fate colazione con latte e biscotti? O con il cappuccino al bar… Ci siamo capiti, insomma. Perchè non vi fate una bella costata di vitello con le patate al forno? Eh… Bella domanda. Ci sono rimasto anch’io come un idiota, quando l’ho letta.

Ipnosi. Avete assorbito un’idea senza capirla. Questa è stata poi rafforzata ogni singolo giorno della vostra vita, si è sedimentata, ha messo radici sempre più profonde, vi ha influenzato, continua a farlo e ormai vi influenzate da soli. Non è nemmeno più necessario il “rinforzo del sistema”, diciamo così. Voi potreste andare su un’isola deserta lontana dal resto del mondo e desiderereste di fare colazione con la brioche. Perchè? Boh.

Se vi facessi vedere delle foto di un bel donnino ammiccante in pose osè, so già quale sarà la vostra reazione. Perchè reagite così? Non lo sapete. Eppure, ogni volta che vi faccio vedere quelle foto, voi reagirete sempre allo stesso modo. Si capisce meglio cosa si intende quando si parla di “inconsapevolezza”? Quando è emerso prepotentemente l’istinto sessuale, in adolescenza, voi avete ricevuto questa informazione/stimolo ma non l’avete capita, non l’avete compresa, perchè nel frattempo i mille pezzettini nei quali è stata divisa la vostra attenzione si sono concentrati, in ogni singolo istante, su altri mille stimoli/informazioni e, anche quando avete cercato di capirne di più in merito, avete trovato risposte pre-confezionate, le avete assorbite e avete pensato di aver capito tutto. Con il tempo quelle risposte sono diventate anche le vostre e oggi, su un’isola deserta, vi basterebbe il semplice pensiero di un donnino nudo per scatenare la stessa identica reazione.

Do voce al sistema, nero su bianco, ok? “Ti ho riempito di informazioni, di stimoli, di distrazioni; ho sbriciolato la tua attenzione; ti ho convinto che basti memorizzare un concetto per poterlo conoscere veramente; Ti ho fornito una miriade di concetti da memorizzare e, per di più, te li ho forniti tutti imprecisi, quando non palesemente falsi. Ti ho posto un velo davanti agli occhi grazie a un bombardamento costante a livello sensoriale. Non te ne rendi conto ma stai facendo esattamente ciò che io ti ho detto di fare; stai pensando esattamente ciò che io ti ho detto di pensare; ti ho riempito con i concetti che a me fanno comodo; mi basta premere un tasto per ottenere esattamente la stessa reazione; ciò che ritieni importante è quello che io ti ho detto essere importante; ciò che è giusto è quello che io ti ho detto essere giusto. Stai vivendo senza nemmeno sapere cosa significhi “vivere”; i tuoi obiettivi sono quelli che io ti ho suggerito; sei arrivato al punto che io potrei tranquillamente sparire e tu porteresti avanti i miei insegnamenti in totale autonomia; sono entrato nella tua testa e nel tuo corpo. Ti ho convinto di essere ciò che pensi di essere; qualunque reazione avrai io l’ho già prevista, poichè i tuoi comportamenti si basano su quello che io ti ho dato. Ho sfruttato ogni modo e strumento possibile ed esistente per portare la tua attenzione dove volevo io e continuerò a trovarne di nuovi. I tuoi genitori hanno svolto un compito fondamentale e ti hanno portato dove volevo io, così come io avevo portato i loro avi di tante generazioni fa. Tu farai la stessa cosa con i tuoi figli. Quando esci con i tuoi amici, insieme rafforzate a vicenda le convinzioni che io vi ho dato e il vostro mondo sarà sempre più distorto. Ti ho bloccato a un livello infimo, in una scatola minuscola e non te ne sei nemmeno accorto; se vuoi provare a liberartene, ho cani da guardia ovunque; molti di questi non se ne rendono nemmeno conto. Posso convincerti di qualunque cosa: l’ho già fatto migliaia di volte, sai? Ti ho fatto vergognare di te e ora è diventato un processo automatico; ti ho fatto sentire in colpa e ora è diventato un processo automatico. Ti avveleno facendoti credere sia per il tuo bene. Ti tolgo il tempo, ti tolgo le energie tenendoti impegnato in attività discutibili e quelle poche energie che ti rimangono te le faccio sprecare da solo, nei tuoi pensieri, nelle tue preoccupazioni, nelle tue emozioni. Ti ho convinto che questa sia l’unica vita possibile, la vita vera; che questo sia tutto ciò che è possibile percepire. Ti ho reso schiavo e ti ho fatto dire “grazie”. Morirai senza avere mai vissuto e, quando te ne accorgerai, sarà troppo tardi. Ti ho trasformato in un robot sotto il mio controllo, ho goduto nel farlo e non smetterò mai, anzi: continuerò a perfezionarmi”.

