Quest’anno in ferie mi sono venute delle belle ispirazioni e me le sono segnate con l’intento, una volta tornato, di scriverle meglio e metterle qui. Sono stati tre/quattro blocchi di intuizioni, annotati in altrettanti momenti diversi, non proprio collegati fra loro e il riuscire poi a creare un discorso filato non è stato semplicissimo ma spero sia venuto almeno discretamente. Buona lettura!
Capisco benissimo la bellezza del desiderio di vivere in un mondo finalmente in pace, vedere gente abbracciarsi per strada, sorridere insieme e condividere gioiosamente tanti momenti di vita quotidiana. È un'immagine bellissima. Ma non succederà mai. E non per pessimismo, nichilismo o chissà cos'altro, ma per semplice realismo: il conflitto c'è, c'è sempre stato e sempre ci sarà. È così per disegno, l'intero universo (almeno al livello del percepibile) è basato sul conflitto, sul dualismo, su due polarità. E non guardate troppo lontano, là fuori, ma fate caso a ciò che provate dentro ogni giorno: una cosiddetta "parte di voi" vorrebbe qualcosa, ma subito ne interviene "un'altra" desiderosa dell'opposto oppure si presenta in funzione funzione di giudice o altro. E siccome inevitabilmente le azioni e i risultati del mondo esterno sono figli e derivati di ciò che giace all'interno (dopotutto la società è fatta dalle persone), va da sé il conflitto imperante in ogni ambito della vita. Ma non è una faccenda solo umana: riguarda l'intero mondo animale e, ancora più in profondità, le fondamenta stesse della realtà, i principi fondamentali che costituiscono l'universo e sottendono la realtà stessa. Il concetto stesso di "esperienza", così come quello di "percezione", richiedono due "entità": il fatto e chi lo vive, chi lo percepisce. L'oggettivo e il soggettivo. Se non ci fosse la separazione primaria, ovvero se dall'uno non emergesse il due, non sarebbe possibile la distinzione e il tutto risulterebbe una infinita massa impossibilitata a riconoscersi. Esattamente da questa primaria separazione nasce il conflitto: essa stessa è il conflitto, senza il quale voi, io, il mondo circostante e la nostra abilità di percepirlo non esisterebbero. Sarebbe un'unità indistinta e indistinguibile. Quindi toglietevi dalla testa la pace assoluta nel mondo: non accadrà, questo mondo non è stato disegnato per essere in pace.
La pace, semmai, è raggiungibile a livello individuale. Una pace intesa come completa consapevolezza dell'essenza, nostra e dell'universo (dato che è la stessa), un distacco totale dell'identificazione con l'individualità e le idee che la compongono, dal credere di essere un qualcosa di definito ad altre più profonde come la volontà individuale o il libero arbitrio. Idee meravigliose ed estremamente utili, sfido a dire il contrario, e lo sono fino a quando non si arriva" lassù", a un livello paradisiaco di consapevolezza nel quale se ne intuisce la relatività e "l'illusorietà" e ce ne si distacca naturalmente, non servono più. Il libero arbitrio, ad esempio, è fondamentale nei livelli inferiori di consapevolezza per opporsi a ciò che si ritiene sbagliato e/o affermare la propria volontà e le proprie decisioni: ma quando si capisce che di volontà, qui, ce ne è solo e soltanto una, universale, onnicomprensiva, superiore e profonda ecco che il concetto di "libero arbitrio" appare diverso, più superficiale. Non inutile, di inutile non c'è proprio nulla checché ne dica la gente; è utile per capire, per comprendere meglio la realtà, per aumentare la propria consapevolezza. Dopodiché esaurisce il suo compito e viene naturalmente lasciato andare, senza sforzo nè tantomeno rimpianto.
