07 maggio 2013

Espansione di consapevolezza II – Chi vive al posto nostro?

1 – L’esperienza
Nell'ultimo post vi avevo detto che, guardando un video di Rocco Bruno, ho avuto un'espansione di consapevolezza simile a quella che ebbi un anno fa. Bene, oggi voglio parlare di cosa ho provato in questa esperienza. Mentre dell'anno scorso non capii esattamente il tempismo, questa volta la perfezione del disegno, che si cela sempre astutamente dietro al "caso", mi appare molto più lampante: se infatti dopo qualche tempo dalla "prima volta" arrivai alla folle conclusione che era stato un qualcosa di "temporaneo, quindi illusorio", oggi ho qualche informazione in più per capire meglio ciò che è successo.
Come sempre in questi casi, è doveroso fare una premessa: spiegare esattamente le sensazioni che ho provato è impossibile, poiché le parole forniscono solo delle approssimazioni della realtà. È un po' come prendere l'onda di un segnale analogico (continuo) e trasformarlo in digitale (discreto): per quanto ottima sia la codifica, il segnale digitale non riuscirà mai a replicare perfettamente l'originale analogico e avremo sempre una perdita di informazioni.
quantizzazione-audio-digitale
E non prendete quello che leggerete come vero per voi: è accaduto a me, quindi è vero per me ma, essendo un aspetto estremamente personale, non azzardatevi a pensare che debba accadere allo stesso modo anche voi. Il rischio che correte è la frustrazione, con tutto quello che ne consegue. È un post che vuole solo farvi capire come ci sia dell'altro, molto altro, oltre ciò che ci è stato detto e che crediamo di essere.
A differenza dell'anno scorso, non ho colto subito l'espansione di consapevolezza e tuttora non ricordo il momento esatto in cui è iniziata: ricordo solo che stavo guardando un video di Rocco Bruno e, non appena ho portato l'attenzione su di me, bam! è apparsa questa "cosa" meravigliosa con una dolce prepotenza.
Il continuo dialogo interiore si è improvvisamente fermato in toto, lasciandomi un meraviglioso quanto incredibile silenzio. Qui occorre fare una considerazione non secondaria, anzi: noi ci identifichiamo completamente con quella chiacchiera costante che abbiamo in testa, abbiamo la totale convinzione che quella roba lì siamo noi che pensiamo, progettiamo, analizziamo, pianifichiamo eccetera. Il che reggerebbe se il "cogito, ergo sum" fosse vero, ma non lo è. Se fosse realtà, il corpo dovrebbe stramazzare al suolo non appena il dialogo interiore finisce ma, palesemente, a me questo flusso si è interrotto per diversi giorni eppure ora sto scrivendo queste parole. Quindi, o sono clamorosamente resuscitato, oppure noi non siamo quel ciarlare col quale ci identifichiamo costantemente. E' un punto molto importante.
Questo silenzio mi ha permesso di provare una straripante sensazione di amore indistinto per chiunque avessi intorno e per qualsiasi situazione in cui mi trovassi. Avete presente quando siete innamorati alla follia di una persona? Ecco, prendete quella sensazione, moltiplicatela per n-volte ed estendetela da voi stessi all'intero universo. Era un amore incredibile in primis verso di me e, come conseguenza, verso tutto il resto. E' indescrivibile... Ogni azione che compievo mi sembrava di compierla per la prima volta nella mia vita: anche il semplice lavarsi i denti non era più un gesto meccanico, ma vivo come non era mai stato. Ho toccato il legno dei mobili, ho annusato l'aroma del caffè, ho guardato i miei amici e mi sembrava la prima volta. Mi sono reso conto di quanto noi siamo convinti di vivere ma in realtà stiamo non-vivendo, lasciando che sia qualcos'altro a gestire la nostra vita. Quando guardiamo un oggetto, noi non stiamo effettivamente guardando quell'oggetto in particolare, ma la categoria cui esso appartiene. Ad esempio, prendiamo un albero: quando lo guardiamo, non vediamo quell'albero ma un albero qualsiasi, uguale a tutti gli altri esemplari della categoria "albero" che abbiamo etichettato nel corso della nostra vita. E' un appiattimento colossale della realtà circostante che ci fa perdere di vista l'unicità delle cose, delle persone, delle situazioni. Ricordo distintamente dei momenti in cui camminavo per strada e riuscivo a riconoscere l'unicità anche di un palo di ferro grigio con un segnale stradale attaccato: non era un palo di ferro qualunque, era quel palo di ferro, unico in tutto l'universo, straordinario nella sua perfezione. La morbidezza della stoffa dei vestiti, le dolci carezze del vento, il caldo dei raggi solari: non li avevo mai sentiti veramente come ho li ho sentiti in quella settimana (perchè è durata una settimana, come l’anno scorso). Sentivo la divina perfezione del tutto, a cominciare dalla mia, e l'unica sensazione vera era la gioia di poter vivere e di vedere la vita in ogni dove e in ogni essere. 