A questo punto sorgerebbe una domanda lecita: come se ne esce? Come si esce di prigione? Intanto, primo passo fondamentale: accorgersi della prigione, divenire consapevole della sua esistenza, della sua forma, della sua sostanza. NON BASTA LEGGERE LE PAROLE DI UN TIZIO: BISOGNA COMPRENDERNE IL SIGNIFICATO. Altrimenti, a fine discorso, vi ritrovate così:
“Checcazzo ho letto?!”

Bisogna sentirsi dentro, nel proprio corpo e nella propria mente, la verità dietro le parole: devono diventare vive. Una volta fiutata la trappola, che si fa? Beh, l’arma dell’ipnosi è la velocità: rallentate, prendetevi tempo, ricomponete la vostra attenzione e usatela a vostro vantaggio. Fate un passo indietro, fermatevi, abbassate i battiti del cuore, calmatevi, ascoltate il rumore che avete in testa e nel corpo: prendetene una piccola parte, non badate al resto e comprendetela. Datele la vostra totale attenzione, osservatela, capitela.

Calma, calma, calma: tempo, tempo, tempo. Lentamente capirete cosa significhi “essere presenti” (ricordate la differenza tra “sentire” e “ascoltare” una canzone?) e alla fine diventerete consapevoli di una verità apparentemente assurda: non siete mai stati imprigionati. Siete sempre stati liberi. Sempre.

Che, se fossi io a leggere queste ultime due righe scritte da un altro tizio, sarei il primo a dargli del povero coglione. Ma è la verità, anche se al momento nè io nè molto probabilmente voi riusciamo a percepirla. Ma di questo ne parleremo la prossima volta…

27 maggio 2015

Ancora sui video di Bill Hicks

Youtube, dopo 4-5 anni di calma piatta, me li aveva cancellati. Li ho caricati su Vimeo. Dopo neanche due settimane Vimeo mi ha chiuso l'account. Li ho messi su Dropbox. Li trovate qua: video di Bill Hicks. Se vi va potete pure scaricarli, così ve li guardate quando volete e, se dovessero essere bloccati ancora, glielo mettete nel culo a quegli stronzi che rompono i coglioni per 4 video di 2-3 minuti come se mandassero a puttane l'economia mondiale. Detto con una serie di eleganti francesismi.

Tra l'altro, sia Hicks che Carlin erano due persone che parlavano di condivisione, di condividere le cose liberamente... E' ovvio che io non detengo il copyright, ma la stupidità non ha confini. Infatti, se la gente guarda i video, magari poi si interessa alla questione e va a comprare i dvd degli spettacoli, il film su Bill, qualche maglietta eccetera. Per cui, in un certo senso, faccio pure un po' di pubblicità. Ma non c'è niente da fare, non lo capiscono...

E ve li metto pure qui sotto, i video, così ve li potete godere direttamente.







20 maggio 2015

Troppo veloce, troppo, troppo, troppo

Nell’articolo precedente ho parlato del mio piccolo momento di “risucchio” nelle fauci subdole del condizionamento del mondo e, a un certo punto, ho scritto che una delle principali ragioni del successo dell’ipnosi portata avanti dal cosiddetto “sistema” è la pazzesca velocità con la quale ci spara addosso una cascata interminabile di stimoli di ogni genere. Quasi in contemporanea ho trovato un bell’articolo sul blog di Paolo Franceschetti proprio in merito all’argomento, che secondo me merita una lettura. Basta andare qui. Prendetevi il vostro tempo.

