Qualche post fa vi ho parlato della mia piccola, grande esperienza “mistica” di espansione della consapevolezza e di senso di unità con tutto il resto.
Vorrei soffermarmi su un punto a cui non avevo dato troppo peso, ma che invece merita una riflessione maggiore: i pensieri e l’istinto sessuale. Me la canto e me la suono un po’ e mi auto-cito:
Non si è più schiavi dei desideri e dei bisogni, ecco, in quanto anch’essi facenti parte di questo piano di esperienza. Sia che si osservi un uomo che una bella ragazza, la sensazione dominante genera il pensiero “Che bello/a!” puro, semplice, di amore più profondo. Il carattere sessuale riferito alla vista di una bella ragazza passa totalmente in secondo piano: c’è, e lo si può percepire benissimo, ma non rappresenta una discriminante che rende la ragazza più “degna” rispetto all’uomo di un pensiero di amore fraterno.
Specifico meglio quel “il carattere sessuale […] passa totalmente in secondo piano”. Non avevo infatti realizzato come il suddetto carattere facesse a fare questo simbolico passo indietro per lasciare spazio ad una sensazione di amore più profondo. Credo di averlo capito.
Avevo scritto che, durante quei pochi giorni dell’esperienza, riuscivo a percepire una mente infinitamente più grande, profonda e immensa rispetto a quella cui siamo normalmente abituati, e che noi siamo in un certo senso “figli” e componenti di quella mente superiore, generatrice della mente “normale”, “locale”, “terrena” che sperimentiamo quotidianamente e nella quale ci identifichiamo.
Ebbene, nella mente superiore il pensiero sessuale non c’è o, come minimo, è estremamente ridotto, ma molto estremamente. Essa è oltre, ha un’idea più generale e profonda di cosa sia l’amore perchè è frutto di una conoscenza infinitamente più vasta della nostra piccola e limitata mente locale. Per quella mente, il sesso e tutto ciò che ad esso è correlato non è così importante: è un’esperienza come infinite altre piccole esperienze presenti ad un livello di maggiore superficialità rispetto all’Essenza dura e pura. Quasi non la caga manco di striscio.
Come mai, scusa? Se è una mente superiore, perchè quasi ignora un’esperienza del genere? Perchè, a quel livello, non riesce a viverla.
Mi spiego meglio con un’analogia. In questo momento voi avete di fronte lo schermo di un computer, o di un portatile, o di un tablet (che va tanto di moda e fa molto figo), se non di un telefonino. Pardòn, non volevo sminuire il frutto dei vostri soldi: di uno smartphone. E questo schermo lo state guardando da una certa distanza per cui l’immagine vi appare nel suo complesso. Ora immaginate di prendere una lente di ingrandimento e di avvicinarvi sempre di più allo schermo. Cominciate piano piano a vedere che l’immagine non è una cosa piatta, unitaria, ma composta da tanti piccoli puntini colorati (pixel). Man mano che vi avvicinate, notate che quei puntini colorati sono a loro volta frutto di sotto-puntini colorati e via così. Ecco, lo stesso vale per la coscienza.
L’Uno corrisponde all’immagine nel suo complesso. Per avere un’effettiva coscienza di tutte le sue infinite parti, si scinde in infiniti esseri di coscienza sempre più piccoli, sempre più semplici, fino all’infinitamente piccolo e semplice per poi ricomporre il tutto facendo interagire questi esseri. Ognuno di noi, nel tempo, è stato inizialmente la più piccola particella infinitamente possibile: in questo modo abbiamo potuto fare esperienza di quel livello estremamente specifico e ciò che abbiamo provato lì, che lì era enormemente importante, ora quasi non lo notiamo più se non quando proviamo a richiamare alla mente il fatto che, ad esempio, il nostro corpo è composto da miliardi di piccoli micro-organismi chiamati “cellule”.
Dal momento di massima scissione, abbiamo intrapreso il percorso inverso: da quel momento ognuno di noi si sta lentamente allontanando dallo schermo per tornare a vedere l’immagine nel suo complesso. Nel corso dell’esistenza ci siamo “trasferiti” in organismi (esseri) sempre più complessi, sempre più unitari, i quali hanno sempre meno presente le sensazioni degli stati “sottostanti”, quelli di maggiore scissione. Il che va benissimo: ogni livello ha delle esperienze precise da vivere e da capire per poter passare allo stadio superiore di maggiore unitarietà, durante il quale si avranno nuove esperienze importanti per quel livello e così via.