Qui entra in gioco Satana. Mettiamo subito in chiaro una cosa: VOI siete Satana. Lo siete ogni volta che vi opponete alla vibrazione più alta, alla consapevolezza più alta; lo siete ogni volta che vi sentite separati, divisi, non-divini; lo siete ogni volta che non sentite dentro di voi la vostra essenza, quando non avete dentro quello straripante amore incondizionato verso tutto e tutti; lo siete ogni volta in cui vi identificate con i pensieri, con le parole, con le azioni; lo siete ogni volta in cui credete fermamente di essere solo quell'animale antropomorfo riflesso nello specchio; lo siete finché crederete all'ego, al grande ingannatore. Noi neghiamo il flusso, non lo vediamo, non ne siamo consapevoli perché troppo identificati con "questa roba" che sentiamo ogni giorno di essere, ma essa NON È la totalità del nostro essere. Oh Dio se non lo è! Eppure ne siamo convinti e lottiamo per difendere praticamente il nulla che percepiamo. Siamo Satana, non c'è un cazzo da fare. È un archetipo: smettetela di rompere le palle parlando di un pirla con le corna e un tridente, porca puttana. Stiamo ancora a credere all'uomo nero... Satana è una possibilità simbolica, esattamente come il Cristo: sono i soliti due estremi, le due polarità, siamo sempre qui. In mezzo ci siete voi con le vostre scelte e la vostra volontà: perseverate nel non riconoscere la vostra vera essenza (opponendovi, spesso inconsapevolmente, ad essa), oppure tenete aperta la porta a sensazioni nuove e sconosciute, a possibilità apparentemente impossibili? Voi volete diventare come Dio, volete sostituirvi a lui tramite il fare delle cose. Vi sentite estremamente individuali e vi è stato messo in testa di dover comportarvi in un certo modo piuttosto che un altro per "raggiungere Dio" e altre belle frasi simili. Dovete sempre fare qualcosa di predefinito, qualcosa che vi è stato detto essere giusto, o magari no. L'importante è fare, fare e fare. Smettetela di identificarvi con quello che fate. Ma neanche, perché anche lo smettere di fare qualcosa è esso stesso un fare.
Forse il punto più cruciale si può riassumere così: ma voi lo sapete chi siete? Quando dite "io di qua, io di là, io ho fatto, io sono andato" di chi o cosa state parlando? Cos'è quell'io di cui vi riempite sempre la bocca? Non lo sapete e non lo potete sapere perché non lo sentite. Vi è stata riempita la testa di definizioni su di "voi" da parte di altre persone e a queste ne avete aggiunte un'altra lista lunga da qui alla Città delle Nuvole (cit.) fatta da voi. E ci credete ciecamente, tanto da non porvi nemmeno lontanamente il quesito classico "chi sono io?" se non per dare una risposta banale, anch'essa sentita dagli altri e ripetuta a pappagallo. Piccolo appunto da appiccicarvi in faccia: voi non sapete chi/cosa cazzo siete. Vi identificate con qualunque cosa, dalla vostra professione, posizione sociale, nome e cognome, immagine nello specchio, fino a quello che state facendo in questo momento. Novità per voi: non state facendo niente. E non lo avete mai fatto. E mai lo farete. In questo preciso momento non state leggendo queste parole: state vivendo l'esperienza di leggerle, ma non siete effettivamente "voi" a farlo. Sta succedendo. Punto. È così, le cose succedono e noi le viviamo, anche e soprattutto quelle che "facciamo" noi. Non state effettivamente "facendo" la lettura, così come non siete voi a camminare, bere, guardare, fare l'amore, arrabbiarsi, perfino pensare. Sono tutte cose che accadono e noi ne siamo i testimoni, coloro che vivono queste esperienze, ma finché rimanete al livello base di consapevolezza vi sembrerà di fare effettivamente quelle cose. Tutto perché manca la percezione un cicinino più alta di voi. Siamo sempre qui: credete di sapere chi siete ma non è così perché non riuscite a sentirvi dentro. E potrei anche dirvi qualcosina in più sulla percezione di noi e della nostra essenza (e volendo vedere l'ho pure già fatto altre volte) ma non ve lo dico perché se no vi farete i soliti trip mentali basati sul nulla, crederete di aver capito e sarete di nuovo punto e a capo. Quando finalmente sentirete dentro di voi un po’ di più della vostra essenza, smetterete di essere dei piccoli Satana perchè capirete che nulla si fa ma tutto accade. In pratica sparisce l’identificazione, fino a che il solo parlare di “io”, “tu”, “noi” vi lascerà abbastanza perplessi.