Io dico la mia, basandomi sulla mia esperienza. Nell’ultimo articolo ho parlato di ipnosi. Sicuramente avrete già letto mille articoli nei quali si discute di come le persone vivano la loro vita quotidiana in uno stato simile al sonno eccetera eccetera e, se siete stati un po’ onesti con voi stessi, vi sarete detti di non aver capito bene di cosa parlassero effettivamente. “Ma come ‘sonno’? Io sono sveglio. Cosa vuol dire ‘sonno’?”. Non è proprio un sonno. Il concetto che per me si avvicina di più è proprio “ipnosi”. In pratica funziona così: la nostra percezione, la nostra attenzione, i nostri sensi, tutto ciò che ci permette di ricevere informazioni/stimoli dal mondo esterno e interno (mente+emozioni) è sottoposto a un bombardamento impressionante, un caos disordinato e molto variopinto. Questo bombardamento ha un ritmo estremamente alto, a causa del quale riceviamo informazioni/stimoli senza avere il tempo effettivo di capire cosa abbiamo appena assimilato.

Non si fa letteralmente in tempo a decodificare un’informazione che ne sono già arrivate altre duemila. A furia di prendere continuamente questi cazzotti, basta poco per non capirci proprio più nulla e lasciarsi trasportare dalla corrente (artificiale) del mondo. La corrente è artificiale perchè il suo contenuto è definito arbitrariamente dalla società, dalle persone, a loro volta intontite per le milioni di mazzate prese quotidianamente.

Mancando il tempo effettivo per l’elaborazione degli stimoli ricevuti, questi vengono assunti acriticamente e presi come verità assolute. Facciamo un esempio: il telegiornale. Parte il servizio, che ne so, sulla riforma della scuola. Quanto dura, il servizio? 2 minuti? 3? Facciamo pure 3 minuti. Il primo problema è di contenuto: in 3 minuti non puoi dare tutte le informazioni necessarie per spiegare bene per filo e per segno una riforma così importante come quella sul sistema scolastico. Il secondo problema è il bias informativo, ovvero: le informazioni ricevute non sono imparziali ma mirano, invece, a far sì che lo spettatore abbia subdolamente un giudizio positivo o negativo della faccenda. Faziosità, parzialità, quella roba lì insomma. Ma il terzo problema, quello importante per noi, è questo: finisce il servizio, tempo 2 secondi e il conduttore sta già parlando (altre informazioni a cui prestare attenzione); pochissimi secondi e va a introdurre un altro argomento (altre informazioni ancora); 15-20-30 secondi e parte il nuovo servizio (informazioni, informazioni, informazioni).

Ora ditemi voi dov’è lo spazio per elaborare quello che si è appena assorbito. Se va bene, ma bene proprio, sono quei 2 secondi al termine del filmato, in quel momento tra la fine dell’esposizione orale dell’inviato e il ritorno in studio dal conduttore. Per il resto, l’attenzione è sempre costretta a seguire l’incessante flusso di contenuti.

Questo era solo un esempio banale banale, ma vale un po’ per tutto. Perchè avete vergogna a mostrarvi nudi? Quali informazioni/stimoli vi hanno spinti alla vergogna? Ve ne siete accorti, mentre il processo vi stava inculcando quest’idea? Ne dubito. Eppure gli stimoli li avete assorbiti lo stesso, solo non c’è stato il tempo materiale per capirli perchè subito sono arrivati altri transatlantici pieni di informazioni sensoriali.

Questa è l’ipnosi: assorbire come una spugna senza capire cosa si stia assorbendo. L’arma per rendere l’ipnosi possibile è la velocità. L’uomo ha dei tempi, i suoi tempi. Perchè, nella produzione industriale, una macchina o un robot è meglio di un uomo? Perchè svolge il suo stesso compito in molto meno tempo. E non lo devi nemmeno pagare, ma questo è un altro discorso. La macchina è più efficiente, si dice così no? Ma la macchina, il robot, non ha bisogno di capire: deve solo ricevere ed eseguire. Punto.

E’ la differenza che c’è tra “sentire” e “ascoltare”. “Sentire” lo può fare anche una macchina. Prendete il computer che avete davanti agli occhi: quasi sicuramente ha un microfono, col quale sentirà le vostre parole e i rumori di fondo. Anche l’uomo ha l’organo necessario per sentire, ovvero le orecchie (ma va?). La differenza è che l’uomo può anche “ascoltare”. L’ascolto prevede la presenza di un essere, l’ascoltatore. Per ascoltare ci vuole uno che possa percepire i suoni e interpretarli. Io sento quello che una persona mi dice, ma riesco anche a capirlo: questo è l’ascolto. Posso sentire un marasma di suoni, ma posso scegliere di ascoltarne solo alcuni. L’ascolto implica la comprensione: la comprensione implica la calma. Se sono di fretta, posso sentire ma non ascoltare.

