23 giugno 2015

Il senso di responsabilità

L’altra sera, su Rai 3, c’era una puntata di “Ulisse: il piacere della scoperta” sulle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del ‘45. E’ stata molto interessante, segno che Alberto Angela & papino sanno anche fare delle buone cose: basta che non si mettano ad atteggiarsi a scienziologi della domenica con quell’aria altezzosa e saccente degli uomini di mondo che la sanno lunga su qualunque argomento. Perchè poi si rendono ridicoli, specialmente il vecchio Piero che, ricordiamolo, è uno dei fondatori del CICAP, organizzazione quantomeno ambigua quando si tratta di dirimere determinate questioni delicate. Basta una ricerchina su Google per capire di cosa sto parlando (qui, per esempio).
Ma la puntata su Hiroshima e Nagasaki mi è piaciuta, devo dargliene atto.
C’è stato un punto che mi ha spinto a una riflessione sul senso di responsabilità e sulle qualità etiche e morali delle persone che ricoprono ruoli di più che discreto rilievo in ambito sociale. A un certo punto, nella puntata di “Ulisse”, c’è la testimonianza di un ex soldato americano, Morris Jeppson, che il 6 agosto 1945 si trovava sull’Enola Gay per armare la bomba che da lì a pochi minuti avrebbe causato su per giù 250.000 morti. Potete guardare il pezzo interessato qui, più o meno a 1 ora e 7 minuti del video. Riporto comunque le sue parole.
- Andammo tutti verso l’oblò per guardare giù. E ovviamente a quel punto il sollievo per il fatto che la bomba aveva funzionato si trasformò in angoscia, perchè quella era una scena davvero difficile. Si vedeva la nuvola di fumo in ebollizione e le fiamme che salivano dalla base. La nube salì rapidamente fino a quasi 10 chilometri d’altezza. Credo che tutti provassimo le stesse cose: che fosse deprecabile distruggere in quel modo una grande città. E’ ovvio che, se sei un militare e vieni addestrato a portare avanti delle missioni, fai quello che devi fare. Ma dal punto di vista storico, il fatto che si sia messo fine a quell’invasione, è sufficiente per poter affermare che ne è valsa la pena: doveva essere fatto.
- Pensa che lo rifarebbe?
- Sì, certamente.
Solo io ci vedo un’estrema freddezza, in questa dichiarazione? Non è stato deprecabile ammazzare 200 e rotti mila persone dal nulla: è stato deprecabile “distruggere in quel modo una grande città”. La scusa, poi, è la solita, quella che tante volte abbiamo sentito reggersi a difesa dei peggiori nazisti: si stavano solo eseguendo gli ordini. Troppo comodo, così. Gli ufficiali del Reich (i pochi che hanno trovato) sono stati, giustamente, processati e condannati per le atrocità commesse sotto lo scudo del “quelli erano gli ordini”. Il signor Jeppson e gli altri presenti sull’Enola Gay, esecutori di un ordine e direttamente responsabili della morte di oltre 200 mila persone, sono invece diventati degli eroi, tanto che Morris fu insignito della Silver Star Medal, la terza più alta decorazione al valor militare dell’esercito degli Stati Uniti. E oggi noi ci scandalizziamo quando un cretino a Kabul fa saltare una bomba ammazzando 7-10 persone… E lo chiamiamo “terrorista” trattandolo peggio, molto peggio di un animale feroce.
Tramite l’osservazione degli eventi abbiamo capito che lor signori, quelli nascosti dietro le quinte, dietro il ridicolo e decadente palcoscenico propinatoci dai media quotidiani, lavorano sempre in questo modo: vogliono compiere un’azione chiamiamola “discutibile”, magari violenta o comunque controversa; non potendola attuare così, su due piedi semplicemente, devono convincere la cosiddetta “opinione pubblica” (ahahahah) della necessità di siffatta azione. E’ il famoso schema problema-reazione-soluzione del quale avrete già molto probabilmente letto in giro.
Così, la responsabilità viene scaricata sulle persone comuni. “Lo avete voluto voi, noi abbiamo la coscienza a posto”.
1941. Pearl Harbor, Hawaii. Gli Stati Uniti tengono la flotta navale nella zona di confine con l’area sotto il controllo giapponese, fino a sconfinarvi più volte. I giappi, naturalmente, non si fanno pregare troppo e per tutta risposta il 7 dicembre lanciano il famoso attacco a suon di kamikaze e mitragliatrici fumanti.