L'istinto sessuale a vanvera non esisteva proprio, troppo "basso" per queste altezze, troppo di questo mondo e troppo poco nostro. Avrei potuto avere, chessò, Scarlett Johansson strusciarmisi contro, porca come non mai e non mi avrebbe scalfito minimamente. E non sto scherzando. La sensazione di profondità dell'esperienza mi ha fatto capire che questa è vera per davvero e che, semmai, illusorio è il modo del nostro vivere quotidiano, fermi superficialmente nell'ascolto e identificazione con i pensieri del ciarlare costante. Chi di voi non ha avuto ancora il privilegio di vivere un'esperienza simile non riuscirà a capire quanto profonda possa essere la realtà. Mi sono accorto di come io non abbia effettivamente vissuto per più di 20 anni, perso nel dare attenzione al mondo "là fuori" e ignorando ciò che invece si trova qui dentro, nel corpo, che è sempre stato lì ma non ho mai ascoltato e vissuto veramente. "Noi siamo dove è la nostra attenzione" e per il 99% del tempo la nostra attenzione non è nel corpo ma da qualche altra parte, tendenzialmente perchè ci stiamo sulle balle da soli, non ci piace la vita che stiamo vivendo, odiamo chi ci sta intorno, vorremmo essere/fare/stare da un'altra parte, ci perdiamo in queste fantasie e così facendo non ci accorgiamo della meraviglia che siamo noi e che è il mondo.
E non parliamo del giudizio e del giudicare. Cosa sono? Si mangiano? Non ce n'era neanche l'ombra: l'unica presenza era la vita. Punto.
Se penso che l'anno scorso, col passare delle settimane e dei mesi, sono riuscito a convincermi del fatto che quell'espansione che ebbi fu solo una roba temporanea e quindi finta, non reale, mi viene da darmi del cretino da solo. Stavolta, però, ho delle informazioni in più e non mi faccio più imbacucchiare da chicchessia che metta in dubbio la realtà di una tale magia. Non c’è niente là fuori in grado di eguagliarne la consistenza.
2 – La ricerca
Poi mi sono fatto una domanda: visto che ho avuto la netta sensazione di vivere davvero per la prima volta, di essere finalmente tornato da chissà dove ero stato negli ultimi 25 anni... allora chi ha vissuto la mia vita? Chi era al mio posto? Chi è che si lavava i denti? E allora ho notato che Rocco Bruno ogni tanto citava una certa "Pistis Sophia", nei suoi video. Ho fatto una ricerchina per colmare la mia immensa ignoranza e ho scoperto che "Pistis Sophia" è un testo gnostico molto importante, nel quale si narra che Gesù, dopo essere risorto, è rimasto qui per 11 anni, nei quali ha continuato a insegnare e predicare le verità divine. In "Pistis Sophia" troviamo Gesù spiegare ai suoi discepoli, senza uso di parabole, cosa si nasconde nel mondo dell'invisibile e, dopo un inizio piuttosto complicato da capire, inizia a parlare della storia di Pistis Sophia che altro non è se non la nostra coscienza, ciò che ognuno di noi ha dentro. Noi, in definitiva. Ogni volta che leggete il nome “Pistis Sophia”, si sta parlando non di qualcuno lontano nel tempo e nello spazio, ma di voi stessi qui e ora. Per farla breve, Sophia è stata ingannata da una "falsa luce" che lei credeva fosse un'emanazione diretta della sorgente di luce, nei piani "alti" della vibrazione: guarda in basso, vede questa “falsa” luce e ci si butta a pesce, ma poi si accorge di essere stata fregata e si ritrova intrappolata nel "mondo del caos", nella materia degli arconti, i quali iniziano a prendere la sua, di luce. Non solo, oltre a questo Sophia dimentica il suo mistero, ovvero chi è veramente e quale è il suo compito. Una volta resasi conto dell'inganno, acquista consapevolezza e inizia ad esclamare una serie di penitenze dirette al "primo mistero", ovvero la prima emanazione dell'ineffabile, quello che noi chiamiamo "Dio", affinchè venga inviato il comando di salvarla dalla prigione in cui è venuta a trovarsi.