Prendete la musica. Una volta, se volevi ascoltare un disco, prendevi il vinile. E’ vero, sono giovane: la mia generazione è cresciuta principalmente con i cd, ma in casa andavano parecchio anche i 33 giri e mi ricordo come funzionava. Prendevi il tuo bel vinile, lo pulivi, lo mettevi sul piatto del giradischi, abbassavi la puntina, ti sedevi e ascoltavi la musica. Tra l’altro, piccola parentesi, la musica era lì, incisa fisicamente sul disco tanto che, se mettevi l’orecchio vicino alla puntina, potevi sentire flebilmente la canzone vera e propria, senza passare per l’amplificazione delle casse. Perchè la musica era lì, fisica, tangibile. E’ vero che anche oggi il vinile è tornato di moda e lo si usa sempre di più, ma allora era diverso: le alternative erano poche e meno immediate di oggi.

Comunque sia, torniamo a noi. La musica la si ascoltava, con calma. Cambiare canzone non era così “semplice”: intanto era necessario recarsi fisicamente ogni volta verso il giradischi, poi si doveva alzare il coperchio (se lo si fosse abbassato prima), prendere delicatamente la puntina e spostarla sulla pista più spessa tra una canzone e l’altra. Finito il lato A si rialzava la puntina, si girava il disco, lo si puliva, si metteva sul piatto e si spostava la puntina all’inizio, sulla corona. Era necessario un certo sforzo, per così dire.

Già col cd le cose divennero più immediate. Cambiare canzone richiedeva la semplice pressione di un tasto, o sul lettore o, ancora più comodamente, sul telecomando. Questa “evoluzione” ha portato con sè il primo passo dall’ascoltare al sentire. Se una canzone finiva con un minuto solo strumentale, bastava un tac per andare a quella dopo e saltare un pezzo che, ora, diventava quasi inutile, fastidioso. La fretta cominciava a trovare un terreno più fertile.

Oggi? Oggi chi è che ascolta ancora la musica? In due o tre. Gli altri la sentono e basta. Da fruitori, o ascoltatori, si è diventati consumatori. E’ quasi sparito quel minimo di presenza che c’era.  Già il tempo viene sempre meno, ma addirittura siamo noi stessi a non concedercelo più: non c’è più calma, non ce la diamo più neanche a noi stessi. C’è sempre un’informazione nuova da assimilare, ma non solo: le informazioni/stimoli sono sempre di più e, soprattutto, sempre più facili da trovare.

Pensate a quante stimoli ricevete da quando aprite gli occhi la mattina. Ci sono quelli, diciamo, “ambientali naturali” (la quantità di luce nella camera, la temperatura, il contatto col lenzuolo ecc.); poi quelli “mentali” (il giramento di coglioni perchè ci si deve alzare, un breve riepilogo di quello che ci si aspetta di fare ecc.); poi quelli “ambientali arbitrari” (moglie/marito e figli che parlano, la televisione, il contenuto delle conversazioni, delle immagini, il rumore del camion dei rifiuti ecc.). Tutti interagiscono tra di loro costantemente, per cui se fa caldo parte il pensiero “Ecco, cazzo, oggi si suda come maiali”, arriva il meteo che parla di 35 gradi all’ombra e poi piogge torrenziali nel fine settimana esattamente dove volevi andare tu per “staccare un po’ la spina” (che poi non la si stacca mai perchè le informazioni arrivano sempre e ormai sono nella tua testa), tuo figlio ti chiede un bacino prima di andare a scuola, mentre da fuori arriva il fragore di una Harley Davidson, in tv si parla dell’ISIS e tu pensi che debbano morire tutti, ‘sti cazzo di arabi. Esci, vai sul treno, la gente parla, il tizio vicino puzza di sudore, metti gli auricolari nelle orecchie e via di mp3, mentre il paesaggio fuori cambia, gli occhi girano tra le gambe di una bella donna, un tipo che gesticola come se non ci fosse un domani e la conversazione Whatsapp di quello seduto accanto a te. Il ragazzino di fronte si muove e prende dentro le tue gambe, ‘sto cretino, ti pieghi leggermente in avanti perchè il treno sta frenando, cambi canzone, ancora, ancora, ancora, “Ma quand’è che arriva quella che voglio ascoltare?”, un prato verde richiama alla mente quelle volte che giocavi a palla con tuo padre… E via così.