L’azione di lor signori era il far entrare gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, ma fino a quel momento si dimostrava inattuabile: circa l’80% della popolazione statunitense, infatti, era contrario all’intervento diretto nel conflitto. Arriva Pearl Harbor e, magicamente, tutti spingono per fargliela pagare, a quei dannati occhi a mandorla. “Oh, noi non volevamo entrare in guerra. Adesso, però, dopo questo attacco odioso, è il popolo americano a volerlo”.
Stessa storia con l’11 settembre.
Ma la responsabilità funziona pressapoco così anche con le elezioni: tu deleghi (leggi “dai il tuo consenso”) un tizio, o una tizia, per prendere delle scelte e, da quel momento, lui o lei agisce su tuo mandato. La responsabilità è tua: tu l’hai votato/a perchè ti sono piaciute le sue proposte, le hai avallate e ora questa persona agisce in tuo nome e per conto tuo. Diventa tuo rappresentante. Quando poi Hollande, ad esempio, si dimostra oggettivamente un filo stronzo sulla questione immigrati, quale pensiero scatta quasi inevitabilmente nei nostri cervelli bacati? “’Sti cazzo di francesi, va che bastardi che sono!” Ora, è vero che mediamente proprio simpaticissimi non sono, ma qui non si sta parlando di tutti i francesi: Hollande la pensa così, non necessariamente il salumiere dell’Esslongue (l’Esselunga d’oltralpe) o l’autista-corriere del Bartolèns (il Bartolini francofono). Però, Hollande l’hanno votato i francesi: ergo li rappresenta: ergo, se lui segue una determinata linea di pensiero o di azione, questa stessa linea è quella dei francesi tutti.
I capi giapponesi, negli anni ‘40, erano filo-nazisti. Non paghi di siffatta carta d’identità, ordinarono l’attacco a Pearl Harbor, inimicandosi ancor di più il popolo americano. Ma il salumiere dell’Esselunghishito e l’autista-corriere del Bartoloshi avevano davvero a cuore la guerra? Ci pensavano costantemente? La volevano a tutti i costi? Ne dubito fortemente, ma ormai il danno era fatto: i giapponesi tutti divennero i cattivi e si doveva ammazzarli peggio degli animali. E di persone comuni come il salumiere e l’autista-corriere ne sono morte, in un sol colpo, DUECENTOCINQUANTAMILA. Gente che stava iniziando tranquillamente una giornata come le altre, tra scuola, lavoro, passeggiate, chiacchiere e commissioni varie.
Non bastasse questo, ad attacco ultimato il presidente della terra delle libertà e delle opportunità, Harry Truman, rese partecipe dell’impresa il suo popolo. In che modo? Dicendo, alla radio, che era stata bombardata una base militare. Il rappresentante ultimo della gente, quello che gli americani votarono come erede di Franklin Delano Roosevelt, mentì spudoratamente e impunemente ai suoi stessi mandatari, dimostrando un livello di etica e coscienza (oltre che di responsabilità) pari a zero virgola zero. E comunque sia era stato il popolo americano a domandar vendetta per Pearl Harbor.
Grazie a questi fatti, e a molti altri, gli americani hanno la fama degli imperialisti colonizzatori senza scrupoli e conquistatori subdoli del globo terracqueo. Ma non penso che il salumiere della Long Esse o l’autista-corriere della Bart-o-Leen abbia come priorità assoluta di ogni sua giornata il pensiero di trovare un modo per rovesciare Assad e sfasciare il Medio Oriente tramite il fantoccio ISIS. Ma dopo l’11 settembre virtualmente tutti noi cosiddetti “Occidentali” avevamo il dente avvelenato nei confronti di Bin Laden, dei talebani e degli arabi in generale e chiedevamo NOI che si facesse qualcosa in merito. La responsabilità di quattro stronzi con manie con grandezza è stata scaricata, e viene costantemente scaricata, su tutti noi, poveri salumieri e autisti-corrieri di tutto il mondo che vogliamo semplicemente vivere le nostre vite tranquille.
Finchè nelle posizioni un minimo rilevanti ci saranno persone così, state tranquilli: il mondo non migliorerà.

