24 dicembre 2013

Buon Natale!

Ragazzi e ragazze, vi auguro un meraviglioso Natale! E’ il simbolo della morte dell’ingannatore, del falso io, del diavolo, dell’ego, di quella cosa che identifichiamo con “noi” e la nascita della vera essenza. La ri-nascita, la seconda nascita spirituale (la prima è quella fisica derivante dall’incontro sessuale) per trascendere il mondo e conoscere i misteri della realtà. Poesia pura…

Quindi, BUON NATALE A TUTTI!

(e beccatevi ‘sto video)

15 dicembre 2013

Sul falso interprete in lingua dei segni alla cerimonia per Mandela…

Sono rimasto piuttosto di sasso. La sapete la faccenda, no? Durante la cerimonia in onore di Nelson Mandela allo stadio di Soweto a Johannesburg, un simpatico tizio vestito bene ha impersonato il ruolo di interprete in lingua dei segni dei discorsi delle varie personalità del mondo politico e non solo che si alternavano sul palco. Il problema è che costui non era un vero traduttore ma un cialtrone. Sorgono ovvie alcune domande: come ci è arrivato lì, sul palco, in un’occasione come quella? Dov’era la sicurezza? Tramite i media veniamo a sapere che è solo un pazzo schizofrenico che “vedeva gli angeli”. Mah… Sappiamo bene la marea di balle riversate quotidianamente dai grandi centri dell’informazione e la spiegazione del pazzo l’abbiamo già sentita parecchie volte… Poi magari è effettivamente così, non ne ho idea.

Comunque, già il fatto in sè lascia parecchio perplessi, ma ciò che mi ha più perplesso è l’incredibile irrilevanza data ad esso da parte della controinformazione. Avete visto il filmato? Notate l’ometto sulla destra quali gesti fa con le mani. Ce n’è uno clamoroso, ripetuto più volte tra l’altro. Questo.

Interprete Mandela

Si vede? Un bel paio clamoroso e ripetuto di corna. Quando ci ho fatto caso mi sono detto “Minchia adesso vedi nella controinformazione, specialmente in quella parte interessata al simbolismo satanico e ai rituali oscuri… Ne parleranno tutti come l’ennesima manifestazione della cabala satanista, o come il chiaro segno che Mandela era anch’egli devoto al Cornutazzi, o chissà cos’altro”. E invece, delusione incredibile. Nessuno se l’è filato minimamente. Evidentemente si sono tutti bevuti la versione del pazzo schizofrenico senza battere ciglio. Il che andrebbe benissimo se stessimo parlando di rincoglioniti totali che già di norma assimilano come verità assoluta qualunque cosa passi in tv o sui quotidiani, non importa quanto allucinante. Ma, diamine!, stiamo parlando di persone estremamente attente (a volte anche a sproposito), che vedono spesso e volentieri spiegazioni alternative a praticamente tutto ciò che accade nel mondo, azzeccandoci o sbagliando poco importa: ciò che conta è la perenne sollevazione di obiezioni alle spiegazioni ufficiali. Per di più negli ultimi anni l’interesse verso il simbolismo massonico-satanista è aumentato parecchio e se ne parla in ogni dove, nel mondo dell’informazione alternativa.

E poi si tralascia una roba così straordinariamente evidente?! Cioè deve essere uno che già ha espresso opinioni piuttosto forti verso l’argomento (tipo qui e qui), nella direzione di andare oltre e non rimanere impantanati nel discorso “oddio-ci-sono-simboli-satanisti-ovunque-per-questo-questo-e-quest’altro-motivo-oddio-oddio-oddio” magari solo perchè si crede al primo tizio che passa, a fare emergere la questione? Ma dai! Che delusione… Mi piace leggere articoli nei quali si parla dei diversi momenti in cui il simbolone del Cornutazzi emerge alla vista del pubblico perchè alla fine mi viene sempre in mente una domanda: quindi? Ok, restando al nostro caso tanto per fare un esempio: c’è un tizio che fa le corna e ipotizziamo pure che non sia il classico pirla pazzo ma sia stato mandato lì proprio dai soliti “Illuminati” (cambiamogli nome, però, perchè non se lo “meritano” manco pe niente) con lo scopo di mettere la loro “firma” sulla questione. Ok, quindi?