Sapete cosa ho notato? Così come virtualmente ogni essere umano, specialmente di sesso maschile cresciuto nella cosiddetta "società Occidentale", ho spesso pensieri di carattere sessuale durante il corso della giornata. Quando si è al mare, poi, non ne parliamo nemmeno... La stimolazione mentale verso il centro sessuale è piuttosto potente e ripetuta e tende a una crescita costante, ma arriva un momento nel quale improvvisamente questo tipo di stimolazione sparisce e al suo posto arriva un pensiero più intuitivo e penetrante nella realtà delle cose. È come se la nostra energia, invece di rimanere incatenata nei meandri più bassi (metaforicamente e fisicamente), finalmente si muovesse verso altri lidi, più alti, provocando un netto cambiamento di pensieri e anche della loro "qualità", nel senso che si percepisce proprio una loro maggiore profondità rispetto al solito. È in quei momenti che mi vengono le intuizioni che poi leggete qui sul blog.
Il pentacolo rovesciato. Simbolo tipico del satanismo, ma ovviamente fraintendendo il concetto di "Satana" si fraintende pure il pentacolo rovesciato. Tanto per cominciare non è un simbolo negativo: cancellate dalla testa la distinzione negativo/positivo perchè, come sempre, il giudizio è un ostacolo alla possibilità di conoscere davvero. Ciò che quel simbolo indica è lo spostamento, o mantenimento, dell'energia nella bassa vibrazione (e nelle parti basse del corpo). Punto. La stella va verso il basso, "suggerendo" di rimanere nello stato di minima consapevolezza. Di rimanere tanti piccoli satanini. Il pentacolo normale non rovesciato, invece, indica l'opposto: fai salire l'energia, vai nelle vibrazioni più alte, quelle delle intuizioni, della sempre maggiore consapevolezza, della sempre maggiore profondità di comprensione della tua essenza e, di conseguenza, dell'essenza di tutto (è la stessa identica cosa!). Semplice. La stramaledetta piramide con lo stramaledetto occhio in cima è la salita dell'energia dalla “terra” al “cielo” fino a scoprire che c'è un solo "occhio", una sola volontà, un solo essere, un tutto infinito, assoluto, senza un opposto. Per questo l'occhio è uno solo: perché al livello dell'essenza non c'è dualismo, non ci sono due polarità ma solo un assoluto, percepibile da noi a questo livello come amore incondizionato e straripante, una sorta di potentissimo innamoramento con l'esistenza tutta. Non è negativo, anzi se proprio vogliamo metterla sul piano del giudizio mi sembra molto positivo, dato che fornisce un'immagine metaforica degli stati alti dell'essere. Ma se non si riesce a interpretarla, la si guarda e ci si ferma a giudicarla come buona o cattiva e, siccome viene sempre associata ai cazzo di Illuminati, scatta il giudizio negativo. Non è così.
Proviamo a restare più vicini a noi e guardiamo meglio l’ovvietà, compito sempre estremamente complicato. Come è fatta ‘sta realtà? Che cosa ci vedete dentro, partendo da voi? Esteticamente, intendo. Io vedo un corpo composto, per convenzione, da alcune parti dotate di nomi più specifici, ma comunque sia c’è un corpo. Unico, non ce n’è un altro identico nell’intero universo. Più specificamente non ce n’è un altro perfettamente identico che, per di più, occupa esattamente lo stesso spazio nello stesso tempo. Non ci sono due “miei corpi”, occupanti precisamente lo stesso spazio nell’identico momento di tempo, abitati da due me identici: ce n’è solo uno. Allo stesso modo per gli oggetti, come per esempio lo schermo davanti ai vostri occhi: è uno e unico, non ce n’è un altro identico nel medesimo spazio e nel medesimo tempo. Non ci sono due “pianeta Terra” perfettamente uguali e “sovrapposti” sempre. Anche questo è un simbolo, indicante l’unitarietà dell’essere: a un altro livello di consapevolezza non ci sono “due esseri” ma soltanto uno. Tutto ciò che avete di fronte agli occhi è una rappresentazione dell’origine, dell’infinito, di Dio e delle sue “caratteristiche”. Così come noi, su un foglio di carta, basandoci sulle sensazioni quotidiane disegniamo un cuore per rappresentare il concetto, più profondo e complesso, di “amore”, così “Dio” genera unicità ovunque per rimandare al concetto di “uno” dell’essere. Stessa cosa, a livelli diversi ovviamente. E’ una sfumatura dell’espressione “a Sua immagine e somiglianza”, ma rimane incomprensibile finchè si crede alla sola mente superficiale e ci si ferma al giudizio.