E’ per questo che la mente superiore non bada molto all’esperienza sessuale: perchè questa esperienza è importante in questo livello, che comparato a quello della mente superiore, presenta maggiore scissione. Rispetto a quella mente e al suo, di livello, noi siamo ora più vicini al monitor e riusciamo a vedere bene dei pixel che dal suo punto di vista sono più piccoli, più difficilmente visibili, ma di cui ha comunque già fatto esperienza. La mente superiore conosce già l’esperienza del sesso, l’ha già vissuta: quel piccolissimo pixel l’ha già visto e sa già com’è, non ha più bisogno di riavvicinarsi allo schermo: per questo ci siamo noi. Dalla sua prospettiva riesce a vedere delle parti di immagine che noi qui, nella mente locale, non riusciamo a vedere in quanto ancora troppo vicini al monitor. Ma il cammino è questo: siamo tutti diretti verso l’unitarietà, verso l’immagine completa, proprio perchè abbiamo sperimentato il livello di massima divisione e pian piano stiamo “risalendo la corrente”, con una consapevolezza sempre maggiore e sempre più unitaria.
L’Infinito, per definizione, non ha inizio, non ha fine, nè un “sopra” e nemmeno un “sotto”. Quindi, come diavolo è possibile farne esperienza? Da dove si comincia? E da quando? Se la coscienza si è scissa fino all’infinito, come è possibile risalire la catena fino a tornare all’unità? Non si può. Proprio per questo esistono in tempo e lo spazio. La coscienza, che a livello essenziale è un Uno indistinto, si è “inflitta” una sorta di auto-limitazione, necessaria per poter fare esperienza di sè, per potersi conoscere. Spazio e tempo sono due scissioni primarie, per l’infinito, perchè consentono di avere un inizio, una fine, un “sopra” e un “sotto”: forniscono le coordinate fondamentali per tutte le scissioni successive. In questo modo, la coscienza ha la possibilità di situare lo stato unitario, essenziale, come “inizio”; successivamente si scinde fino ad uno stato di consapevolezza tendente all’infinitesimo, il “sotto”; da lì, ogni singolo granello di consapevolezza torna a risalire, va “sopra”; la “fine” è il ritorno della consapevolezza alla sorgente, all’Uno.
Si potrebbe pensare che il livello di massima scissione, essendo quello più infinitamente specifico, sia anche quello di maggiore profondità. Paradossalmente, invece, è proprio quello di maggiore superficialità perchè è quello più “ignorante” rispetto il quadro generale: a quel punto, infatti, si ha una sola, unica ed infinitamente piccola percezione della coscienza totale. Di tutta la maestosità dello schermo, si conosce solo un sub-sub-sub-sub-sub-sub-sub-sub…………-pixel. Sì, lo so che i sub-pixel hanno un limite, ma questo perchè lo schermo è limitato: la coscienza no. Quindi, di nuovo paradossalmente, il livello di maggiore profondità, quello più Essenziale, è quello più infinitamente generale: l’immagine nel suo complesso. Maggiore unitarietà, maggiore consapevolezza, maggiore “generalità”, maggiore conoscenza e coscienza = maggiore Essenza.
Infatti, quella che io chiamo “mente superiore” (che è un essere a tutti gli effetti, “figlio” a sua volta di una mente ancora più unitaria eccetera eccetera) l’ho percepita come estremamente più grande rispetto alla mente locale. Questo perchè è ad un piano superiore di consapevolezza dell’unitarietà del Tutto,
- da cui a cascata derivano i vari piani “sottostanti” di maggiore scissione e divisione (dove siamo stati e dove siamo noi ora)
- a cui arriveremo nel cammino evolutivo con una nuova espansione di consapevolezza e, successivamente, supereremo nella nostra risalita verso l’Uno.
Ciò che è da sottolineare è comunque il fatto che quello che viviamo in ogni istante, non mi riferisco tanto a cosa accade in quello spazio che percepiamo come “là fuori” quanto più al “qui dentro”, è fondamentale per la consapevolezza generale, per quell’infinito, quell’Essenza dalla quale tutto origina (e tutto, specularmente, torna). Non c’è una vera e propria divisione o scissione: l’immagine che vedete allo schermo è una, ma è anche divisa (composta) in pezzetti di immagine sempre più piccoli. Tutto dipende dallo zoom: la coscienza unitaria (l’Uno) si è “scissa” infinitamente e da lì siamo “ripartiti” noi diminuendo piano piano lo zoom e aumentando, quindi, la nostra consapevolezza. Siamo diventati più profondi, più “veri”, e continueremo così finchè non riavremo di nuovo l’immagine generale davanti agli occhi.
Tempo, spazio e ogni altro genere di scissione sono soltanto degli stratagemmi, dei “trucchetti”, che la coscienza infinita (l’Uno) ha messo in opera per potersi sperimentare. Non ricordo la citazione precisa e men che meno l’autore, ma più o meno fa così: in un mondo tutto blu, non esisterebbe il concetto di “colore”.
Oggi ci vediamo come esseri umani separati. In realtà non lo siamo, nulla è separato dal resto. Un domani, con una consapevolezza maggiore, guarderemo indietro e vedremo che non eravamo altro che cellule di un organismo più grande. Più unitario. Qualcuno ha detto “frattale”?
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