Continuo a parlare dei vangeli sperando di riuscire a scatenare in voi un piccolo cortocircuito, dato che queste non sono le classiche spiegazioni mongoloidi del catechismo, ma dovrebbero invece suscitare un minimo di ragionamento, oltre a mostrare alcuni controsensi e ipocrisie tipiche sia dei cristianoni della domenica, sia di tanti altri studiosi e/o teologi pseudo-intellettualoidi che si riempiono la bocca di frasi a mo di pappagallo. Se non c’è un minimo di sentimento, non c’è niente e purtroppo tanti, sia “devoti” prelati e amici vari, sia detrattori dell’ultimo minuto perchè adesso “fa figo parlare male della religione”, si perdono in millemila elucubrazioni mentali da far schifo. O sono ignoranti o sono ottenebrati e rincoglioniti da anni e anni di sapiente lavoro atto a dare una forma mentis molto precisa, nella quale si sono inevitabilmente persi al punto da non trasmettere più nessun sentimento insieme alle parole.
Comunque sia, qui non si fa catechismo.
Se seguite questo blog da un po’, sapete bene che l’ho menata parecchio sul diavolo, fino allo sfinimento, perchè mi sono rotto le palle di continuare a leggere articoli nei quali si parla del diavolo seguendo sempre schemi inerenti la forma mentis di cui sopra. Il tizio con lo stramaledetto forcone di ‘sta cippa, in pratica, venerato dai quei grandi geni dell’èlite mondiale, che sta sempre lì a punzecchiarti il culo e a farti odorare lo zolfo.
No, non è così: il diavolo è “colui che divide”. Proprio etimologicamente. E chi è che divide? Tu, inteso come quell’agglomerato stantio di convinzioni, schemi mentali e identificazioni. Tu che ti metti in mezzo tra la vita e l’esperienza della vita. Tu sei il cazzo di diavolo ogni volta che confondi ciò che sei veramente con l’animale biologico. Questo più o meno è il riassunto della faccenda.
Leggendo, però, sempre il vangelo di Matteo è sorto un ragionamento. Se sui comandamenti è stata più una folgorazione istantanea e potente, qui l’evento è stato più soft, un sottile filo di sentimento da seguire. Tra l’altro, Matteo parla delle tentazioni del diavolo nei confronti di Gesù nel capitolo 4, ben prima dei due comandamenti enunciati da Gesù stesso (capitolo 22). Per un motivo a me ignoto, è però arrivata prima la folgorazione sui comandamenti e solo in seconda battuta il ragionamento sul diavolo. Vai a capire…
Il risultato del ragionamento va a colmare un vuoto nel puzzle, collegando concetti diversi e solo apparentemente staccati tra loro. Vediamo se riesco a farvi capire. Tutto parte da due considerazioni di base: il diavolo è “colui che divide” e l’esistenza in questo spettro di universo è composta da cicli. I più facilmente osservabili sono quelli giorno-notte e l’alternarsi delle stagioni, oltre ovviamente a quello vita-morte. Cos’è, fondamentalmente, un ciclo? E’ un succedersi meccanico di avvenimenti. Nell’universo, i cicli servono a far sì che la natura si mantenga in vita, che mantenga delle condizioni di sopravvivenza imprescindibili per generare l’esperienza. I cicli sono una conseguenza della separazione primaria, quella che dall’unità ha portato alla formazione del dualismo. L’eternità, senza inizio nè fine, improvvisamente si trova “spaccata”: per cui a un certo punto nasce ed è meccanicamente destinata a morire. Un ciclo.
Il ciclo delle reincarnazioni, il samsara… Stessa roba: cicli.
Cioè, non vorrei dire, ma è già scritto. E’ il diavolo. In formato macro, se vogliamo, da integrare al diavolo “micro” dentro ognuno di noi, ma d’altronde è il famoso “come sopra, così sotto”. La natura, intesa come insieme di cicli: questa è diavolo. Il dualismo, quella cosa che inizia e finisce, positiva e negativa, interiore ed esteriore. Il ciclo è prevedibile e previsto. E’ meccanico, mentale, in un certo senso, pensato, pianificato, studiato. E’ “morto”, gli manca la scintilla di imprevedibilità, di spontaneità. Di vita. Sottostare al ciclo significa non essere vivi: si sa già come va a finire, è già “scritto”, è ripetitivo, è una routine. Oltre a questo, poi, divide l’eternità/l’infinito in due: nascita-morte, giorno-notte eccetera. Più diavolo di così!
Dio non è prevedibile: è spontaneo, non può sottostare a nessuna “legge”, a nessun ciclo. E’ la vita stessa, non è pensato, non ha routine. La natura/diavolo ha la necessità di ripetersi sempre uguale e per farlo deve necessariamente mantenersi. L’esempio più lampante e più ovvio è il sesso. Restringendo il campo al solo sesso umano, la natura a un certo punto ha iniziato un ciclo “umanità”, chiamiamolo, e da allora, tramite il sesso, permette al ciclo di continuare. “Aaaaaaah! Adesso è chiaro! Ecco perchè, per esempio, i satanisti puntano di brutto sul sesso nelle sue forme più animali!” L’energia sessuale è la più potente e, se usata in un certo modo (con una certa consapevolezza), può portarci fuori dal ciclo; viceversa, se usata in altri modi (ignorando il suo potenziale e fermandosi solo alla riproduzione o al piacere), può legarci di più ad esso.