I tempi dell’essere umano non vengono più rispettati: tutto deve essere veloce e l’aspetto peggiore, da cornuti e mazziati, è che siamo noi stessi a dover esserne convinti. Non dobbiamo avere lo spazio per fermarci un attimo e provare, quantomeno provare, a capirne il motivo. Gli stimoli/informazioni ci sono sempre, è normale, per il semplice fatto di essere vivi, di percepire la realtà, la natura. Il problema è quando diventano troppi: allora non ci si capisce letteralmente più niente, si assorbe e basta per poi rendersi conto, dopo un tempo più o meno lungo, che ciò che abbiamo solo assorbito senza comprenderlo ci condiziona pesantemente lo stesso. Cornuti e mazziati.

Servono più momenti di calma, di tranquillità. Momenti, come si dice dalle mie parti, da “sta sü de doss” (“allontanati”, “dammi tregua”).

18 maggio 2015

Info di servizio - Canale Youtube

Per 4-5 anni tutto ok. Poi di colpo mi cancellano i video. Motivo? Ma il copyright, sciocchi!

L'altro giorno mi ha scritto un ragazzo (che ringrazio molto per la segnalazione) su Youtube chiedendomi il motivo per cui avessi tolto il video di Bill Hicks sui funghi allucinogeni dal mio canale. Ma io non avevo tolto niente. Così sono andato a guardare ed effettivamente il video è bloccato, e non è l'unico: ne hanno oscurati altri 3, sempre su Hicks.

A me 'ste cose fanno incazzare (cioè neanche me li hanno tolti subito: dopo 4-5 anni!!), per cui ho creato un canale su Vimeo e li ho caricati lì. Fanculo.

Ho anche aggiornato i vari articoli, qui sul blog, nei quali avevo inserito i filmati. Nell'ordine:
George Carlin e Bill Hicks - Le cose come stanno
Bill Hicks - Funghi allucinogeni
Bill Hicks e il patriottismo
Bill Hicks - Deficit

Buona visione (di nuovo).

16 maggio 2015

C’è puzza di pattume stantio ovunque

Nelle ultime 3 settimane, giorno più giorno meno, mi sono allontanato dal “percorso”. Com’è e come non è, la mia attenzione è stata sviata in maniera sostanzialmente totale e portata lontana dai significati e dalle immagini fonte di ispirazione per un reale “miglioramento personale”. Ho avuto altre cose per la testa, insomma, e la straordinaria potenza persuasiva di quell’agglomerato incoerente ma maledettamente solido chiamato “mondo” mi si è palesata di fronte agli occhi nella sua magnificenza.

Ragazzi, non ce n’è: si può pensare di essere pronti a non ricascare più nella rete, ma proprio questa convinzione figlia della superbia è il primo passo verso la (ri)caduta. E quando parlo del “mondo” non intendo soltanto ciò che è là fuori, ben visibile e palpabile, ma anche e forse soprattutto il mondo mentale, quello individuale, fatto di convinzioni, pensieri, schemi di ragionamento e di percezione. Che poi di individuale ha ben poco, dato che si ragiona più o meno tutti alla stessa maniera…

L’esperienza dell’isolamento da praticamente qualsivoglia riferimento all’elevazione spirituale, alla realizzazione, alla comunione con Dio eccetera, in sostanza da tutto quello di cui ho parlato nel blog negli ultimi anni da un lato mi ha esasperato, ma poi è stata illuminante. Sia chiaro: non l’ho cercata io volontariamente, non mi son messo lì a dire “Cià, adesso mollo tutte ‘ste puttanate per un po’ e mi faccio sopraffare dal mondo”. E’ successo, punto. Ed è qui il bello, il lato subdolo e più incredibile: non me ne sono neanche accorto. Cioè, ormai cosa saranno, 4 anni? 5? Stiamo bassi, dai: 4 anni. Sono 4 anni che l’argomento “spiritualità” (non mi piace come parola, ma ci siamo capiti) è il fulcro della mia vita, nel senso che ho iniziato a rendermi effettivamente conto dell’esistenza di una faccia appena appena più nascosta della realtà nella quale viviamo e ci muoviamo in ogni istante. Avvenimenti, interazioni, significati: piano piano sono diventati un po’ più veri, più vivi, più intimi, staccati dal pensiero della massa. A questi 4 anni aggiungiamone pure un paio di “preparazione”, diciamo così. I preliminari, ecco.

