15 novembre 2015

Attentati a Parigi: le solite vaccate ipocrite e ignoranti

Sembrerebbe che i leader europei non riescano a giungere a un compromesso sulle misure da applicare per “ridurre il rischio attentati” e “combattere il terrorismo” (ammicco ammicco) e il sentimento principale propagandato “all’opinione pubblica” (ahahahah) è il volemose bene. Perfetto, geniale. Se si continua così, tra un po’ (che può essere tra un giorno o un mese o chissà quando) casualmente verrà fuori un altro Charlie Hebdo, un altro attacco terroristico, magari un po’ pesante, dai, così i capoccioni del vecchio continente si “faranno passare” la ventata di pacifismo distensivo e, come già accaduto in altre parti del mondo, promulgheranno leggi a livello europeo che toglieranno a noi merde una buona fetta di privacy e alcune delle tanto sbandierate libertà di ‘stocazzo, in nome della protezione e della sicurezza.

Dove sarà questo attentato? Boh. Direi che le più probabili potrebbero essere Roma o Atene, ma lascio volentieri la scelta agli sceneggiatori mondialisti che sanno sempre proporci i migliori coup de theatre mai visti. Allora sì, cavolo, che i cattivoni saranno davvero cattivoni: reagiscono come dei vili alla manifestazione unanime di pace e fratellanza che il mondo libero Occidentale ha dimostrato di poter mettere in piazza. Noi non volevamo reagire, ma se ci istigano… E’ colpa loro. A quel punto dovrebbe essere ancor più evidente per tutti i piccoli San Tommaso in circolazione: noi siamo i buoni, loro, musulmani dimmerda, i cattivi. Andiamo in Siria o no?!

(Io me medesimo qui sul blog esso medesimo)

Era il 12 gennaio, neanche una settimana dopo l’invasata dei fratelli Clouseau alla sede del giornale Charlie Hebdo in quel di Parigi. A parte la località dell’ipotizzato prossimo attentato, sul resto direi di averci azzeccato abbastanza in pieno. Basta aspettare un attimo per le leggi, dai, però almeno il livello di allarme, con le dovute prime conseguenze in termini di “misure di sicurezza”, è già stato aumentato.

E, come al solito, è partito il mega-carrozzone di analisti ed esperti della domenica in diretta sulle più grandi emittenti nazionali, coadiuvati dagli editoriali di illustri omertosi o semplicemente ignoranti sulle prime pagine dei più diffusi quotidiani nazionali. 24 ore non-stop di minchiate, retorica, dettagli morbosi dell’accaduto, inutilità e tanta, tanta, tantissima ipocrisia la quale, come sapete, mi sta tanto, tanto, tantissimo sul cazzo. Da Obama che parla di “attacco all’umanità”, quando poco tempo fa, in occasione della pesante ristrutturazione coatta dell’ospedale di Medici Senza Frontiere in Afghanistan, si era limitato a un semplice “chiedo scusa”, alla massa umana internettiana che su Facebook mette la bandiera francese come immagine del profilo.

“Vabbè dai, è solidarietà”. Bene: a fine ottobre, la stessa ISIS aveva tirato giù un Airbus russo sul Sinai, causando 224 morti ma non mi pare di aver visto foto del profilo con la bandiera russa. Mmm, come mai? Sarà che non c’erano edizioni speciali dei tiggì? Sarà che non c’erano foto gigantesche a 96 colonne sui giornali? Vuoi vedere che non è “solidarietà” ma “lavaggio del cervello”? Tanto per dire, oggi è domenica 15 novembre. Sono passati due giorni dal momento dell’attentato e la prima pagina del Corriere della Sera online è così (cliccateci sopra per vederla bene):

Corriere della Sera

Cioè: escludendo la parte in basso della pagina, se non ho contato male ci sono 79 articoli. Di questi, 34 (trentaquattro) hanno a che fare con Parigi: dal resoconto cronologico, alla ragazza italiana morta, alla reazione di Madonna, le dichiarazioni di Renzi, i profili delle altre vittime, il Papa, la reazione di Hollande, video vari, “come reagire e come spiegare ai bambini”, fino all’ormai immancabile articolo denigratorio “tutte le bugie e le bufale che circolano in Rete sugli attacchi”. Ora vediamo la stessa pagina due giorni dopo l’abbattimento dell’aereo russo, il 1° novembre:

Corriere della Sera - Aereo russo

74 articoli con qualche doppione incluso. Sull’aereo russo? 2. No no, non 20 o 22: solo 2 (due).  Il 3 novembre, quando emergeva l’ipotesi terroristica, ancora solo 2 articoli (vedi qui); il 4 novembre, zero, niente, nada (vedi qui); il 5 novembre si parla di attentato sicuro e gli articoli in merito tornano ad essere ben 2 (qui); idem il 6 novembre (qui). Eppure gli autori dell’attacco sono gli stessi di Parigi e i morti sono perfino di più: 224 contro 129. Lasciamo stare quando si verificano attentati, boh, in Siria o in Libano o in Nigeria… E poi, in questi giorni, una marea di facce da culo, che Giuda al confronto è un onesto e affidabile buon uomo, vengono fuori a parlare di come “ogni singola vita umana è importante, indifferentemente dalla provenienza o di quale etnia o religione sia”.

