23 dicembre 2006

Videogiochi "assassini"

Essendo un ragazzo di 19 anni, non posso non parlare della questione videogiochi "violenti", accusati di istigare tremende reazioni da parte dei ragazzi.
A parte il fatto che esiste un sistema per definire i contenuti di un videogioco chiamato PEGI (questo sistema evidenzia, sul retro della confezione del videogioco, cosa esso contiene: scene di sesso, violenza, droga, ecc. ed indica, anche, un limite minimo di età sotto il quale una persona non ci può giocare. 7+, ad esempio, indica che i bambini sotto questa età non possono, o non potrebbero, giocare a quel videogioco), e che, quindi, non servirebbe un authority per dividere i videogiochi violenti da quelli non. Basterebbe che il negoziante segua le regole, evitando di vendere videogiochi più "adulti" a dei bambini, e, soprattutto, che i genitori seguano i propri figli, facendogli capire cosa non devono fare nella vita reale. Basta.
Ma, ovviamente, no. Bisogna creare il panico per dei videogiochi!? Io sono cresciuto con i videogiochi. Ormai sono 13 anni che mi diverto con i videogiochi e sì anche con quelli violenti, con zombie, sparatorie, droga, sangue, mostri, demoni. Ma non ho mai ucciso nessuno.
Invece di rompere le balle per queste cose, senza, tra l'altro, informarsi prima sull'argomento, che pensassero un po' a sistemare questo paese.
Si dice tanto che i bambini guardano troppa televisione. Ma se togliamo loro i videogiochi, non ne guarderanno di più? Esistono solo nei videogiochi sesso, droga, violenza, ecc.? Basta guardare anche solo 10 minuti di televisione per trovare tutti questi aspetti.
Quindi, smettiamola di sparare ca****e e lasciamo in pace questi bambini.

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