Allora, prima questione: intanto non abbiamo nemmeno la minima idea di cosa o chi cazzo sia Satana, manco sappiamo se esiste. Credete di saperlo perchè lo avete semplicemente letto in un libro che, tra l’altro, avete interpretato tramite schemi mentali arbitrari e imparati da altri che a loro volta gli hanno acquisiti da altri ancora e così via all’infinito. La realtà è che non ne avete la minima idea. Punto. Secondo: ok, gli indizi portano nella direzione di dire che gli “Illuminati” di ‘stocazzo siano effettivamente satanisti incalliti. Quindi? Va bene, ci sto, sono informazioni utili per avere una minima idea di quanto ‘sti idioti siano rincoglioniti e schiavi dell’egoismo e dei bassi istinti. Ma ora che lo sappiamo? “I simboli che lavorano in maniera inconscia”… ok, ma cosa vuol dire? Abbiamo davvero qualche tipo di esperienza in prima persona per capire veramente di cosa si sta parlando o ci attacchiamo solo alle parole di un filmato o di un tizio o di un libro? Conosciamo oppure crediamo di conoscere? Terzo: qual è il fine? Simboli ovunque… perchè?

Il fatto è che nella stragrande maggioranza dei casi in cui si parla dell’argomento “Illuminati-Satana-simbolismo” ci si ferma sempre alla superficie, alla mente, ci si appiccica ad idee lette o sentite ma mai davvero comprese dentro. C’è tanto rumore, tanto disturbo, tanta distorsione ma, a mio avviso, poca conoscenza profonda, quella vera, non quella prettamente intellettuale. Quando vedete uno dei simboli incriminati, cosa provate? Immediatamente parte un pensiero basato sulle informazioni con le quali siete entrati in contatto dall’esterno e da qui in poi sono tutte puttanate. Non c’è un vero sentire, non siamo abituati a “sentire” ma solo a interpretare e a giudicare, basandoci su idee altrui assimilate e mai comprese davvero.

Io la mia su Satana, il diavolo, il simbolismo, frizzi lazzi e mazzi l’ho già detta e non è propriamente uguale al mare di informazioni che ho letto a riguardo, anzi: c’azzecca poco o niente. Poi, oh: ci sta tutto…  Posso darvi solo un consiglio col cuore, dato che ci sono passato in prima persona? Non credete a ciò che leggete o sentite o vedete su argomenti delicati come l’ego, il diavolo, noi, Dio, l’Amore con la “A” maiuscola eccetera. Non attaccatevi ai discorsi. Prendeteli come un modo per stuzzicare il vostro sentire e vedere che sintesi ne esce. La vera conoscenza viene da dentro, non da fuori. La si sente intimamente, nelle viscere. Non parte dalla mente. Nel momento in cui avete un’esperienza davvero interiore, intanto la riconoscete al volo: non ci sono domande, improvvisamente sentite di conoscere con sicurezza qualcosa che prima vi sfuggiva o della quale avevate un’idea arbitraria e superficiale (ad esempio su Satana). Subito dopo diventate consapevoli del mare di cagate del quale eravate assolutamente sicuri fino a un attimo prima e finalmente sentite di riuscire ad andare oltre le immagini mentali che vi eravate fatti prima. La conseguenza è un cambio di atteggiamento: finalmente siete più consapevoli di quanta confusione ci sia in giro, di quanto il mondo sia sottosopra nel descrivere certi argomenti e quindi, nel momento in cui leggerete ancora di Satana et similia per esempio, riuscirete a vedere la questione con occhi diversi, più “allineati” al sentire interiore.