Dopodichè, punto 2: appurato ormai oltre ogni ragionevole dubbio che dietro all’ISIS ci sono Stati Uniti, Arabia Saudita, Kuwait, Turchia e Israele, appare quantomeno strano che i cattivoni vestiti di nero si mettano a sputare nel piatto dal quale mangiano, per di più per ben 2 volte in meno di un anno. Capisco l’aereo russo, come messaggio Occidentale al piantagrane Putin, ma attaccare direttamente l’Occidente no. Ma evidentemente, siccome pare che nessuno degli “espertoni” si sforza di includere queste informazioni, l’illogicità non è degna di essere esplorata. Quando, poi, qualcuno invece ricorda almeno minimamente le ingerenze del “mondo libero” dietro il Sedicente Stato Islamico™, nessuno sembra riuscire a fare un brevissimo ragionamento: “ma se siamo noi Occidentali a tenerlo in vita, ‘sto Sedicente Stato Islamico™, per proprietà transitiva significa che ci stiamo auto-attaccando. Come mai? Per qual motivo?”. A meno che si voglia credere alla fregnaccia già buttata lì in maniera sparsa in merito ad Al-Qaeda, ovvero: “sì, è vero l’abbiamo creata noi per respingere i russi dall’Afghanistan più di 30 anni fa, ma poi ci è sfuggita di mano”.

Niente di tutto questo. Forse la realtà è troppo, per una mente atrofizzata su un arbitrario dualismo buoni-cattivi, e proprio il collegamento non scatta. La mente è letteralmente paralizzata dalla paura ed è meno doloroso ripiegarsi su una visione più rassicurante. E’ così, perchè altrimenti si dovrebbe ammettere 1) di essere stati presi per il culo per decenni; 2) di continuare ad essere presi per il culo a cadenza quotidiana; 3) che i cattivi forse indossano giacca e cravatta e non sono così lontani verso est; 4) che costoro non hanno la minima remora nell’ammazzare chiunque per perseguire i propri scopi.

No no. Meglio parlare di “chiudere le frontiere”, di “andare a bombardare l’ISIS” (ma non lo stavamo mica già facendo?), che “è l’ora di creare un fronte comune”, che “l’Europa deve mettersi d’accordo su una strategia condivisa”, che “non è più tempo dei cortei pacifisti”. Se, invece, si fa uno sforzo non indifferente e si accettano le cose come stanno, si capisce

1) che ogni singola misura in nome della sicurezza è totalmente inutile, dato che il nemico vero, essendo interno e in controllo di virtualmente qualsiasi servizio/mezzo/struttura/apparato, può agire completamente indisturbato in ogni luogo voglia e in ogni momento voglia;

2) che la religione non c’entra un cazzo (ma dai, ancora c’è qualcuno che crede veramente alle “guerre di religione”?!);

3) che l’imponente flusso migratorio è stato meticolosamente pianificato (perchè non è minimamente credibile che si vada ad ammazzare Gheddafi, si crei l’ISIS, lo si rifornisca e lo si appoggi e poi ci si meravigli quando la gente scappa verso l’Europa);

4) che l’immobilismo europeo è anch’esso voluto e programmato;

5) che l’ormai prossima Terza Guerra Mondiale è voluta e programmata da quelle stesse persone che blaterano senza ritegno di “libertà”, “democrazia” e di “lotta al terrorismo” e che, incidentalmente, sono le stesse che dovrebbero proteggerci;

6) che i cattivi sono più buoni e i buoni sono più cattivi di quanto si volesse far credere.

Ora vediamo. Perchè il Papa, evidentemente, a qualcuno non sta simpatico (vedi la notizia del cancro alla testa e Vatileaks 2. A casa mia si chiamano “intimidazioni”). Avevo anche letto un articolo, che cazzo non riesco più a trovare, dopo il suo tour americano nel quale si sottolineava come, in quell’occasione, avesse espresso più o meno come stiano effettivamente le cose con l’imperialismo yankee eccetera, solamente in maniera più elegante e criptata rispetto a quello che si legge su Internet. Ammetto che non me l’aspettavo, da Bergoglio, che ho sempre ritenuto un simpatico truffatore. Stiamo a vedere continuare per la sua strada o se asseconda gli avvertimenti e torna ad essere un cazzaro full-time.

Ovviamente, con queste premesse, il Giubileo non parte bene. D’altra parte, però, potrebbe essere un’occasione troppo scontata e quindi il colpaccio potrebbe non verificarsi a Roma ma da un’altra parte, non so se ancora a Parigi. Magari Berlino, o Milano… Dipende se qualcuno si azzarda a spostarsi anche solo di poco verso “l’altra parte”, ovvero il lato russo-siriano-iraniano, quello che vuole combattere l’ISIS nei fatti. Tenendo conto che l’attentato di venerdì, rispetto a quello di Charlie Hebdo, ha impressionato di più perchè più ampio ed elaborato, “l’asticella del terrore” potrebbe alzarsi di nuovo aumentando la frequenza dei colpi, piuttosto che la grandezza degli stessi. Per cui si potrebbe passare da 11 mesi a 1 o giù di lì. D’altronde aspettare altri 11 mesi per rivedere lo stesso copione sarebbe deludente… Oppure compiere diversi attentati contemporaneamente in diverse città invece che in una sola.

Bisogna sempre trovare qualche meccanismo per sorprendere il pubblico, se no alla lunga va a finire che sulla prima pagina del sito del Corriere si trovino solo 2 articoli in merito.

P.S.: una strana curiosità che ho letto su Vigilant Citizen. Avete visto la copertina dell’Economist del gennaio scorso? E’ questa.

economist_magazine_gennaio2015

Notate in basso a destra.

bottomright

Il quadro sulla destra è il Ritratto di Dama di Leonardo da Vinci, conservato al Louvre di Parigi. Le frecce riportano i numeri 11-5-11-3. Mischiateli e troverete 13-11-15, ovvero la data degli attentati proprio a Parigi.

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