26 settembre 2011

Religione, scienza e spirito dicono la stessa cosa in modi diversi

Ovvero: per essere, devi non-essere. Chiedi ciò che hai e ti sarà dato.

Aah, i paradossi, meraviglie straordinarie che nascondono la Verità a chi si arrende alla loro apparente assurdità logica.

Ecco, la logica, questa pietra fondamentale su cui costruiamo il nostro piccolo regno mentale e nella quale ci rifugiamo quando qualche cosa ci rimane incomprensibile. In poche parole, la nostra (e sottolineo nostra) logica attuale classica può essere definita “logica esclusiva” oppure “logica dell’o”: un oggetto è freddo o caldo; una persona è buona o cattiva, e così via. E’ una naturale ed evidente conseguenza dell’idea di dualità.

Il che, sul piano fisico, può anche andare bene: un’auto è nera o blu o rossa. Sollevando leggermente il naso dal terreno e guardando un pelino più lontano, approfondendo lo sguardo, siffatta logica tende a non rivelarsi così veritiera.

La scienza sta arrivando a capire che tutto è interconnesso con tutto il resto; lo spirito dice che tutto è uno; Cristo insegna l’amore incondizionato verso il prossimo.

La scienza sta arrivando a capire che è utile immergersi emozionalmente e sentimentalmente in qualcosa come se già la si avesse, se si vuole ottenerla davvero; lo spirito dice che tutto l’infinito è qui e che bisogna solo scegliere tra di esso; la religione cristiana (scritto molto tra le righe, come l’asterisco nelle pubblicità delle macchine) afferma di pregare per ottenere ciò che si vuole ed avere una fede incrollabile nel processo (Gesù ne parlava così: “Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”, Marco 11:24).

Quello che la scienza non capisce, e non potrà mai capire con il paradigma attuale, è che la vera esistenza è il non-essere; lo spirito dice che l’ego è soltanto, da un certo livello in poi, un’illusione e che la vera essenza è il Niente e il Tutto contemporaneamente; la religione invita a rimettere sè stessi a Dio.

Sulla religione è giusto spendere proprio due parole: oltre ad essere stati rivisti, modificati, eliminati e prosciugati, purtroppo e per fortuna i testi della Bibbia sono molto aperti ad interpretazioni diverse e contrastanti. Forse anche per questo la Bibbia è chiamata “testo sacro”: è in grado di metterti davanti alla tua visione del mondo e della vita, visto che la si legge e la si interpreta in maniera personale (o almeno dovrebbe essere così). Ad esempio, Dio altro non è che l’Infinito ed è tutto ciò che è (quindi anche noi ci siamo dentro), che è stato e che sarà, incluso ciò che non è mai stato, che non è e che mai sarà ed intrinsecamente è ciò che percepiamo come amore. La fede è la sicurezza nel chiedere qualcosa che nell’infinito già esiste in ogni momento e che noi scegliamo di sperimentare. Il rimettere la propria volontà a Dio è la dissoluzione dell’ego, il capire che in realtà ognuno di noi non è soltanto uno, ma è nulla e tutto contemporaneamente.

Il resto è pressochè superfluo, accessorio: tutti i dogmi, i doveri e i divieti non hanno una grandissima utilità, a meno che non si scelga di darne loro o a meno che non se ne senta il bisogno.

Non so se avete notato, ma un paio di volte ho usato la “e” al posto della “o”. Ho scritto “la vera essenza è il Niente e il Tutto contemporaneamente”; “ognuno di noi non è soltanto uno, ma è nulla e tutto contemporaneamente”. Potremmo chiamarla “logica dell’e”, una sorta di logica quantistica, ed è estremamente importante se si vogliono davvero capire “le cose dello spirito”. Una volta assimilata, bam! si è a cavallo.

Tre visioni diverse, tre modi diversi per giungere a termini diversi che descrivono le fondamenta stesse della Realtà. Non è meraviglioso?

 

P.S.: per “la scienza”, vedi qui e qui.

 

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