Me ne sono accorto una volta quest’anno a un matrimonio: il prete citava estratti dalla Bibbia e dai Vangeli e poi li interpretava a modo suo. E’ stato stranissimo perchè mi rendevo conto della discrepanza tra la sua interpretazione (canonica, imparata dall’esterno, standard) e la mia, più basata su esperienze interiori passate. Le parole erano sempre quelle, classiche, tipiche, le stesse contro le quali in tanti si scagliano definendole come roba da malati di mente o da creduloni. Eppure c’era tanta verità in quello che diceva. Si sentiva, la sentivo. Allora dov’è il problema? Nelle parole o nel nostro sentire individuale? Per il prete Dio era una cosa, per me un’altra molto diversa. Ma molto diversa. Per cui avrei dovuto pensare una roba tipo “Mamma mia, quante cagate sta dicendo”. E invece no. Cioè, effettivamente se mi fossi messo al suo “livello” canonico di interpretazione, quelle parole non avrebbero avuto il minimo senso. Ma mi sarei dovuto sforzare per farlo. Il sentire “naturale”, senza sforzo, invece, mi ha permesso di capire il significato più profondo delle parole e improvvisamente tutto aveva straordinariamente senso. E non ho dovuto fare nulla: veniva da sè.

Certi concetti sono troppo grandi, misteriosi e profondi per poter pensare di conoscerli solo tramite la mente. Solo dopo avere avuto un’esperienza interiore, un flash improvviso di comprensione, un’intuizione a ciel sereno, si ha un’idea chiara su un certo concetto. Per cui, a meno che non abbiate vissuto una simile esperienza in merito a Satana, tanto per rimanere in tema, cercate di riconoscere tutto ciò che pensate di sapere sull’argomento per quello che è: appreso dall’esterno e filtrato da schemi mentali, giudizi, pregiudizi e influenze di vario tipo. Può essere vero ma anche no, non lo sapete con certezza. Anche se siete convinti di sì… Non è la verità: serve solo per creare uno scontro, un’esplosione, un big bang grazie al quale la consapevolezza può emergere un po’ di più. Ogni “cosa” con la quale entriamo in contatto ogni giorno ha solo ed esclusivamente questo fine. Tutto qua, semplice.

(Oh non c’è niente da fare: anche stavolta che ero partito da un argomento più “terra terra” sono andato ancora a finire sull’etereo…)

11 dicembre 2013

Consumismo spirituale - parte III: le belle parole a pagamento

(se vi interessano, qui c’è la parte I e qui la parte II)

In questi ultimi giorni la mia attenzione è stata attratta, a causa del mio solito amico “di viaggio”, verso la legge di attrazione, il pensiero positivo e più in generale verso gli strumenti, o presunti tali, per ottenere ciò che si vuole, per realizzare al meglio la propria vita etcetera etcetera. Non sono argomenti nuovi per questo blog, anzi credo di averne parlato per la prima volta un paio di anni fa se non di più. Nel frattempo, però, l’esperienza ha portato nuovi consigli e tante intuizioni, per cui colgo la palla al balzo per aggiornare, rivedere e in buona parte correggere i miei passati articoli sul tema.

Partiamo con la cosiddetta “legge di attrazione”. Per quei due che non sapessero di cosa si sta parlando, detto in parole spicce la legge di attrazione è una meccanica per cui la realtà intorno a noi risponde ai nostri stimoli vibratòri, principalmente provenienti dal cuore (il più grande campo elettromagnetico del corpo) e dal cervello o, meglio, dalla mente e dai pensieri. Quindi, se penso intensamente ad una cosa qualsiasi e riesco a scatenare una forte reazione del cuore, questa cosa dovrebbe alla fin fine materializzarsi in qualche modo. Non proprio da abracadabra, eh. Una roba più soft. Le circostanze della vita che si vengono a creare fanno sì che, alla fine della fiera, quella qual cosa trovi un modo di entrare nella nostra vita.

Quindi: abbiamo lo strumento naturale per poter vivere felici. Vediamo di usarlo al meglio, no? Ecco entrare in gioco il pensiero positivo: devi pensare positivo, così questa positività si manifesterà nei fatti concreti della tua vita e potrai essere libero e felice. “Attiri ciò che sei”, in pratica: se sei felice, attiri felicità; se sei triste, incazzato, frustrato, attirerai tristezza, incazzatura e frustrazione. Non fa una grinza.