Fonti:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-57ab9510-6679-47ca-bc5c-8a8951793498.html#p=0
https://it.wikipedia.org/wiki/Morris_R._Jeppson
http://www.altrainformazione.it/wp/il-caso-pearl-harbor/
http://www.lasecondaguerramondiale.it/pacifico01.php

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Mattia, ti seguo da tempo e mi sono sempre trovato d'accordo con i ragionamenti che fai, ma questa volta non sono d'accordo. Perché la responsabilità nasce sempre da ognuno di noi, individualmente, e poi si riflette sulla collettività. Ad esempio, vero è che praticamente tutte le guerre sono organizzate dai cosiddetti "Oscurati", come li chiami tu, che creano e finanziano entrambi gli schieramenti in campo, armandoli; ma poi, quelle armi, chi le usa? Le usa mio figlio, che è "un Navy Seal" (orgoglio di mamma), mio padre, che è pilota di caccia, mio marito che è comandante di sommergibili (si sa, il fascino della divisa), mio fratello, che guida carri armati ecc...Cioè, insomma, ma chi minchia ce lo porta un contadino italiano analfabeta, nel 1943, a farsi migliaia di chilometri a piedi, nella steppa sconfinata, a 40 sottozero, a STALINGRADO, per combattere il nemico?? Forse la leva obbligatoria, ti venivano a prendere a casa con la forza. Si, ok, ma chi ti veniva a prendere a casa con la forza? I carabinieri. E chi sono questi carabinieri? I nostri figli, i nostri mariti, i nostri padri, i nostri fratelli.... Ora mi chiedo, se io ho un marito, un figlio, un padre, un fratello, qual è il mio atteggiamento nei suoi confronti? Sono orgoglioso di lui, o gli dico: MA CHE CAZZO STAI FACENDO? MA DOVE MINCHIA STAI ANDANDO CON QUEL FUCILE?
Ciao, Carmine.

Ciccio ha detto...

Molto giusto. La cosa simpatica è che il volere (si fa per dire) del popolo conta solo in questi casi di problema-reazione-soluzione, quando il problema è creato apposta per la soluzione che hanno già in mente. Quando invece, ad esempio, il popolo non vuole l'euro, o addirittura volesse essere padrone della propria moneta invece che schiavo delle banche, la sua volontà è carta igienica per i potenti e per i loro fantocci (cioè i capi politici che conosciamo).
E comunque gli americani, per definizione, non saranno mai colpevoli di crimini di guerra, nè tantomeno di crimini contro l'umanità.
Infine, qualcuno si è mai chiesto perchè non abbiano sganciato le atomiche in Germania?

Saluti a te e a tutti i lettori,

Ciccio

Ciccio ha detto...

P.S: al primo capoverso, penultimo rigo ci andrebbe "dirimere" al posto di "redimere"

Mattia ha detto...

@Carmine: non so se ho capito bene quello che intendi dire, nel senso che mi sembra tu dia ragione a quello che ho scritto: le guerre sono segretamente volute da alcuni tizi ma, per attuarle, scaricano la responsabilità sulla gente comune invogliandola a chiedere si faccia qualcosa per risolvere un problema (solitamente creato ad arte). Per cui i responsabili, da quel momento in poi, diventano i soldati, ad esempio. I potenti, visibili e nascosti, rimangono sempre "nel mezzo" delle responsabilità: non agiscono senza il ocnsenso "popolare" e poi scaricano la responsabilità delle successive azioni proprio sulle persone comuni o su "sottogruppi" di queste ultime (i militari, tanto per stare nell'esempio).
E io, se avessi un fratello, un figlio ecc. militare, gli vorrei sempre un mondo di bene ma un bel "CHE CAZZO STAI FACENDO? MA DOVE MINCHIA STAI ANDANDO CON QUEL FUCILE?" non glielo toglierebbe nessuno.
Dimmelo, se non ho capito un cazzo del senso del tuo commento. In questo caso, scusami ;)

