Ho letto un breve articolo che parla di un’esperienza della cosiddetta “illuminazione”. Dentro ci ho trovato tanti elementi praticamente identici a quelli che ho avuto il culo di sperimentare anch’io, un paio di volte. Ma leggendo le parole di quell’articolo e ricollegandole alla mia esperienza personale, è sorto un pensiero, forse una sorta di constatazione. Vi metto qui giusto un paio di frasi dall’articolo, unite a un altro paio di frasi tratte dai miei post su quella che ho chiamato “piccola espansione di consapevolezza”.
(tratto da RicercheDiVita.blogspot.it)
"Non ci sono parole per spiegare ciò che ho provato in questo mio primo intensivo di illuminazione ma tento lo stesso di descriverlo: è come aver fatto l’Amore con Dio, mi sono sentita inondare e riempire il cuore di Amore, mi sono sentita per la prima volta immensamente amata. […] tutto il dolore che era compresso si è frantumato e dissolto in un attimo. Da quel momento in poi ho iniziato a sentire tutto l’Amore universale riversarsi nel mio cuore in modo immenso ed infinito. […] ho sentito un senso di pace e beatitudine infinita, non avevo più bisogno di niente, credo di aver capito come si sta in paradiso, mi sono sentita dissolvere ed essere ovunque, abbracciare il mondo intero.”
E ora ecco le mie.
“Il continuo dialogo interiore si è improvvisamente fermato in toto, lasciandomi un meraviglioso quanto incredibile silenzio. […] Questo silenzio mi ha permesso di provare una straripante sensazione di amore indistinto per chiunque avessi intorno e per qualsiasi situazione in cui mi trovassi. Avete presente quando siete innamorati alla follia di una persona? Ecco, prendete quella sensazione, moltiplicatela per n-volte ed estendetela da voi stessi all'intero universo. Era un amore incredibile in primis verso di me e, come conseguenza, verso tutto il resto. E' indescrivibile... Ogni azione che compievo mi sembrava di compierla per la prima volta nella mia vita […] Mi sono reso conto di quanto noi siamo convinti di vivere ma in realtà stiamo non-vivendo […] Ricordo distintamente dei momenti in cui camminavo per strada e riuscivo a riconoscere l'unicità anche di un palo di ferro grigio con un segnale stradale attaccato: non era un palo di ferro qualunque, era quel palo di ferro, unico in tutto l'universo, straordinario nella sua perfezione. […] E non parliamo del giudizio e del giudicare. Cosa sono? Si mangiano? Non ce n'era neanche l'ombra: l'unica presenza era la vita. Punto.”
Fantastico, bellissimo, trascendente. Vi auguro davvero dal più profondo del cuore di avere occasione di sperimentarla perchè è un qualcosa di indimenticabile. Quella sensazione di verità profonda… Adesso ne ho solo un ricordo, ma è stato qualcosa di vero. Ma vero, ma vero, ma vero, vero, vero, vero, vero. Si poteva sentire la verità, annusarla, toccarla, percepirla ovunque, letteralmente ovunque.
E adesso, invece? Eh eh, adesso cippa. C’è il ricordo delle sensazioni. C’è sicuramente stata una presa di coscienza che fornisce un’immagine del mondo diversa da prima, per cui è da questo che parto ed è a questo che torno quando parlo del tanto rumore e della tanta confusione presente nel mondo in relazione a noi stessi e alla spiritualità/religione. C’è la voglia di entrare di nuovo in questo stato di percezione. E di rimanerci. Paradossalmente è proprio questa voglia, o desiderio, a bloccare la strada. Insieme ad altri mille motivi, ovviamente.
Ma la constatazione che è sorta si riferisce proprio al forte contrasto presente nell’intera faccenda. Come è possibile che una roba del genere, così palese, così profonda, così totale, così vera sia anche così difficile da percepire? Dovrebbe essere la norma: ognuno di noi dovrebbe, in questo stesso momento, essere nella completa contemplazione dell’esistenza, nel suo intimo sentire. D’altronde è l’esistenza, mica pizza e fichi. Eppure non è così. Questa meraviglia è per noi normalmente sconosciuta. E’ qui, ce l’abbiamo davanti e dietro agli occhi, la respiriamo… ma non la percepiamo se non molto, ma molto superficialmente e in maniera distorta, ma molto distorta. Va che è incredibile, è una meraviglia anche questa: hai “Dio” ovunque e in ogni istante… ma puoi stare per anni e anni senza “vederlo” nè “sentirlo”. Altro che l’elefante nella stanza.
E’ pazzesco, è palesemente “un’illusione”, è uno stato di percezione “finto”, “parziale”, “non vero”, “non reale”. E’ una magia: ti fanno, e ormai ti fai tu da solo, sparire la vita da sotto il naso senza accorgertene e, anzi, ti convinci di essere davvero vivo. E’ lì, cazzo. Sono tre carte: un re di quadri, un due di fiori e un re di picche. Il re di quadri è lì, sulla destra. Mischiamo un po’ le carte ed eccolo lì, ovviamente al centro. Non lo perdi di vista neanche un attimo. Mischiamo ancora: bravo, è tornato a destra. Mischiamo: certo dai, è a sinistra. Mischiamo ancora, ti va? Adesso, dov’è? Accidenti che peccato! E’ proprio un peccato! E’ un re, sì, ma è quello di picche. Riprova, dai. Hop hop hop hop hop, è qua lo vedi? Hop hop hop hop. Vai, scegli. Ma no! Non è al centro! Dai, riprova.
E così via. Straordinario, magnificamente perfetto.
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