L’umanità è troppo forte. Si crogiola nella sua presunta sapienza sulle “cose” dell’universo e ancor più su quelle del mondo senza accorgersi dell’immensa trave di ignoranza conficcata nel suo occhio. Un paio di mesi mi chiedevo, a titolo d’esempio, perchè la gravità sia come è, sottolineando come la scienza, alla prova dei fatti, non comprenda effettivamente il funzionamento di tale forza (e di tutte le altre) ma si limiti soltanto a descriverne gli effetti esteriori. Aveva ragione il mio prof di fisica generale. In realtà non era propriamente il prof del mio corso, ma un altro venuto ad aiutare il suo collega per l’esame orale. Durante la mia interrogazione, dalla quale dovevo ricavare solo 1 punto per avere la sufficienza totale all’esame, mi chiese di spiegargli la legge di gravitazione universale e io gli recitai la formuletta, aggiungendo qualche parola per descrivere cosa indicassero i vari fattori. Al che lui mi interruppe e mi chiese: “Ma perchè è così?” Gelo totale. Ma come “perchè”? Cosa vuol dire? “In che senso?”, dissi. “Perchè è così, da dove viene questa formula?” Abbozzai una risposta. Più che altro ripetei all’incirca quello che avevo detto trenta secondi prima. No, non era la risposta giusta. Alla fine risolse lui l’imbarazzante arcano con una spiegazione che onestamente non ricordo, comunque era sempre un modo diverso di dire ciò che gli avevo già esposto io. Risultato: bocciato. Madonne e santi del calendario a nastro, terremoti e tempeste in Paradiso, muri spaccati a testate, bambini mangiati: insomma, non la presi troppo bene e le maledizioni lanciate al canuto bastardo avranno sicuramente fatto contento Satana.
Ora, a 5 anni di distanza, cazzo aveva ragione lui: perchè la gravità è così? La sua fu una risposta scientifica classica, quindi elusiva della questione e non risolutiva, ma la domanda fu quanto mai azzeccata.
Eppure abbiamo questa “cosa” davanti agli occhi tutti i giorni. Non ne conosciamo il funzionamento vero, men che meno il motivo per il quale è fatta così, ma nonostante ciò la consideriamo assolutamente normale, banale, ripetitiva, noiosa e ci sorvoliamo bellamente sopra invece di restarne esterrefatti e in contemplazione. E’ una magia, per noi, in quanto non ne comprendiamo il trucco ma, invece di restare a bocca aperta alla vista dello straordinario numero del “mago”, facciamo spallucce (quando va bene) e andiamo avanti come niente fosse, tronfi delle nostre (iper-superficiali) conoscenze.
Ecco il momento nel quale l’uomo ha iniziato a fare casini: quando ha smesso di entusiasmarsi dell’intima comprensione della natura, del mondo e dell’universo e ha invece iniziato ad analizzare, etichettare, spiegare mentalmente; quando ha smesso di essere un bambino (ricordate “lasciate che i bambini vengano a me”? Non fermatevi alle parole, provate a capirle); quando, non ho idea del come, ha cominciato a non comprendere più interiormente la magia dell’esistenza, sua personale e di tutto il resto; quando ha cominciato a parlare a vanvera di quante ne sapesse e, più in generale, quando ha cominciato ad attaccarsi troppo ai concetti, da Dio in giù. Un attaccamento quasi ossessivo, che ha portato alla perdita del vero significato nascosto nei concetti stessi. E’ come quando ripetete una parola decine di volte in pochi secondi: alla fine quella parola sembra perdere di senso, la dite ma non riuscite a richiamare il significato che fino a un attimo prima esprimeva chiaramente. Si è iniziato a dire “Quello lì accade perchè Dio, o gli Dei o vattelapesca, vogliono così”. Poi, come tutte le cose mentali, la cieca spiegazione divina ha stufato: ecco allora sorgere quella ancora più incasinata, quella scientifica moderna e contemporanea sempre più.
Quando un giovane nuovo arrivato nella comunità, parecchi millenni fa, chiese il perchè della natura fatta in questo modo a un membro più saggio di lui, questo avrebbe dovuto guardarlo negli occhi, invitarlo a sedergli accanto e, con un gesto della mano, portare la sua attenzione sull’immenso panorama di fronte a sè. E stop. Niente parole, solo silenzio, solo contemplazione. Invece no: quel cretino lo fece sì sedere, ma poi iniziò a rompere il cazzo con la sua saccenza, cominciò a dirgli che quella tal cosa è così per questo, questo e quest’altro motivo e gli descrisse così il mondo intero, non capendo l’impossibilità di descrivere a parole la Realtà con la “ R” maiuscola. Magari lui aveva pure la comprensione della natura ma, nel momento in cui la si esprime a parole, la si sta limitando pesantemente e la conoscenza che arriva all’altra persona è estremamente parziale. In più, il “ricevente” opererà delle interpretazioni personali di quelle parole, distorcendo maggiormente il messaggio originario. Il giovane, naturalmente, capì a modo suo, superficiale e pure distorto: ma credette di aver compreso esattamente il messaggio. Così andò predicando parole vuote agli altri, fino a che la realtà non fu più compresa ma solamente descritta. In quel momento sparì la magia, l’incanto, l’unicità delle cose, il mistero; sparirono l’osservazione (interiore in primis), il distacco, la contemplazione, la vita, la meditazione, il silenzio; nacquero nuovi concetti come “volontà di Dio”, “fede”, “giustizia divina”, “preghiera” e subito smisero di essere sinonimi dei precedenti, finendo per indicare istituzioni e dogmi inventati di sana pianta, figli degli iniziali malintesi.
Fortunatamente la vita sembra avere questa insana passione per l’auto-conoscenza e, quindi, non importa quanto a puttane possa essere il mondo e possiate essere voi stessi: avete sempre, in ogni istante, la possibilità di comprenderla (qualcuno chiama questa possibilità “amore di Dio incondizionato”). E lo capirete subito quando sarete nello stato d’essere “giusto”, quando sarete nella consapevolezza più “alta”, più “profonda”, perchè guarderete un semplice palo di ferro e ne vedrete la sua unicità, rimanendone divertiti e in ammirazione come un bambino al circo.
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