Se io vi chiedessi “Secondo voi, cos’è la paura?”, sapreste rispondermi? Come mi rispondereste? Dandomi la definizione simil-Treccani?
“Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso: più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente […]”Io non vi ho chiesto “come viene definita la paura”, ma “secondo voi, cos’è la paura”. “E’ un sentimento, è uno stato emotivo”. Eh… Quindi? Capite, quello che dite, o lo dite e basta? “Sentimento”, “stato emotivo”… Belle parole, ma… quindi?
Ok, ok, ok, facciamo un altro esempio e stavolta non ci sono scuse perchè riguarda un fenomeno che ci piace tanto e al quale siamo tutti estremamente soggetti: l’istinto sessuale. Cos’è l’istinto sessuale? Non vi chiedo di darmi la definizione di “sessualità”: vi chiedo se voi sapete cosa sia. L’avrete sperimentato qualche centinaio di volte, l’istinto sessuale, o no? E allora! Cos’è? Non vi ho chiesto “cosa fa” o “come si manifesta”: ho chiesto “cos’è”.
Bene, potrei già chiudere qui il post, ma vado avanti per esplicitare meglio un paio idee. Tanto per cominciare, il fatto di non sapere effettivamente cosa siano due aspetti quasi basilari della vita di ogni essere umano come la paura e l’istinto sessuale dovrebbe farvi suonare una campana d’allarme grossa così. Se non avete compreso due fenomeni che vi accompagnano ogni giorno da anni e anni e da decenni, capite bene che sarà ancora più complicato capire nozioni più recenti e magari meno invasive della vostra vita quotidiana.
Un altro aspetto riguarda il concetto di “comprensione”, sul quale mi sono espresso circa settecentotrentaquattromilacinquecentododici volte virgola otto. Ma adesso, con la “velocità ipnotica”, non c’è più scampo: più chiaro di così non si può. Fin da quando siete stati piccoli piccoli, avete ricevuto una montagna di informazioni/stimoli ma, con un po’ di fortuna, questa non è mai stata troppo alta per la vostra soglia di attenzione, per il vostro tempo di assimilazione. Crescendo, la quantità delle informazioni ricevute è aumentata con voi, sempre di più e, con essa, la vostra attenzione è stata costantemente frammentata in pezzi mano a mano più piccoli. A un certo punto, il vaso si è riempito fino all’orlo ma, invece di rallentare un attimo il ritmo, vi hanno continuato a riempire di acqua, per di più in quantità sempre maggiori. Dalle poche informazioni/stimoli che ricevevate giocando con le bambole o con i soldatini, adesso avete già qualche anno di televisione sul groppone, il vostro piccolo mondo si sta allargando, capite meglio le parole degli adulti attorno a voi, siete andati all’asilo e ora frequentate le elementari. Ancora non lo sapete ma, se non lo siete già, vi trovate pericolosamente sull’orlo dell’essere fottuti.
E’ solo questione di tempo. La vostra curiosità, meravigliosamente espressa tante volte tramite la domanda cruciale “Perchè?”, trova mano a mano delle risposte certe, sicure, assodate alle quali conformarsi. I fenomeni naturali che sperimentate, le emozioni, i sentimenti: chiedete “Cosa sono? Perchè?” e vi sarà risposto. Metterete da parte queste presunte “conoscenze”, crederete di averle davvero comprese e andrete oltre, mentre la quantità di stimoli/informazioni non accenna a diminuire.
Siete fottuti. A questo punto è una certezza matematica: siete fottuti. Da qui in avanti, se non si dà uno shock alla ruota, può solo peggiorare per gradi, ma siete fottuti. Se vi è andata incredibilmente bene siete giunti ai 10 anni d’età, se no pure prima. State già vivendo senza aver capito. Avete sperimentato dei fenomeni per i quali avete chiesto spiegazioni a chi, in teoria, avrebbe dovuto saperne di più. Queste persone, dall’alto della loro ipnosi, vi hanno risposto con la sicurezza di un sommelier di fronte a un bicchiere di Barbera dell’Esselunga. Voi avete assorbito la risposta e inserita nel vostro bagaglio di conoscenza. Non vi siete accorti, e non ve l’hanno mai detto, che la spiegazione ricevuta da altri in merito a un fenomeno/informazione vissuto in prima persona NON E’ conoscenza: è una spiegazione arbitraria. Sono parole, semplici parole.
Se già da piccoli non si riescono a comprendere i fenomeni basilari, è ovvio che da grandi si diventa intontiti, degli squilibrati schizofrenici. Poi si cresce, gli stimoli/informazioni aumentano a dismisura, non abbiamo assimilato la nozione di “vera conoscenza” o “comprensione”, per cui assorbiamo delle parole vuote credendo di averle davvero capite, e arriviamo come dei cretini a 20, 30, 40, 50 anni a renderci conto di non sapere nemmeno cosa sia la paura. Pensiamo di saperlo.
Questa l’ho letta da qualche parte un paio di mesetti fa, direi, e trovo calzi a pennello con il discorso: perchè fate colazione con latte e biscotti? O con il cappuccino al bar… Ci siamo capiti, insomma. Perchè non vi fate una bella costata di vitello con le patate al forno? Eh… Bella domanda. Ci sono rimasto anch’io come un idiota, quando l’ho letta.
