Ero lì seduto tranquillo quando mi sono reso conto (consapevolezza) di un fatto straordinario, talmente ovvio da non destare il minimo quesito: io capisco quello che il prof sta dicendo, riesco a sentire il suono della sua voce, a interpretarlo e a dargli senso. Come è possibile? Riesco a vedere lui, le mura dell'aula, i banchi; riesco a sentire l'odore; riesco ad avvertire la sensazione fisica del contatto con lo pseudo-legno dei seggiolini e riesco a fare associazioni tra tutto questo. Ma come faccio? Perchè riesco a fare una roba simile?
Scommetto che non vi siete mai posti il quesito o, se l'avete fatto, vi siete dati una risposta mentale a una domanda mentale. A me, invece, è sorto spontaneamente come presa di coscienza e anche la risposta ha seguito un iter simile. Che culo!
La scienza non mi sa dare risposta: mi dice che è il cervello a fare il lavoraccio di tradurre impulsi ricevuti dai cinque sensi in segnali elettrici che come risultato mi danno la percezione del mondo circostante. E grazie ar cazzo, ma non mi hai risposto: mi hai solo descritto superficialmente cosa accade a livello esteriore, ma io non ho chiesto ciò: ho chiesto il perchè, l'origine di tutto. Se fosse precisamente come mi dice la scienza, allora perchè un morto non ce la fa? Eppure il cervello è lì, il cuore è lì, le mani, gli occhi, le orecchie, è tutto lì esattamente come nel vivo. Ma è morto. E non capisce una mazza. Quindi è evidente che l'origine del processo di comprensione/percezione del mondo circostante non è il cervello, se no ce la farebbe anche il cadavere.
E allora 'ndo sta? Sta nella differenza tra il cadavere e il vivo: la vita. E' la risposta alla grande domanda "chi siamo?": la vita. Chiamatela "vita", "coscienza", "consapevolezza" o come più vi aggrada. E' quella roba lì, indefinibile, indescrivibile, che porta il movimento in un universo altrimenti immobile. La materia organica in sè e per sè sarebbe morta se non ci fosse un qualcosa che la muovesse. Il tuo corpo sarebbe morto se non ci fossi tu a muoverlo.
Per questo la scienza odierna non spiega niente di niente, ma si limita a descrivere la superficie delle cose e di come accadono, senza andare ad indagare davvero alla radice. La scienza odierna non ci fa capire il perchè delle cose, non c'è niente da fare. Perchè la gravità è così? Con la formula fisica mi ci posso pulire il deretano, non ho chiesto la formuletta da scuola media: semmai ho chiesto perchè quei fattori dell'equazione sono lì così, perchè la gravità funziona così, perchè esiste ed esiste in questo modo. Non sto dicendo che la scienza spari solo vaccate, assolutamente no: dico che spaccia per verità finale e spiegazione ultima delle semplici descrizioni superficiali basati sull'osservazione esteriore del mondo fisico. Ma 'sto mondo fisico perchè è così?
Tornando alla faccenda "vita-cadavere", facciamo un salto e risolviamo una volta per tutte questa piaga psico-sociale della discussione feroce sull'eutanasia e sull'aborto. Così, a gamba tesa. Premetto subito che, secondo me, ognuno deve essere lasciato libero di prendere la decisione più adatta alla sua condizione. Non ritengo giusta la prepotenza ad obbligare tutti a seguire solo una strada, per di più considerata giusta da quattro stronzi e basta. Sei contro l'aborto? Benissimo, affari tuoi, rispetto la tua posizione ma non puoi pretendere che anche tutti gli altri debbano essere obbligati a non poter abortire. Idem per l'eutanasia.
Perfetto, ora il succo. Tutto nasce da un eeenorme equivoco riassumibile nell'espressione "perdere la vita". Concetto sensato se la vedi con gli occhi scientifici. Quegli stessi occhi ciechi che pongono l'origine della percezione nel cervello (e che magari usano pure il termine "mente" come sinonimo...). Ma l'origine della percezione, come detto sopra, non è quell'ammasso rosa e bitorzoluto nella testa, bensì è nella vita. E' quella roba lì, residente nel corpo e sua animatrice ("anima", "animare"). Sei tu, l'origine. Ergo, non sei tu a "perdere la vita": è il corpo che la perde. Tu non puoi "perdere la vita" perchè TU SEI LA VITA STESSA. Non si può morire! La "morte" è assenza di vita. La "morte" è assenza di te: un cadavere è un corpo svuotato di quella cosa che permette al cuore di battere, al cervello di interpretare, alle mani di toccare, al naso di annusare, alle orecchie di sentire e via dicendo.
Capite l'intelligenza sottostante tutto questo? Come fa il cuore a sapere cosa fare? Chi gli dice di battere? E di battere a un certo ritmo quando si è rilassati e a un altro quando si è sotto sforzo? Come fa un pero a sapere di dover generare solo pere? Ma dove cazzo è la scienza?!
Stesso discorso per l'aborto: il bambino non muore perchè non è mai nato. Il corpo sì che muore perchè il corpo è nato e si è sviluppato, ma chi lo abita e lo anima no. Poi non lo so cosa succede alla scintilla di vita una volta fuori dal corpo, ma quella scintilla non muore, non può morire, è impossibile.
E poi ci sarebbe da dire verso chi tira in ballo il volere di Dio. "Se abortisci stai andando contro il volere di Dio", "Solo Dio può togliere la vita". A parte la presunzione irritante di queste persone, portavoce del "volere di Dio" come se potessero conoscerlo. Oltre a ciò, c'è anche la tendenza ad attribuire a Dio tutto il bene che accade e a qualcun altro (all'uomo) tutto il male. Per cui un bambino che nasce è il volere di Dio; un aborto è volere dell'uomo. Cioè, sono gli stessi tronfi dell'infallibilità, dell'onnipresenza e onniscenza divina, ma ci sono dei casi per cui "accidenti, eh no qua non è Dio ma sei tu, è Satana, è stocazzo". Volete sapere qual è il "volere di Dio"? Tutto ciò che accade. Punto. Per il semplice fatto di accadere, quell'evento, dal più minuscolo al più gigantesco, è espressione della volontà di Dio. Altrimenti non accadrebbe. Semplice. Il "volere di Dio" non lo si può conoscere: lo si vive.
Non è difficile intuire che l'intera questione dell'aborto, così come quella dell'eutanasia, siano estremamente gonfiate ed esageratamente importanti: gente paonazza di rabbia, con vene emergenti da fronte e collo e bava alla bocca, dannandosi l'anima senza avere nemmeno il sospetto che le basi stesse del discorso siano errate. Chiesa e politica e le istituzioni in generale vogliono farti venire al mondo (non nascere, "venire al mondo") anche se con tutta probabilità vivrai nella miseria e nella merda, o farti stare qui anche da vegetale. Poi, per carità, capisco totalmente i parenti e i cari di chi magari, nel pieno delle sue facoltà, ha chiesto. in caso si verificassero determinate condizioni, di essere lasciato andare. Questo è un discorso diverso e quelle persone hanno tutto il mio rispetto.
Oh, e tutto è partito da un flash in università...
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