Inizio a leggerla. Ci sono dei punti di vera e propria poesia, tra l'altro... Leggo, leggo e arrivo a questo:
Cap. 47
Proseguendo il suo discorso, Gesù disse ai suoi discepoli:
- Allorché Pistis Sophia pronunciò nel caos la sua settima penitenza, non mi era ancora giunto, dal primo mistero, il comando di liberarla e di estrarla dal caos; ma io, spontaneamente, senza alcun comando, mosso da misericordia la condussi in un luogo più ampio, sempre nel caos. Allorché le emanazioni materiali dell’arrogante notarono che essa era stata condotta in un luogo più ampio del caos, cessarono alquanto di opprimerla, pensando che sarebbe stata portata completamente fuori dal caos.
Ma allora Pistis Sophia non comprese che io sarei stato il suo aiuto, né mi conosceva affatto: seguitava invece a lodare la luce del tesoro che una volta aveva visto e nella quale aveva creduto; pensava che quella fosse il suo aiuto, quella che aveva lodato; pensava che quella fosse la vera luce. Aveva creduto nella luce appartenente al vero tesoro, per questo sarà estratta dal caos e sarà accolta la sua penitenza. Tuttavia, non era ancora giunto a compimento il comandamento del primo mistero per cogliere la sua penitenza.
E ora udite quanto accadde a Pistis Sophia: a voi dirò ogni cosa.
Allorché nel caos, la condussi in un luogo più ampio, le emanazioni dell’arrogante smisero di opprimerla pensando che sarebbe stata condotta completamente fuori del caos. Ma quando le emanazioni dell’arrogante constatarono che Pistis Sophia non era stata condotta fuori del caos, ripresero insieme a opprimerla vigorosamente. Essa pronunciò l’ottava penitenza, poiché quelle non avevano smesso di opprimerla, e avevano ripreso a opprimerla al massimo.
Appena terminata la lettura, la mia reazione è stata una roba tipo "'ca troia! Sembra stia parlando di me e di quello che mi è successo!". Il Cristo conduce Sophia "in un luogo più ampio" (espansione di consapevolezza), "sempre nel caos" (sempre negli strati “non puri” del corpo, a livelli vibrazionali più alti ma non ancora altissimi). Quando le emanazioni dell'arrogante, colui che aveva ingannato Sophia, "notarono che essa era stata condotta in un luogo più ampio del caos, cessarono alquanto di opprimerla, pensando che sarebbe stata portata completamente fuori dal caos" (i pensieri del dialogo interiore cessano), ma "quando le emanazioni dell’arrogante constatarono che Pistis Sophia non era stata condotta fuori del caos, ripresero insieme a opprimerla vigorosamente" (i "soliti" pensieri hanno ripreso a saturare la percezione della coscienza, anche se devo dire meno di quanto fecero l’anno scorso).
Ma non è ancora la risposta alla domanda "chi ha vissuto al mio posto?". Continuo a leggere, fino al punto della risposta.
Maria rispose domandando al salvatore: - Mio Signore, gli arconti vengono, forse, giù nel mondo per costringere l’uomo a peccare?