@Ciccio: giustissimo. Vogliamo ricordare il referendum in Irlanda sul Trattato di Lisbona? Votano una volta e l'adesione al Trattato viene respinta. Ma naturalmente non può andare a finire così. Si indice una nuova consultazione popolare pochi mesi dopo sullo stesso medesimo argomento (!!!!), bombardamento mediatico a nastro e sorpresa! La gente vota sì. Basta, da lì in avanti non si è più tornati a votare sulla questione.
P.S.: hai ragione, ho proprio sbagliato a scrivere. Corretto. Grazie ;)

Anonimo ha detto...

Si Mattia, è vero probabilmente diciamo la stessa cosa ma anche io mi sono espresso un po' male, anche perché credo che questo argomento sia il nocciolo centrale di tutta la questione, cioè la RESPONSABILITA'. La parte che mi trova in disaccordo con te è quella finale dove dici che il salumiere o l'autista-corriere non hanno come priorità della loro giornata rovesciare Assad ecc... ma vogliono semplicemente vivere tranquillamente la loro vita. Secondo me, la responsabilità non è solo del soldato che usa il fucile che gli viene messo in mano e che si limita ad eseguire degli ordini, e uccide un innocente salumiere e autista-corriere, ma è anche del salumiere e dell'autista, che magari provano schifo per le atrocità commesse a Hiroshima e Nagasaki, e contemporaneamente sono orgogliosi del figlio colonnello dell'aeronautica e del padre ammiraglio! Certo, questo succede perché come dici giustamente, votando, noi deleghiamo un tizio per fare delle scelte per contro nostro, gli cediamo il potere. Ma questa delega, questa cessione di potere, secondo il famoso "come in cielo così in terra", non può essere che la naturale conseguenza della cessione di potere che singolarmente facciamo nella nostra vita di tutti i giorni: SE trovo la donna/uomo dei miei sogni che si innamora di me, SE trovo il lavoro dei miei sogni, quando avrò la casa dei miei sogni, Se tizio si comporta secondo le mie aspettative, ALLORA si che sarò felice!! Ma poi, regolarmente, l'uomo/donna della nostra vita ci lascia, finalmente ho la casa dei miei sogni, PERO' se avessi anche...ALLORA si che sarei veramente felice, tizio regolarmente non si comporterà come ci aspettavamo.... cioè deleghiamo ad altri il potere di renderci felici, cioè abbiamo fatto di noi stessi dei sudditi, che maledicono il potere!! Il mondo non cambierà quando nelle posizioni rilevanti ci saranno delle persone perbene, il mondo cambierà quando ognuno di noi, SINGOLARMENTE, smetterà di DELEGARE a cose e persone esterne il POTERE di renderci felici, quando insomma diventeremo noi i SOVRANI di noi stessi creando consapevolmente la nostra realtà, dove il mondo esterno ubbidirà ai nostri ordini.
Ciao Carmine.

Mattia ha detto...

Non ho altre domande, vostro onore :D
Scherzi a parte, se non è il nocciolo centrale della questione, poco ci manca e sono totalmente d'accordo con te. Le deleghe che mettiamo in atto ogni singolo giorno sono tantissime e molte pure stupide, tipo quelle che dici tu sul lavoro dei sogni eccetera. Per questi capricci bisognerebbe parlare anche di tutta la parte relativa a sè stessi, l'infelicità latente, la mancanza di contatto con quello che alcuni chiamano "vero sè", "sè superiore", Dio ecc, dato che la delega della propria felicità deriva dall'assenza di felicità dentro di sè. O, per meglio dire, dall'incosapevolezza/non percezione di quella verità della quale l'umanità va parlando da minimo qualche millennio. Se ti interessa, 3 anni fa avevo scritto un articolo in merito: Dipendenza dal mondo: questo è consumismo spirituale .

