19 aprile 2013

Il lavoro nobilita 'sto cazzo

Ieri ho visto un pezzetto di Servizio Pubblico che mi ha fatto riflettere sul lavoro. Eccolo qui, sono un paio di minuti, fino all'intervista a quel simpaticone di Marini.



Quelle persone di fronte a Palazzo Chigi reclamano a gran voce il lavoro per poter vivere e poter avere una dignità, per potersela riprendere da questa massa di inetti doppiogiochisti prezzolati. Tesi condivisibile, almeno a prima vista. Se ci fermiamo un attimo, però, possiamo renderci conto di quanto queste proteste facciano godere come maiali in calore i signori e le signore nella stanza dei bottoni, e non mi riferisco alle mezzeseghe di politicanti da strapazzo, mafiosi e troie che ci ritroviamo sul groppone pagati a peso d'oro.

"Il lavoro nobilita l'uomo". Frase classica della retorica. "Il lavoro dà dignità". Vero, ma non il lavoro come lo intendiamo comunemente. Se infatti tu, per vivere, devi lavorare altrimenti schiatti come un cane abbandonato, puoi davvero affermare che quel lavoro ti nobilita? No. Guardiamo un secondo alla realtà delle cose: se tu devi lavorare per vivere, sei uno schiavo. Punto. Nè più nè meno degli schiavi dell'antichità (neanche tanto antica) o degli schiavi neri in America. Se vuoi vivere, fai come ti dico io e servimi: in cambio ti assicuro un minimo di cibo e un minimo di alloggio. Non mi vuoi servire? Allora, se non ti ammazzo io direttamente, ti caccio via di qui e vai morire nei boschi, animale! Erano per caso dei nobilitati, coloro i quali vivevano in quelle condizioni? E allora perchè oggi un lavoratore comune, che lavora perchè se no letteralmente crepa, dovrebbe considerarsi "nobilitato dal lavoro"? Se tu lavori per vivere, sei semplicemente uno schiavo.

Il vero lavoro che nobilita l'uomo è un altro e, ovviamente, non è previsto per la stragrande maggioranza delle persone in questa società, e il motivo è semplice: la nostra vita, che dovrebbe essere naturale, data, ovvia e intoccabile, ci viene sottratta pochi istanti dopo essere nati e noi ce la dobbiamo guadagnare costantemente per tutta la nostra esistenza qui. Se, infatti, io potessi tranquillamente continuare a vivere (e con "vivere" intendo proprio "vivere biologicamente", cioè avere un cuore che batte, un cervello funzionante eccetera) senza fare nulla ma, nonostante questo livello minimo di sussistenza garantita, decidessi comunque di dedicare parte del mio tempo ad attività che vadano a offrire un servizio agli altri, allora e solo allora potrò dirmi "nobilitato dal lavoro". La mia vita non dipende dal lavoro, ma ho voglia di aiutare gli altri in qualche modo e, invece di stare in uno stanzino a martellarmi di seghe, o di piazzarmi sul divano 24 ore a guardare la tv, scelgo di svolgere un'attività che dia un contributo alla società. Questo è un lavoro che dà dignità, perchè io potrei benissimo vivere senza fare nulla fino al momento della mia morte naturale, e invece scelgo di fare qualcosa come lavoro, non perchè la mia sopravvivenza dipende da questo, ma per contribuire allo sviluppo della società e al miglioramento della vita dei miei simili.

Capite cosa intendo con "la vita ci viene sottratta un attimo dopo essere nati"? Vedetela come volete: religiosamente, scientificamente, naturalmente, come vi pare. Date alla vostra esistenza qui la spiegazione nei termini che più vi aggradano, ma alla fine converrete con me che la vita dovrebbe essere ovvia (ed effettivamente lo è). Voglio dire, io non nasco qui perchè ho stipulato un contratto che mi vincola a farmi il culo 10 ore al giorno per sopravvivere: io vivo di mio, non devo essere costretto a lavorare per poter vivere. E' da pazzi, porca puttana! Non ha senso! Eppure abbiamo UN INTERO MONDO (e qui, guardate... Perchè è un piano malefico portato avanti da secoli, ormai, da gente bacata, ma ci sarebbe da fare un applauso per la minuziosità nella sua realizzazione e nella sua applicazione. E' straordinario, fermatevi un attimo a pensarci...), dicevo che abbiamo un intero mondo che si basa acriticamente su quest'assurdità.

Qui è proprio un problema di pensiero, non è il signoraggio, la sovranità monetaria, non è nulla di tutto questo. Al confronto, la sovranità monetaria è una bazzecola, una roba da niente. E' proprio il pensiero del lavoro ad essere totalmente sbagliato. Io non voglio dover lavorare per vivere! Io vivo già di mio! La vita non è una cosa che devo guadagnarmi ogni giorno! Ma cazzo, è così difficile da capire?! La metto giù nei termini che sono più congeniali a me, religioso-natuali: Dio, l'Eterno, il Presente, Noi, vattelapesca, ci ha fatto dono della possibilità di vivere, senza chiedere in cambio nulla, incondizionatamente (qualcuno lo chiama, infatti, "amore incondizionato"). Vai e vivi. Basta, semplice. Ma no, così è troppo bello. Aspetta: e se io questo dono incondizionato lo facessi diventare condizionato? Se per la vita chiedessi in cambio qualcosa? Il lavoro, magari... "Lavorare per vivere"... E se poi convincessi tutti della realtà di questa sciocchezza? Se tutti si dimenticassero che la vita è stata data noi naturalmente, senza lotte nè guerre per poterla perpetuare? E allora giù con il denaro, questo strumento artificiale attraverso il quale paghiamo per avere qualcosa che è già nostro. Se poi questo denaro lo rendiamo privato cosicchè chi lo prende si indebita pure, lo inculiamo due volte senza vaselina.