“Ma quindi stai dicendo che la natura è il diavolo stesso?” Sì, in un certo senso sì. Ma qui sta il bello, perchè emerge sottilmente un dato di fatto: la natura non è cattiva. I cicli non sono “sbagliati”, e il diavolo non è “il male”: sono quello che sono. La natura è quella che è. Per fare funzionare un ciclo è sì necessario un certo livello di intelligenza, ma è comunque un livello limitato, fatto di leggi naturali, di paletti. Oh, non sto dicendo nulla di astruso: lo sperimentiamo tutti i giorni. Tirate una palla per aria e questa ricadrà meccanicamente al suolo, tanto per fare un esempio banalissimo. L’unico scopo della natura a livello meccanico/ciclico è mantenere le condizioni necessarie affinchè l’esperienza della vita soggettiva possa verificarsi. Fornisce il palcoscenico, l’ambiente necessario affinchè l’esperienza possa accadere in tutta la sua magnificenza. E’ funzionale a Dio, diciamo. Tutto qua. Ma non sta scritto da nessuna parte che noi dobbiamo rimanere incastrati nei cicli. Uscire dal ciclo significa essere vivi; significa realizzarsi; significa “entrare nel regno dei cieli” o nel nirvana; significa trovare Dio; significa sentire la perfezione dell’esistenza; significa “sconfiggere” il diavolo; significa trascendere il dualismo, congiungere gli opposti eccetera eccetera. I “capi” di questo mondo è ovvio che siano satanisti: il loro scopo è mantenere le cose come stanno. E’ lo scopo della natura: sopravvivere, così da fornire i mezzi necessari per lo svolgimento (meccanico) dei cicli.
Un ciclo di vita qui è un tentativo. Butti il gettone nella macchinetta, giochi e vedi se vinci. Hai perso? Butti un altro gettone e tenti di nuovo. E così via.
Poi capita di leggere articoli sui satanisti farciti di giudizi negativi, su quanto sia forte il male e quanto noi siamo nella merda. Niente di tutto questo. Oppure quelli che scrivono dell’èlite satanista che si rifà agli insegnamenti luciferini della teosofia di Helena Blavatsky, mettendo la sua citazione del pezzo in cui dice che “Satana è il signore di questo mondo”. “Aah! Stronza! Vedete quanto questa gente sia malata e perversa? Sono convinti devoti del Cornutazzi e vogliono portare qui il suo regno su tutti noi!” No no, avete capito male. La Blavatsky ha ragione: Satana è il signore di questo mondo. Poi sul resto può anche essere un’esaltata in delirio, ma su questo ha ragione. Forse dimenticate un passaggio evangelico e qui entra in scena Matteo, capitolo 4:
[8]Di nuovo il diavolo lo condusse [Gesù] con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: [9]«Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». [10]Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto». [11]Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.
“Tutte queste cose io ti darò”. Capito? Come si fa a dare qualcosa a qualcun’altro se non si è proprietari di quella cosa? Gesù, ovvero noi nella nostra più vera essenza, la massima coscienza e consapevolezza, lo scaccia perchè è consapevole che quelle cose non sono di nessuno al di sotto di Dio. Il diavolo (ovvero la natura meccanica) le ha in gestione, diciamo, le possiede su mandato. Ma comunque è “lui” il “proprietario” più diretto. Noi, dimenticatici di essere Gesù, “adoriamo” il diavolo nel senso che siamo presi dentro la natura animale, meccanica, per cui non sentiamo il legame con Dio e invece percepiamo solo la natura meccanica stessa, quella animalesca. Quindi, mettiamo il diavolo tra noi… e noi, sostanzialmente, tra la vita e la vita. Il diavolo è il “primo signore” di questo mondo, ma che dico: di questo spettro di universo. E’ un’intelligenza “limitata” al servizio del padrone ultimo, del solo ed unico vero capo della baracca, il quale è creatore di ogni intelligenza in ogni angolo di tutto l’universo. Dio è l’intelligenza ultima, senza regole nè confini.
Riesco a farmi capire? Sentire l’intimo legame con l’essenza dell’universo significa percepire la presenza del vero “padrone”. Ecco perchè Gesù respinge Satana: perchè Gesù non è di questo piano di esistenza e non risponde all’intelligenza (limitata) che questo piano lo “gestisce” (con tutte le migliori intenzioni, per giunta). Finchè non ci si riesce a liberare della falsa coscienza, delle identificazioni, dei binari mentali sedimentati, del punto di vista costruito da altri per noi e da noi assimilato in toto, ovvero: finchè non si riesce a fare emergere Gesù, noi tutti rispondiamo alle regole del “padrone” più “diretto” di questo spettro di universo. E quindi giù di cicli, di causa ed effetto, di nascita e morte, di schiavitù agli istinti animali e tutto il cucuzzaro.
Ripeto: non c’è alcun tipo di giudizio, nell’intero discorso. La natura meccanica, di sopravvivenza, dell’universo non è sbagliata, non è il male, anzi è fantastica perchè, se non ci fosse, l’esperienza qui sarebbe impossibile. Se tutto andasse ad minchiam, come sostenuto dagli irriducibili più accecati dalla scienza (non migliori di quelli più accecati dalla religione), questo universo sarebbe già andato a puttane da qualche miliardo di anni. Se continua a fornire lo scenario perfetto per la vita è perchè c’è un’intelligenza che sa il fatto suo. Il diavolo è la natura nel suo livello di consapevolezza più basso, quello più inerente la sopravvivenza e il mantenimento. E’ la natura conflittuale, necessaria per generare l’attrito adatto ad accendere la fiamma, a generare una tensione sufficiente affinchè il dualismo stesso non vada in corto ed emerga la percezione della Verità con la “V” maiuscola. Punto.
Il passo successivo è comprendere intimamente che ognuno di noi non è destinato a sottostare a questo basso “livello di intelligenza”, ma è invece qui per trascenderlo e percepire di essere un “esponente fisico” di un’intelligenza infinitamente superiore, generatrice e sola vera padrona dell’intera realtà. E c’è anche questo nei vangeli.
Stay tuned!
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