Ed effettivamente è così perchè la realtà è collegata con tutto il resto, con sè stessa, per cui ogni fatto che avviene “all’interno degli interni” ha per forza di cose un riflesso all’esterno. “Ciò che fate all’ultimo dei miei fratelli lo fate a me”, in sostanza.

Ma non bisognerebbe commettere l’errore di fermarsi qui. Questa bella roba qua non è il fine, ma solo uno dei tanti mezzi. Il fine è la consapevolezza, la vita. Ogni evento che si manifesta, da un semplice pensiero in su (o in giù), nasce perchè c’è la consapevolezza a renderlo possibile e l’unico, L’UNICO, scopo di quell’evento è la consapevolezza. L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega sono la stessa cosa. Gli opposti che si uniscono, il “due” che diventa “uno”. L’evento “nasce” dalla e nella consapevolezza con il solo obiettivo di mostrarla, di “morire” dando consapevolezza a chi di quell’evento è stato testimone in prima persona. Inizio e fine di un evento sono la stessa cosa: consapevolezza. L’utilizzo infantile (egoistico) della legge di attrazione è ad esempio quello col fine di fare soldi, o di trovare “l’anima gemella”, o di essere felici. Ci si attacca alle cose, perfino alla felicità e così facendo la si perde subito. Senza contare che manco abbiamo idea di cosa effettivamente sia la felicità, la realizzazione eccetera e quindi finiamo per inseguire desideri su desideri uno più stupido dell’altro.

Inoltre non si fa caso al problema di fondo di tutta la nostra esistenza: chi? Chi è che pensa/desidera/vuole/usa la legge di attrazione? Il passo successivo è capire proprio questo: la legge di attrazione è una vaccata colossale, almeno da un certo punto in poi, perchè presume sempre due entità: un soggetto senziente e un oggetto da ottenere. Siamo sempre i cani che corrono dietro al coniglio meccanico all’infinito. In realtà soggetto e oggetto sono la stessa cosa: “io e il mondo”, “io e gli altri”, “io e la mia vita” dovrebbero essere prese come semplici convenzioni espressive per descrivere a parole (quindi tramite la mente, quindi tramite il dualismo) un qualcosa che non ha separazione, non ha un “più” e un “meno”. Da dove origina il pensiero? Dalla mente? E la mente da dove origina? Da te? E tu da dove origini? Non sei tu ad attrarre qualcosa. Non sei nemmeno tu a voler attrarre qualcosa: è la realtà a fare tutto. La realtà attrae sè stessa, genera sè stessa, è l’inizio e il/la fine di sè stessa. Non c’è uno che crea e un altro che sperimenta il creato, non sono due entità diverse.

Sempre questo mio amico mi ha suggerito un paio di nomi di persone che trattano questi argomenti, ovvero Wayne Dyer e Antonio D’Elia. Ora, faccio una super premessa così da mettere in chiaro un punto ed evitare rompimenti di cazzo allucinanti: quello che scriverò su queste due persone e ciò che dicono è PURAMENTE una MIA OPINIONE PERSONALE. Non è un giudizio assoluto, una verità totale. Se poi non vi piace sono cazzi vostri; se prendete tutto come verità assolute sono cazzi vostri, io non c’entro niente. Fornisco solo il mio umile punto di vista.

Bene, torniamo al discorso. Su Wayne Dyer ho ben poco da dire perchè praticamente non ho avuto occasione di leggere un suo testo nè di approfondire un po’ il suo pensiero. Ho solo visto un pezzo di un video su Youtube e devo dire che non mi ha impressionato granchè, ma ho veramente troppo pochi elementi per farmi un’idea minimamente soddisfacente in merito. Di Antonio D’Elia ho visto un video di un’ora sempre sul Tubo e ho letto qualche post sul suo sito, quindi anche qua non è che lo conosca proprio tantissimo ma in questo caso onestamente quello che ho visto e letto è già più che sufficiente per suggerirmi di non approfondire oltre. C’è qualche elemento che mi porta a saltarlo piè pari, perchè è bravino però da un certo punto in poi non ha idea di cosa stia parlando e prova a nascondere questa sua ignoranza sotto il manto della sua sicurezza. Si sente proprio che, almeno da un certo punto in poi, escono parole svuotate di sentimento, vacue, di uno che parla senza avere alle spalle l’esperienza in prima persona di ciò che dice. Non so se sia in buona fede o meno, non ne ho idea. Comunque sia, a me non convince. Ecco gli elementi PER ME a suo sfavore:

