Pandemie: il grande bluff.
“Io non mi vaccinerò per la AH1N1”. Non è la dichiarazione di un cittadino qualunque. A dire questa frase, durante un Convegno tenutosi a Milano, è stato il Vice Ministro alla Salute Ferruccio Fazio. Colui che è la voce protagonista di questo ultimo – in ordine di arrivo – feuilletton che parla di Virus, sigle, animali e Case Farmaceutiche.
Fazio dichiara che non si vaccinerà per l’ennesima influenza a trasmissione animale “Perché ho più di 65 anni” dice. Ma conferma che si vaccinerà per l’influenza stagionale. La piena libertà di decidere è un Diritto. Che dovrebbero avere però, tutti i cittadini.
Ma non è esattamente così.
Nel grande carrozzone delle nuove influenze, orpello distorto della nostra epoca, c’è una serie infinita di elementi. C’è la “novità” degli ultimi dieci anni, per cui ogni anno un nuovo virus sembra decidere di spostare la sua attenzione da un animale qualunque all’essere umano. Fin qui, nulla di strano. Semmai, ciò che appare bizzarro, è come mai solo nell’ultima manciata di anni, si siano ripresentati – aggressivi ed enormemente virulenti – virus che per decine e decine di anni, non avevano assolutamente fatto parlare di se.
Provate a pensare tornando indietro nel tempo: prima di Mucca pazza, gallina folle, maiale impazzito…ricordate per caso catastrofici eventi legati ad un ceppo influenzale a trasmissione animale? No. Le cronache non riportano nulla del genere. Forse, eravamo troppo presi dalle radiazioni mortali fuoriuscite della centrale nucleare di Chernobil. O dalla fuoriuscita di 30 kilogrammi di diossina dalla fabbrica di profumi di Seveso: la Icmesa. Probabilmente, fatti troppo gravi per dare seguito ad una povera influenza che al massimo, fa colare naso ed occhi e ti fa salire la febbre di pochi decimi.
Di Seveso e Chernobil, le cronache non parlano più. Anche se le aule giudiziarie lavorano ancora alacremente ad inchieste ed evoluzioni sulla salute – terribili – riconducibili ai due disastri ambientali.
Forse, dopo le grandi tragedie di Chernobil e Seveso, non si è trovato più nulla di tanto eclatante da far muovere l’enorme carrozzone internazionale capitanato dall’O.M.S. e dalle industrie più potenti del mondo: quelle del comparto farmaceutico. Sta di fatto che, a memoria di uomo, le cosiddette pandemie sono storia recente, a meno che si vada a ritroso nella storia di molti, molti anni.
Fa certamente tremare il pensiero che, l’industria farmaceutica sviluppa il proprio business sul male degli esseri umani. Sissignore: sul male. Se tutti fossimo in ottima salute infatti, in meno di un mese tutto il comparto industriale chimico dedicato ai medicamenti, chiuderebbe i battenti. O al più, dovrebbe freneticamente studiare un nuovo settore di business. Chiaro e lineare.
Così, il dubbio che possa esserci una sorta di “piano strategico” operato occultamente – ma non troppo – al fine di adempiere al compito di “sanare gli ammalati”, permane. Per sanare un gran numero di ammalati, occorre un gran numero di medicine. E la sfida di produrre medicine non per gli ammalati, ma per l’ipotesi di possibile e futura malattia, è il massimo che si possa escogitare. Opera magna di marketing e comunicazione integrate a livello mondiale.
Oggi si corre a comprar vaccini. Non medicamenti che curino un malanno esistente. Si corre a farsi iniettare un male: il virus. Con l’idea di creare all’interno del proprio organismo gli anticorpi necessari a combattere la remota eventualità di un contagio dal virus del momento. Una follia. In tutti i sensi.
Si anticipa ciò che con molta probabilità e statisticamente non avverrà mai. Si rinnova il culto del “bene a tutti i costi” e costi quel che costi. E ci si immola al Dio potere farmaceutico, senza avere la più pallida idea di ciò che si sta compiendo contro l’organismo umano. Divenuto ormai, solo strumento di analisi e sperimentazione. Soggetto di test. Contenitore di tutto ciò che il mondo economico decide di farlo divenire.
Se ognuno di noi, riflettesse lungamente su tutto questo, riscoprirebbe probabilmente in breve tempo, un equilibrio ormai battuto dalla fretta di dover fagocitare informazioni che piuttosto che tranquillizzare, portano l’individuo a correre verso un qualsiasi riparo. E questo riparo è prontamente proposto da chi – appunto – miete vittime mentali. Oppresse da un terrore ormai nascosto in ogni piega della mente.
Non importa se molte di queste informazioni sono palesemente e paurosamente contraddittorie ed insane. Come quella che permette di vaccinare bambini di appena sei mesi: organismi nascenti, fragili, in sviluppo. Cui il Dio denaro impone il tragico mistero della sperimentazione umana.
Il diktat ormai per tutti è: debellare il male. Ad ogni costo. E poco importa, se il male esiste o meno. Approfondire, imparare, comprendere… troppo faticoso per chi ormai è stato convinto che può fidarsi ciecamente del Potere. Un ago conficcato nella pelle, fa meno male della fatica estrema di dover aprire gli occhi, la mente, le orecchie. Farli divenire espansori della comprensione e poi, metabolizzare la realtà delle cose e conseguentemente…decidere.
Non so dirvi quale sarà la prossima influenza virulenta, quella della prossima stagione. Non ne conosco il nome. Ma so perfettamente, che verrà anticipatamente “curata” dagli stessi vaccini, creati dalle stesse case farmaceutiche che da anni ormai, vedono schizzare in alto le loro azioni societarie “grazie” a questa grande mistificazione internazionale. Che vede tristemente protagonisti “garanti” che non garantiscono più nulla. Ai cittadini di tutte le nazioni.
Per quanto riguarda l’Italia poi, l’ulteriore triste nota dolente: il Ministro Sacconi e la sua consorte, nominata Direttore Generale di Federfarma nel 2005. Conflitto di interessi? Non solo. Conflitto di ragioni: fra Stato e Cittadinanza.
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