Bene, signore e signori: in meno di 3 settimane è sparito tutto. Era lì, sotto il mio nasone e un attimo dopo puf! un colpo di bacchetta e i mercanti si sono riappropriati completamente del tempio. E senza nemmeno dirmelo! E’ questo che mi fa impazzire. Con un’abilità di prestigiatore da far impallidire quelle pippe stratosferiche di Houdini, Silvan e Copperfield, il mondo mi ha ingurgitato riportandomi, per certi aspetti, indietro di anni. La scala personale di rilevanza è stata ribaltata: fatti, idee, persone, istituzioni, convinzioni, schemi emotivi che avevo capito non essere così dannatamente importanti di punto in bianco si sono trasformati di nuovo in giganti, mentre la parte per me davvero importante della vita è diventata minuscola, ai limiti dell’impercettibilità.

“L’attacco” arriva da due fronti: l’esterno, la parte palese; l’interno, quella infida. L’esterno è… l’esterno, il mondo là fuori, con i suoi valori, meccanismi, fatti, situazioni. Per cui va dalla vita quotidiana personale, con i suoi appuntamenti, i suoi imprevisti, gioie e incazzature, alla vita “di sistema”, ovvero la società nel suo complesso, le istituzioni, i media, l’economia, la cultura eccetera. L’emotività della vita privata ha indubbiamente svolto un lavoro importante, negli ultimi tempi, ma questi sono cazzi miei. Tanto vale un po’ ovunque, no? Ci passiamo un po’ tutti nei vari momenti, a volte più intensi altre volte più blandi. Routine, insomma, le “cose della vita” che molto probabilmente conoscete meglio di me. Il sistema oggettivo, invece, merita un piccolo accenno. Ha una capacità ipnotica impressionante. Se non si sta più che attenti, si rischia di prendere sul serio la politica, l’economia, la crisi, le guerre, l’ISIS, la tecnologia, tutto insomma. Quel grandioso mare di merda del quale l’umanità può tranquillamente fare a meno (PERCHE’, così com’è, NON E’ DAVVERO RILEVANTE) si trasforma magicamente nell’unico mondo esistente e l’unico possibile. Dichiarazioni, idee, indicatori economici, leggi, attentati, dispositivi elettronici. E’ tutto sconnesso, nel modo col quale viene presentato, ma non importa: è rilevante, è vero, è reale e merita tutta l’attenzione possibile. Le informazioni, intese non solo come notizie ma proprio come stimoli mentali e fisici, arrivano da tutte le parti a una velocità mostruosa e non si ha materialmente il tempo per capire cosa stia effettivamente accadendo. In questo modo si cade in ipnosi.

Mi sono ritrovato in una situazione simile a quella che vissi circa 5 anni e mezzo fa, quando l’informazione mainstream aveva già ampiamente iniziato a farmi schifo e mi impuntavo di andare a capirne di più nella cosiddetta controinformazione. Quello che trovavo, però, erano articoli pieni di rassegnazione e depressione. Per qualche mese andò così, ma alla fine arrivò un momento di saturazione e reagii, lì sì volontariamente, rifiutandomi di andare avanti col ping pong maintream-controinformazione. Non me ne fregava più niente, volevo solo “disintossicarmi”.

Ora, inconsapevolmente, ero di nuovo all’incirca a quel punto. Non tanto in merito al ping pong quanto al ritenere come fondamentali determinati fatti, idee e visioni. Questo sul fronte dell’esterno.

L’interno è quell’apparato naturale che tutti abbiamo in quanto esseri umani. In sostanza sono la mente e le emozioni. Nel corso della nostra vita, il “mondo esterno” ci ha piantato sempre più in testa determinati schemi di percezione, i quali generano a mò di figli i modi di pensare e di reagire. Banalmente: tu devi percepirti come una merdina animale, un cretino con delle aspirazioni in merito alla carriera, al denaro, alla figa e al telefonino ma, se qualcuno ti insulta, tu sei la persona più importante del mondo e devi reagire come minimo con un insulto a tua volta. E’ su questo genere di schemi di percezione che il mondo esterno si installa, per poi rimanerci a vita. D’altronde, gli schemi sono i suoi: prima te li dà e poi ci si insidia dentro. Cultura, idee, convinzioni… Tutto nel calderone. A meno che non sia tu a decidere di cibarti di altro, seguendo le tue intuizioni e i tuoi tarli, così da capire i milioni di sottilissimi inganni e modificare gli schemi di percezione, sarà sempre il sistema a rinforzare sè stesso.