Ipnosi. Avete assorbito un’idea senza capirla. Questa è stata poi rafforzata ogni singolo giorno della vostra vita, si è sedimentata, ha messo radici sempre più profonde, vi ha influenzato, continua a farlo e ormai vi influenzate da soli. Non è nemmeno più necessario il “rinforzo del sistema”, diciamo così. Voi potreste andare su un’isola deserta lontana dal resto del mondo e desiderereste di fare colazione con la brioche. Perchè? Boh.
Se vi facessi vedere delle foto di un bel donnino ammiccante in pose osè, so già quale sarà la vostra reazione. Perchè reagite così? Non lo sapete. Eppure, ogni volta che vi faccio vedere quelle foto, voi reagirete sempre allo stesso modo. Si capisce meglio cosa si intende quando si parla di “inconsapevolezza”? Quando è emerso prepotentemente l’istinto sessuale, in adolescenza, voi avete ricevuto questa informazione/stimolo ma non l’avete capita, non l’avete compresa, perchè nel frattempo i mille pezzettini nei quali è stata divisa la vostra attenzione si sono concentrati, in ogni singolo istante, su altri mille stimoli/informazioni e, anche quando avete cercato di capirne di più in merito, avete trovato risposte pre-confezionate, le avete assorbite e avete pensato di aver capito tutto. Con il tempo quelle risposte sono diventate anche le vostre e oggi, su un’isola deserta, vi basterebbe il semplice pensiero di un donnino nudo per scatenare la stessa identica reazione.
Do voce al sistema, nero su bianco, ok? “Ti ho riempito di informazioni, di stimoli, di distrazioni; ho sbriciolato la tua attenzione; ti ho convinto che basti memorizzare un concetto per poterlo conoscere veramente; Ti ho fornito una miriade di concetti da memorizzare e, per di più, te li ho forniti tutti imprecisi, quando non palesemente falsi. Ti ho posto un velo davanti agli occhi grazie a un bombardamento costante a livello sensoriale. Non te ne rendi conto ma stai facendo esattamente ciò che io ti ho detto di fare; stai pensando esattamente ciò che io ti ho detto di pensare; ti ho riempito con i concetti che a me fanno comodo; mi basta premere un tasto per ottenere esattamente la stessa reazione; ciò che ritieni importante è quello che io ti ho detto essere importante; ciò che è giusto è quello che io ti ho detto essere giusto. Stai vivendo senza nemmeno sapere cosa significhi “vivere”; i tuoi obiettivi sono quelli che io ti ho suggerito; sei arrivato al punto che io potrei tranquillamente sparire e tu porteresti avanti i miei insegnamenti in totale autonomia; sono entrato nella tua testa e nel tuo corpo. Ti ho convinto di essere ciò che pensi di essere; qualunque reazione avrai io l’ho già prevista, poichè i tuoi comportamenti si basano su quello che io ti ho dato. Ho sfruttato ogni modo e strumento possibile ed esistente per portare la tua attenzione dove volevo io e continuerò a trovarne di nuovi. I tuoi genitori hanno svolto un compito fondamentale e ti hanno portato dove volevo io, così come io avevo portato i loro avi di tante generazioni fa. Tu farai la stessa cosa con i tuoi figli. Quando esci con i tuoi amici, insieme rafforzate a vicenda le convinzioni che io vi ho dato e il vostro mondo sarà sempre più distorto. Ti ho bloccato a un livello infimo, in una scatola minuscola e non te ne sei nemmeno accorto; se vuoi provare a liberartene, ho cani da guardia ovunque; molti di questi non se ne rendono nemmeno conto. Posso convincerti di qualunque cosa: l’ho già fatto migliaia di volte, sai? Ti ho fatto vergognare di te e ora è diventato un processo automatico; ti ho fatto sentire in colpa e ora è diventato un processo automatico. Ti avveleno facendoti credere sia per il tuo bene. Ti tolgo il tempo, ti tolgo le energie tenendoti impegnato in attività discutibili e quelle poche energie che ti rimangono te le faccio sprecare da solo, nei tuoi pensieri, nelle tue preoccupazioni, nelle tue emozioni. Ti ho convinto che questa sia l’unica vita possibile, la vita vera; che questo sia tutto ciò che è possibile percepire. Ti ho reso schiavo e ti ho fatto dire “grazie”. Morirai senza avere mai vissuto e, quando te ne accorgerai, sarà troppo tardi. Ti ho trasformato in un robot sotto il mio controllo, ho goduto nel farlo e non smetterò mai, anzi: continuerò a perfezionarmi”.
A questo punto sorgerebbe una domanda lecita: come se ne esce? Come si esce di prigione? Intanto, primo passo fondamentale: accorgersi della prigione, divenire consapevole della sua esistenza, della sua forma, della sua sostanza. NON BASTA LEGGERE LE PAROLE DI UN TIZIO: BISOGNA COMPRENDERNE IL SIGNIFICATO. Altrimenti, a fine discorso, vi ritrovate così:
“Checcazzo ho letto?!”
Calma, calma, calma: tempo, tempo, tempo. Lentamente capirete cosa significhi “essere presenti” (ricordate la differenza tra “sentire” e “ascoltare” una canzone?) e alla fine diventerete consapevoli di una verità apparentemente assurda: non siete mai stati imprigionati. Siete sempre stati liberi. Sempre.
Che, se fossi io a leggere queste ultime due righe scritte da un altro tizio, sarei il primo a dargli del povero coglione. Ma è la verità, anche se al momento nè io nè molto probabilmente voi riusciamo a percepirla. Ma di questo ne parleremo la prossima volta…
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