1) sulla homepage del suo sito, appena sotto il suo nome, campeggia la scritta “life coach”. Già qui, se non mi fosse stato consigliato dal mio amico, per me la faccenda sarebbe stata istantaneamente chiusa. Ma va beh, andiamo avanti;

2) i suoi eventi, pardòn: i suoi workshop sono a pagamento e le cifre si aggirano sui 60-90€. Deduco creda davvero di avere nozioni nuove e sue esclusive da insegnare;

3) nel video che ho visto su Youtube parla di tante cose belle e condivisibili (tipo il fatto di smetterla di proiettare all’esterno la possibilità di essere felici) ma poi verso la fine è palese che non abbia la minima idea (consapevolezza) di cosa stia trattando. Inizia ad andare in crisi quando si addentra nel discorso della triade “mente-corpo-spirito”, che per lui è “mente-spirito-anima” con il corpo a tenere tutto insieme. 4 elementi?! L’universo si basa sul dualismo (2), che viene dalla scissione dell’unità (1). La totalità dell’esistenza è 3. 2 e 3 sono ovunque nell’universo: quando i due poli del dualismo (positivo-negativo, interno-esterno e via dicendo) si fondono insieme, emerge una “terza forza” che altro non è se non l’unità già eternamente esistente. Punto. Dov’è il “4”?

4) eccolo qui. No, scherzi a parte, il nostro Antonio inoltre continua ha ripetere “io ho intuito”. Ne è fermamente convinto, a quanto pare. L’intuizione viene da sè, non sei tu a chiamarla con la mente e non sei tu ad averla, a generarla;

5) non accenna alla questione del “chi sono?”, che è il fulcro dell’esistenza stessa e, se lo fa, si incarta in risposte superficiali e scontate. Ma d’altronde, se avesse un minimo di consapevolezza della faccenda, non si crederebbe neanche padre delle intuizioni… Va da sè;

6) ennesima prova della sua ignoranza in materia è quando dice che “noi siamo come i drogati: pensiamo che qualcosa ci darà la felicità e facciamo di tutto per ottenerla. Quando la otteniamo siamo felici per un po’, ma poi ricadiamo nell’insoddisfazione”. Verissimo, fin qui nulla da eccepire. Ecco però la magagna: “quando diventiamo consapevoli, all’inizio stiamo male, esattamente come i drogati vanno in crisi di astinenza. Ci vuole un po’ per assimilare la consapevolezza e stare bene”. Vaccata clamorosa. E’ vero l’esatto contrario: appena arriva la consapevolezza si sta da dio, la mente si arrende ed emerge una roba che è indefinibile da tanto è tranquillamente meravigliosa: dopo un lasso di tempo più o meno lungo, riparte il film mentale, tutto viene rimesso in dubbio e si ricomincia a star “male”. Non si torna indietro, però, perchè la presa di consapevolezza, grande o piccola che sia, rimane sempre lì: magari non ce ne accorgiamo a volte, ma ormai il cambiamento è irreversibile (e non è MAI, MAI, MAI negativo);