50% mondo esteriore (25% vita privata + 25% sistema) + 50% mondo interiore influenzato dai vecchi schemi di percezione = 100% di merda.

L’altro giorno, finalmente, è arrivato di nuovo il punto di saturazione. Preso da una sorta di disperazione calma, ho cercato un video del caro vecchio Rocco Bruno, non perchè fossi davvero interessato alle sue spiegazioni (non lo seguo più da tanto tempo, ormai) ma più che altro per ascoltare di nuovo delle parole sensate, diverse dal marasma del sistema. Ha funzionato: è lì che mi sono reso conto dell’ipnosi. E’ stato come prendere una boccata d’aria fresca e paradisiaca dopo essere stato chiuso in uno sgabuzzino interrato per settimane.

Mai come in quel momento ero stato consapevole della puzza di morte che c’è in giro. “I morti (in spirito) che seppelliscono i morti (in spirito e/o in fisico)”. Quella vocina che mi ha spinto a iniziare un percorso diverso, e che nel frattempo in 4-5 anni è diventata più forte, è stata messa da parte, l’ho involontariamente messa da parte, per tornare nel baratro e riviverlo in pieno ma questa volta con occhi nuovi. E’ spaventoso, manca l’aria, si soffoca. Non c’è vita, spontaneità, verità, nulla. Solo un vuoto riempito artificialmente con altro vuoto e non lo vedi soltanto fuori: te lo senti dentro, ti permea nel corpo e nella mente. E’ tutto al contrario, inezie che diventano pilastri di grandezza, menzogne che diventano credibili verità. Se pensate siano soltanto farneticazioni eteree pseudo-filosofiche state sbagliando di grosso: è tangibile, lo si percepisce nel momento esatto in cui ce ne si libera anche solo per un istante, nell’attimo nel quale la vocina prende il sopravvento estraendovi dal mondo e regalandovi un barlume di pace. E’ reale come e più dell’aria che respirate.

Una volta capito che quella vocina quasi impercettibile è lì per farvi vedere le ragioni della vostra inguaribile infelicità (perchè è inutile che vi raccontiate palle su palle: siete infelici), coltivatela, datele retta. Cadrete ancora e ancora e ancora e ancora e ancora per milioni di volte, ma sarà più facile risalire e andare sempre più in alto.

02 maggio 2015

La fessura

Dalle mie parti si dice “essere da gross ‘me ‘n bö”, ovvero “essere grossolano come un bue”, un casinista, un tipo approssimativo e inelegante, un po’ rozzo.

Quante volte vi siete trovati in una situazione o in un momento di profonda indecisione? “La dico, questa cosa, o no? E’ molto importante, per me. Se la dico, rischio di fare un torto a Tizio; se non la dico, però, potrei avere qualche rimpianto in futuro”. La sensazione che si ha, in questi casi, è di essere spaccati esattamente a metà, paralizzati dall’equilibrio del 50% interiore: una parte di voi vorrebbe dirla, quella cosa, ma l’altra parte, di eguale potenza e misura, vi consiglia di lasciar perdere.

“Vado a destra. Anzi no: a sinistra. Però… Forse è meglio a destra. No no no su, non scherziamo: sinistra e via. Ma anche a destra…”

Ci si sente un po’ così.

Dualismo

Divisi. A metà.

Ma se guardiamo meglio…

 

3

Ancora un po’ più da vicino…

4

Eccoci! E’ lì che siamo, noi: nel minuscolo spazietto tra le due metà. Ma siccome, in termini di consapevolezza/conoscenza, siamo da gross come e pure peggio dei buoi, ci ritroviamo nell’assoluta certezza di essere il cerchio completo spaccato in due. Due anime in una, in perenne conflitto fra loro.

Ce n’è di lavoro da fare per non farsi catturare sempre dal rumore…