E quelle persone che nel video protestano non si rendono conto di stare supplicando i capi abusivi della baracca di portare avanti questa doppia inculata, hanno talmente subìto il lavaggio del cervello da pregare e supplicare in lacrime di continuare a essere schiavi. "Fateci lavorare per vivere e per potere, tramite il frutto del nostro lavoro, indebitare di più tutti gli altri e renderli/renderci ancora più schiavi!". Masochismo puro, che fa godere come porci i padroni, impegnati in orgasmi multipli alla vista di siffatte immagini e all'ascolto di siffatte parole.

Qua non è il signoraggio il problema: riprendiamoci pure la sovranità monetaria, ma continueremo a dover lavorare per vivere. Non ci toglieremo il cappio dal collo: lo allargheremo solo un po'. Il guinzaglio sarà sempre lì, ma solo un pelo più lungo. Riprendiamocela, non sono contrario, ma non è la soluzione, è solo una tappa di un percorso. SONO I SOLDI IL PROBLEMA, E' IL CONCETTO STESSO DEL DENARO CHE VA CANCELLATO DALLE NOSTRE TESTE, porca di quella troia! Perchè cazzo devo pagare per vivere??!!?!? Ma siamo matti?!
Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo. (Morpheus) 
Ditemi se non è vero.

6 commenti:

Unknown ha detto...

: io vivo di mio, non devo essere costretto a lavorare per poter vivere".
Suppongo che per vivere di tuo, tu debba mangiare. Come fai? Tipo hai un terreno che coltivi (lavorando quindi) o vai al supermercato?

Anonimo ha detto...

Sono capitato qui per caso... Madonna che idiozie! Vedi che se vuoi vivere hai bisogno di qualcuno che produca il cibo, che purifichi l'acqua, che ti fornisca abiti e medicine, che ti dia la tecnologia di cui hai bisogno per mantenere il tuo stile di vita ecc. ecc. Altro che "vai e vivi"... Stai trollando, spero!

Rombo di Tuono ha detto...

Come ragionamento filosofico è molto carino. Peccato che non funzioni. Basta estenderlo, per capirlo. Di cosa vivrebbe l'uomo se nessuno lavorasse per vivere? Anche cogliere la mela dell'albero è lavorare per vivere, e se l'albero viene abbattuto da un fulmine? Lo devi riseminare, curare, finchè non dia frutto. Spiacente, ma ognuno deve lavorare, per vivere. Altrimenti semplicemente nessuno vivrebbe.

Mattia ha detto...

Non avete capito. Io non sto dicendo che non bisogna lavorare, o che il lavoro non serva per vivere: sto dicendo che il lavoro inteso come lo vediamo oggi è una prigione. Ma cazzo, vi fate il culo 8-10 ore al giorno per robe inutili per cosa? Per poter avere quattro pezzi di carta senza valore e sopravvivere come schiavi? Il lavoro va bene quando è fatto con senso di utilità verso sè stessi e il prossimo, non perchè va fatto per forza altrimenti crepi. E' ovvio che bisogna coltivare, purificare l'acqua e via discorrendo, ma non farlo per i soldi o perchè devi "se no Tizio si incazza con me, perdo il lavoro e buonanotte": fallo perchè è utile per tutti.

E' un paradigma diverso, capisco benissimo che non sia facile comprenderlo. Ma cercate di capire il punto focale: IL LAVORO COME LO INTENDIAMO OGGI E' SOLO UNA SCHIAVITU' MODERNA. Protestare per difendere questa cosa è da pazzi totali, roba che se la gente lo capisse andrebbe sì in piazza a protestare, ma per cambiare, non per rimanere ancora in prigione.

Grazie a tutti per i commenti.

Anonimo ha detto...

mattia hai perfettamente ragione.

Ponchia Massimo ha detto...

E' raro, anzi rarissimo, sentire tanta saggezza in così poche righe. Complimenti all'autore per la capacità di "vedere oltre". Io sono un ferreo sostenitore del fatto che il lavoro è un'assurdità prenderlo come un diritto: il lavoro è una necessità, ne più ne meno che una medicina, e proprio come una medicina, bisogna praticarlo il meno possibile, compatibilmente con il bisogno di soddisfare le necessità vitali, non cero perché esso ci rende liberi. BISOGNA POTER SCEGLIERE DI LAVORARE E NON ESSERE COSTRETTI A FARLO. NON C'E' NESSUNA DIGNITA NELL'ESSERE COSTRETTI A LAVORARE PER VIVERE. Nella vita ci sono un sacco di cose più importanti e gratificanti da fare che lavorare: studiare, stare insieme ai propri cari, dedicarsi all'arte e che più ne ha più ne metta. Dove la nostra Costituzione dice che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, io cambierei l'articolo in "l'Italia è una repubblica fondata sulla ricerca del benessere, per tutti gli esseri viventi, uomini compresi. "