Il salvatore rispose e disse a Maria: - Non è in questo modo che essi discendono nel mondo. Quando, per mezzo degli arconti del destino, un’anima antica è in procinto di discendere, gli arconti di quel grande destino - i quali si trovano nei luoghi del capo degli eoni che è il luogo denominato «luogo del regno di Adamas» e il luogo che sta di fronte alla vergine luce - gli arconti, dunque, del luogo di quel capo danno all’anima antica un calice dell’oblio, proveniente dal seme della cattiveria, ripieno di ogni genere di passioni e di ogni oblio. Non appena l’anima beve dal calice, dimentica tutti i luoghi nei quali era andata, e tutti i castighi tra i quali era passata. Quel calice dell’acqua dell’oblio diventa un corpo all’esterno dell’anima, rassomigliante all’anima in tutte le forme, e simile a lei: esso è il cosiddetto spirito di opposizione.

[...]
Questo calice dell’oblio diviene per l’anima lo spirito di opposizione: resta all’esterno dell’anima, le fa da abito essendole simile sotto ogni aspetto ed essendo un involucro all’esterno di lei, come un abito.
[...]
All’esterno dell’anima mettono lo spirito di opposizione, che la sorveglia e le è stato assegnato; gli arconti lo avvincono all’anima con i loro sigilli, con i loro vincoli, e lo sigillano a lei affinché in ogni tempo la costringa a compiere costantemente le loro passioni e i loro misfatti; affinché lei li serva in ogni tempo; affinché resti in ogni tempo, nelle trasformazioni del corpo, sotto la loro sottomissione; lo sigillano a lei, affinché lei venga a trovarsi in tutti i peccati e in tutte le passioni del mondo.
È per questo motivo che io ho portato i misteri nel mondo: essi sciolgono tutti i vincoli e tutti i sigilli dello spirito di opposizione che avvincono l’anima; essi rendono libera l’anima, la svincolano dai suoi genitori, gli arconti, la trasformano in luce genuina; essi la conducono su nel regno di suo padre, della prima uscita, del primo mistero, per sempre.
È per questo che, una volta, vi dissi: «Colui che non abbandona il padre e la madre, e poi viene e mi segue, non è degno di me». In quel tempo, dunque, vi dissi: «Dovete abbandonare i vostri genitori, gli arconti, affinché io vi renda figli del primo mistero, per sempre»

[...]
Poi il salvatore riprese a parlare dicendo a Maria tra i discepoli: 
- Ora ascolta, Maria, chi è che costringe l’uomo a peccare.
Dunque, gli arconti sigillano nell’anima lo spirito di opposizione in modo tale che egli non la agiti nell’ora in cui le fa compiere ogni genere di peccati e ogni genere di misfatti. Essi, inoltre, ordinano così allo spirito di opposizione: «Quando l’anima esce dal corpo, dato che tu sei assegnato a lei, non agitarla, e in ogni luogo dei giudizi, convincila a proposito di tutti i peccati che tu le hai fatto commettere, affinché in ogni luogo dei giudizi lei sia punita e non sia in condizione di andare in alto verso la luce e di ritornare nelle trasformazioni del corpo».
In una parola, essi comandarono allo spirito di opposizione: «Non agitarla mai, in qualsiasi momento, affinché essa non pronunci i misteri e non si sciolgano tutti i sigilli e tutti i vincoli con i quali ti abbiamo vincolato a lei. Allorché essa pronuncia i misteri, si sciolgono tutti i sigilli e tutti i vincoli, ed enuncia la difesa, allora lasciala andare: essa appartiene a quelli della luce dell’alto, è estranea a noi e a te; e, da quell’ora, non la potrai più afferrare. Se, invece, non pronuncia i misteri dello scioglimento dei tuoi vincoli, dei tuoi sigilli e delle difese del luogo, afferrala, non la lasciare: tra i castighi e in tutti i luoghi dei giudizi, la devi convincere a proposito di tutti i peccati che le hai fatto commettere; dopo, conduci l’anima dalla vergine luce che la manderà ancora una volta nel ciclo».

[...]
La forza interiore muove l’anima alla ricerca del luogo della luce e di tutta la divinità, mentre lo spirito di opposizione devia l’anima e la costringe a fare continuamente tutte le di lui iniquità, passioni e peccati: assegnato continuamente all’anima, egli le è nemico e le fa compiere ogni male e ogni peccato, e stimola i ministri erinnici affinché le siano testimoni in ogni peccato che egli le fa compiere; inoltre se di notte o di giorno lei vuole riposare, egli la scuote con i sogni e le passioni del mondo la spinge a bramare ogni cosa del mondo; in una parola l’incita verso tutte quelle cose che gli arconti gli hanno ordinato: è ostile all’anima e le fa compiere quanto a lei non piace. In realtà, è questo, Maria il nemico dell’anima, è questo che la costringe fino a tanto che compia ogni peccato.