Cioè, ora non è per dire, ma noi viviamo costantemente nella nostra testa, non solo metaforicamente ma proprio fisicamente: la nostra attenzione (ovvero la nostra presenza) è quasi sempre riposta nella testa, nel dialogo interiore e anche quando sembra andare verso l'esterno in realtà ci va meno di quanto crediamo, perché quasi sempre si imbatte nell'imbuto strettissimo del giudizio e della categorizzazione. Per cui, riprendendo un esempio di qualche post fa, guardando un albero non stiamo effettivamente guardando quell'albero ma un esemplare generico della categoria mentale "albero". Appiattimento, generalizzazione e meccanicità: questo è il livello base di consapevolezza, il livello minimo col quale la natura, chiamiamola così, si mantiene e perpetua, una sorta di modalità di emergenza nel caso mancasse la "vera" consapevolezza, una più alta (sinonimo di "più profonda") percezione della realtà. Per cui nel 90% del tempo la nostra attenzione non è nel corpo nella sua interezza, ma solo nella testa e un" sintomo" di questo "squilibrio" è la quantità di pensieri del dialogo interiore e la crescente difficoltà per noi di "staccarcene", di non dar loro corda e disidentificarcene. E solitamente, come conseguenza della conseguenza, la manifestazione più evidente è un crescente nervoso, di tensione, di tristezza, ansia, borbottii e lamentele varie e quant'altro. Perché? Perché siamo troppo nella testa e poco nel resto. Usiamo troppo la testa, ci siamo troppo dentro, e da sola non ce la fa a gestire tutto: per cui sorgono delle "distorsioni" ma queste non sono il problema, quanto la spia di un problema più profondo. Soluzione? Uscire dalla testa. Spostate la vostra attenzione sul corpo e nel corpo, nelle sue parti, nei suoi arti, nei muscoli, nelle dita… insomma avete capito. Noi abitiamo il corpo ma non lo viviamo: pensiamo di viverlo. E questo cazzo di "pensare di" è una piaga alla quale siamo tutti sottoposti, tanto che tutti noi “pensiamo di essere” qualcosa. Io vi parlo di cose meravigliose che sento dentro come più vere del vero, cose che conosco per esperienza diretta: voi, però, non ci capite una mazza ma non è colpa vostra e questo deve essere ben chiaro: NON È COLPA VOSTRA, cancellate dalla testa il concetto di "colpa", superatelo, è sempre basato sul giudizio e dunque sull’ignoranza. Le cose le conoscete o non le conoscete. E per conoscerle l'unico modo è sentirle dentro, non ci sono cazzi. Finché ne sentite parlare e basta, non le potete conoscere. Io vi parlo di Dio, di consapevolezza, di osservazione ma il significato che io dò loro, basato sul mio sentire in prima persona, non è lo stesso che date voi, e non lo può essere finché non proverete dentro di voi queste sensazioni. Ve lo dico papale papale non per offendervi e men che meno per senso di superiorità, ma per provare a farvi capire: voi non sapete un cazzo. Smettetela di leggere di Dio e di esperienze mistiche e poi credere di avere capito: non avete capito niente, semplicemente perché non le avete vissute dentro. Se io vi dico "Dio" e ve ne parlo a mio modo, voi leggete e filtrate l’informazione tramite la vostra lente. Per voi Dio è un'altra cosa: è quello che vi è stato detto essere, unito magari a un pensiero più prettamente vostro, ma comunque sempre un pensiero arbitrario, intellettuale, basato quasi solo sul nulla. È come l'albero: non vedete davvero quell'albero ma il vostro pensiero di un albero qualsiasi. È una proiezione, non è la realtà. La consapevolezza è fenomenale perchè crea una sorta di spazio tra noi e chi-crediamo-di-essere, ovvero l’ego, spezzando finalmente la nostra piena identificazione con esso e permettendo all’essenza di emergere pienamente. Per questo uscire dalla testa è piuttosto consigliabile, perché così facendo si salta l'intermediario tra noi e la realtà per andare a sentirla direttamente.