Sul fatto che, anche se ai posti di comando sedessero brave persone non cambierebbe nulla, sono d'accordo fino a un certo punto. Mi spiego. Le persone, non importa se bambini o adulti, hanno la tendenza all'imitazione. Un tizio o una tizia di un certo spessore, che vede il ruolo di leader in maniera molto più umile e molto meno egoista rispetto al normale in seguito a un sentire interiore molto più profondo (quindi non il Papa...), può fungere da esempio per dare una visione diversa alla gente. Utilizzando gli strumenti del "sistema" stesso (i quali, in quanto strumenti, non sono nè intrinsecamente buoni nè cattivi) potrebbe piano piano modificare la visione che la gente ha di sè e del mondo lavorando sulla percezione. Così, si avrebbe la possibilità di far capire meglio alla "massa" come sarebbe più saggio riprendersi tante delle responsabilità fino a quel momento delegate al mondo esterno.

Anche per questo motivo, ad esempio, penso che se si volesse davvero rompere le uova nel paniere bisognerebbe iniziare non dalle banche ma dai mezzi di informazione perchè sarà anche vero che le banche centrali e non, con il signoraggio, il debito ecc. rappresentano probabilmente la parte cruciale dei problemi sociali, ma se la gente non riesce a percepire l'inganno non si va da nessuna parte. E come fanno le persone ad avere una percezione del mondo al di fuori del proprio campo visivo e uditivo? Tramite la tv e i giornali, che poi vanno a consultare anche su Internet. E già negli ultimi 4-5 anni sono aumentati abbastanza quelli che provano a uscire dal mainstream dell'informazione, ma la stra-grande maggioranza (compresi alcuni di quelli che, pur con buona volontà, rimangono impigliati nei metodi di "contro-offensiva" del sistema) ci è ancora dentro in un modo o nell'altro e, se non si agisce sulle testate di propaganda principali, non avranno mai neanche lontanamente consapevolezza dei reali problemi.

Chissà se mai succederà, un giorno...

Ti ringrazio per i commenti, Carmine ;)

Anonimo ha detto...

Si Mattia, vero quello che dici che si dovrebbe iniziare dai mezzi di informazione, ma ho come la vaga sensazione che si faccia un'accurata selezione su chi dovrà diventare direttore di un giornale o di una televisione, e che la principale caratteristica che deve avere sia, come dire, una supina e acritica predisposizione all'asservimento....D'altronde, restando sempre nel campo della televisione, basta vedere quello che è successo in Italia per esempio, quando negli anni 70 c'era ancora qualche cervello pensante e che provava a rompere i coglioni a lorsignori, e chiedeva che la Rai, televisione pubblica, fosse maggiormente rappresentativa degli interessi non solo di chi governava e dei soliti potenti, ma anche del restante 99%. Per tutta risposta, lorsignori, ci hanno rifilato un giovane imprenditore milanese, cavaliere del lavoro, che dopo aver fatto fortuna nel campo immobiliare, aveva da poco iniziato l'attività di editore televisivo, ancora a livello solo locale, ma che ad inizio anni 80 si estenderà a livello nazionale, "regalandoci" la meravigliosa TV commerciale.....Come dire, dalla padella alla brace!! La vedo nera la situazione...
Carmine.

Mattia ha detto...

Certamente. Il mio era uno scenario pesantemente teorico, una remotissima possibilità da libro di testo, quasi un'utopia. Però il principio resta valido: se vuoi smuovere le persone, devi agire sulla loro percezione, perchè alla fine della fiera parte tutto da lì (e lì tutto torna), in ogni ambito della vita.

Ciccio ha detto...

Assolutamente l'informazione è la madre di tutti i problemi. Per fortuna di ciò si stanno accorgendo in tanti. Però c'è da dire che l'informazione che riceviamo dipende dai grandi gruppi economici, dalle banche, dai politici, dalla mentalità creata ad arte etc...
è tutto collegato. Capire che tutto è collegato (anche nella vita spicciola delle persone), secondo me, è il primo passo decisivo verso l' illuminazione.