7) alla fine del video, per me, delira completamente quando dice che lui fa domande al suo spirito e questo gli risponde. Chi è che fa domande? Chi è che risponde? La consapevolezza è sinonimo di “conoscenza”. Non la conoscenza intesa come “qual è la capitale dell’Azerbaigian?” ma come comprensione intima della realtà. La consapevolezza non domanda: sa già la risposta, della domanda non gliene può fregare di meno. Il dialogo di cui lui parla è possibile solo ed esclusivamente quando ci sono 2 o più “entità”. Lo dice la parola stessa: “dia-logo”, come “dia-volo”, è implicita la presenza di due o più individui. Ma se c’è solo la consapevolezza, con chi parla? Se c’è una domanda c’è la mente, che è ignorante essendo ristretta alle leggi di questo piano di esistenza. Non sto dicendo sia sbagliato farsi domande, assolutamente no. Dico solo che, finchè ci sono le domande, significa che non si è ancora manifestata la consapevolezza su quel caso specifico. Appena si diventa consapevoli di qualcosa (non c’è nessuno a rispondere!!), le domande in merito smettono spontaneamente di sorgere, senza che noi siamo chiamati a fare niente. Questo ci porta al punto successivo;

8) tutto il discorso, specialmente nel suo sito, è farcito di ciò che la gente vuole sentirsi dire, ovvero: “sei un grande! Sei speciale, non sei come gli altri! Tu esisti e sei un figo della madonna! Vai e ottieni i frutti che ti spettano! Toh, ecco la legge di attrazione: realizzati! Diventa felice, dai che ce la fai!”. Ego che parla all’ego. Punto. D’altronde è un life coach, no? E’ ovvio che qualcuno in momenti di difficoltà o semplicemente ingenuo ci caschi come una pera cotta: finalmente ecco un tizio che stuzzica il tuo ego e lo fa stare bene dicendogli che è bellissimo. E’ molto più bello sentirsi parlare così, no? Se invece io vi dico che voi non siete un cazzo, di smetterla di volere le cose, di identificarvi con quel mare di merda che avete in testa, “Ooooh! Ma come ti permetti?! Stai cercando di mandarmi in depressione dicendo che non valgo niente?! Stronzo! Io sono stupendo, una perfezione della natura che te manco te ne fai un’idea, bastardo di merda!”. MA TU CHI???? CHI CAZZO SEI TU?? TU NON ESISTI, PORCA PUTTANA! Ma è ovvio che una roba del genere induca una reazione di rigetto tipo “ma questo è scemo. Come non esisto? Ma si droga? Poverino…”. E’ chiaro. Voi non volete essere felici: non volete sentire la consapevolezza, almeno non ancora. Voi volete solo uno che vi dica belle parole, così avete qualcos’altro a cui attaccarvi, qualcos’altro con cui definirvi. Siccome nella vostra vita state male e vi è stato insegnato a rifuggire il dolore e in generale tutto ciò che non rientra nella categoria completamente arbitraria e artificiale del “buono/piacevole” invece di accettarlo (e di farlo quindi sparire istantaneamente), allora vi attaccate alla qualunque purchè vi dia anche solo un momento di sollievo.

Siete meravigliosi, eh? Ma se vi state sul cazzo da soli! Vi illudete di farvi piacere tutto e di essere in pace con voi stessi perchè avete letto da qualche parte che bisogna fare così per stare bene. E’ normale, non c’è nulla di sbagliato: bisogna sbatterci la testa tante volte quante sono necessarie a farvi capire che sono solo cazzate, che non dovete fare nulla, che avete già tutto quello di cui avete bisogno anche adesso mentre leggete queste parole.

Ecco perchè, PER ME, Antonio D’Elia è soltanto un altro “ego malato che inquina il nostro inconscio collettivo”, come direbbe Bill Hicks. Se siete suoi fan e volete continuare a seguirlo, fate pure, davvero: datemi del coglione e ascoltate lui. Evidentemente è di questo che avete bisogno ora (mio amico incluso). Alla fine della fiera non ci sono bugie e verità: tutto ciò che esiste c’è perchè porta con sè intrinsecamente la verità, è da lì che viene ed è lì che torna, dal non-luogo nel non-tempo. Tutto, ma proprio tutto, è caricato della possibilità di rendervi consapevoli, di trascinarvi fuori dal dualismo e farvi scomparire, sciogliere nell’esistenza. L’arte fa proprio questo, e la realtà tutta è IL capolavoro artistico assoluto.