[...]
Lo spirito di opposizione è testimone di tutti i peccati commessi dall’anima per convincerla nei giudizi che hanno luogo fuori del caos; egli non è soltanto testimone, ma sigilla tutti i peccati delle anime, li lega all’anima affinché tutti gli arconti dei giudizi dei peccati riconoscano che quella è un’anima peccatrice e affinché, dai sigilli legati a lei dallo spirito di opposizione, sappiano il numero dei peccati da lei commessi, e sia poi punita secondo il numero dei peccati commessi. Fanno così con tutte le anime peccatrici.
E' abbastanza chiaro? Se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di leggerlo, "Pistis Sophia": molte cose non le capirete, almeno non a livello razionale, ma non è (solo e primariamente) a quel livello che Gesù si rivolge, così come anche nei vangeli canonici e in quelli apocrifi. Infatti, più di una volta nel testo esplicita meglio cosa intendesse dire in alcune frasi riportate nei vangeli, e lo potete notare anche in una delle citazioni qui sopra, nella quale chiarisce a chi si riferisse quando parlava de "il padre e la madre".  I problemi sorgono in quanto noi tendiamo ad antropomorfizzare tutto ciò che ha un nome ma che non conosciamo o comprendiamo razionalmente: per cui, banalmente, "il padre e la madre" li intendiamo come i nostri genitori biologici, o Dio come l'omone canuto e con la barba lunga residente sulle nuvole. Bisogna invece capire che si sta parlando di esseri, di forze, di tipi di energia in movimento, interrelazionati l'uno con gli altri. Non sono descrivibili a parole: io, nella mia piccola esperienza, ho sentito un qualcosa che posso sommariamente dire essere il vero me, ma non ho la minima idea di cosa sia effettivamente, se ha o meno una forma o chissà cos'altro. Non posso nemmeno essere sicuro che sia la totalità della mia essenza. Non lo so, è talmente una novità che non so nulla, il che è piuttosto incredibile se ci pensate: noi crediamo che il nostro stato di coscienza "normale" ci permetta di essere vivi, vivi e ancora vivi, ma poi arriva questa "cosa" dal nulla e capisci che lo stato di coscienza col quale hai vissuto virtualmente tutta la tua vita, dai momenti più brutti a quelli più belli, è paragonabile al sonno, uno stato di "coscienza sopita", sbiadito e superficiale.
Infatti non siete voi a vivere: chiamatelo "spirito di opposizione", "ego", "sfidante" o come volete, ma è lui che vi guida, è lui che vi parla costantemente col suo inutile blabla mentale fino allo sfinimento: è lui che vuole controllo, che si annoia, che vuole fottere il prossimo, che divide: è lui che lava i denti, va al lavoro, si lamenta, giudica, pecca. Non può esserci un dialogo interiore se è presente una sola entità, non esiste il “parlare da soli”. Ma non è che c'è dietro qualche disegno maligno di Satana o altre cazzate simili: semplicemente le cose stanno così. "Cosa potrebbe opporsi alla volontà di Dio? Niente, giusto?". E' così per disegno divino, non c'è nulla di male: poi sta a te. Sta a te tornare a vivere davvero; sta a te percepirti nel corpo; sta a te uscire dal dualismo "bene-male, bello-brutto, giusto-sbagliato" imbevuto di giudizi. Non riesci a farlo in questa vita? Poco male: gira la ruota e riprova.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Beato te che hai sperimentato quella
"roba".grazie per aver postato i video di Rocco Bruno mi hanno dato un
"scossone" e chiarito molte nebbie,
il libro di hoponopono l ho "buttato"
nel cesso:non mi serve più.
Ciao e buona giornata.
Sefano

Anonimo ha detto...

Non è tutto oro quello che luccica...

https://usciredallorrore.wordpress.com/2013/12/09/rocco-bruno-il-profeta-del-cazzo/