Avete capito cosa intendo con "tra noi e la realtà"? Chi è quel "noi"? Non lo sapete, ne avete solo un'idea arbitraria. E sapete cosa succede nella mente quando spostate l'attenzione al corpo? Non ve lo dico perché se no ve ne fate un'idea e proverete a forzare l'esperienza per farla coincidere con quello che pensate vi abbia detto io. Perché é questo che fate: non osservate ciò che già c'è per quello che è, ma provate sempre a dargli una forma arbitraria. È come avere di fronte dell'acqua e, invece di guardarla e capirla così com'è, andare li con le mani nel tentativo (ovviamente inutile) di darle una forma a voi gradita. Lo fate sempre, lo facciamo sempre. Per questo in un certo senso siamo tutti Satana, ci opponiamo alla realtà (Dio) e, essendo giudici, rimaniamo ignoranti. In realtà non è così, è impossibile opporsi alla realtà per il semplice fatto che anche l'opposizione e l'atto di opporsi esistono e si verificano, così come tutto il resto, fintanto che devono verificarsi, fintanto che sono utili per la comprensione (una conseguenza di ciò è la perfezione e la perfetta giustizia del mondo in ogni suo aspetto e in ogni momento, da quando è nato fino a quando finirà). È una metafora, un'immagine da leggere non per capirla intellettualmente e memorizzarla ma per sentire cosa scatena dentro. Questa è vera conoscenza, altro che memorizzare nozioni su nozioni che poi verranno dimenticate nel giro di qualche anno quando va bene. Questa è la scuola, non quella che ci insegna asetticamente una marea di informazioni scollegate tra loro e senza fornirci un minimo di significato. Poi per carità, per piacere personale si può studiare e memorizzare ciò che si vuole, dalla capitale del Tagikistan ai primi cento decimali del pigreco, non c'è nulla di male in questo, anzi, ma questa è "cultura": la "conoscenza" è un'altra cosa, non mischiamo i termini.
Lo ripeto perché ve lo dovete stampare in grassetto in fronte: voi non sapete un cazzo in termini spirituali, siete ignoranti e non potete colmare questa ignoranza tramite le parole e l'intelletto ma solo tramite la comprensione interiore. Di qui non si scappa. Conoscete solo le esperienze delle quali avete avuto consapevolezza, quelle che vi hanno “mandato un messaggio”, e spero ne abbiate avute un po’ nella vostra vita. E, ripeto, non ve lo sto dicendo perché "io so' io e voi non siete un cazzo" ma perché me ne sono accorto io in prima persona. Mi sono reso conto di aver passato più di 4 anni a leggere più o meno frequentemente materiale di stampo spirituale credendo di capire il messaggio di fondo, per poi arrivare a circa 3-4 mesi fa a provare dentro una roba allucinante che mi ha aperto gli occhi come niente prima. Da allora un'esperienza di tale intensità non si è più ripetuta, ma sulle sue "spalle" si sono accumulate, e continuano a farlo, tante piccole intuizioni e ispirazioni che se riesco metto nero su bianco qui sul blog. Ho capito quanto non conoscessi un'acca: ero convinto di sapere, ma in realtà ero totalmente ignorante perché leggevo concetti estremamente profondi usando la percezione superficiale, influenzata pesantemente da idee impiantatemi da altri, da credenze mie, da giudizi e più in generale da idee arbitrarie campate per aria. Ora non è che sia diventato un super espertone chissà chi: sono sempre uno studente, esattamente come tutti, solo che mi sono accorto che il prof è entrato in aula e ha iniziato a spiegare, e a spiegare robe molto interessanti.
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