27 maggio 2014

Una lampadina sui vangeli - I comandamenti

M’è arrivata una folgorazione. Non è la prima, ma era comunque da un po’ che non succedeva. Provo a descrivere il momento esatto come meglio posso, dato che stavolta più delle altre sono riuscito a essere un filino più presente.

Qualche giorno fa ho sentito l’impulso di andare a rileggermi i vangeli. Sarebbe la seconda volta che me li scorro tutti. La prima è stata più di un anno fa. Paradossalmente, finchè ho avuto una visione più cristiana canonica, essendo cresciuto in una famiglia cristiana come tante, non mi aveva mai sfiorato l’idea di sedermi a leggere di Gesù. Poi è arrivata la fase “ateismo acuto” e figurarsi… Dopodichè con il tempo la situazione è andata cambiando parecchio, ma non avrei mai pensato di accostarmi così tanto al messaggio del Cristo. Sia ben chiaro: il fatto di non aver mai letto per intero i vangeli prima di uno schiocco di dita fa, è stato una benedizione. Se fosse accaduto diversamente, infatti, mi sarei trovato di fronte a parole astruse e infarcite mentalmente di un significato molto superficiale che, per di più, nel suo complesso non ha molto senso. Tutto, però, si è incastrato perfettamente e i vangeli, sia canonici che apocrifi, me li sono spupazzati solo dopo qualche anno di “disintossicazione” mentale sull’argomento e di ricerca individuale, vedendo di attingere da fonti diverse e imparando a stimolare un genuino senso critico.

La ricerca, ovviamente, continua. E capita che porti con sè dei momenti, chiamiamoli magici, nei quali è come se un fulmine elettrificasse per un attimo la mente, rendendola improvvisamente sveglia e galvanizzando, con lei, anche il corpo. Sono quei classici momenti della pensata, della lampadina che tac! si accende e in un solo, imprevedibile istante ci si ritrova a comprendere ciò che finora era sempre stato lì, davanti ai nostri occhi ma a noi estraneo, guardato ma mai visto.

Ecco, venerdì nel tardo pomeriggio è stato pressappoco così. Stavo leggendo il vangelo di Matteo, cercando di carpire il senso profondo di quelle parole che non possono essere soltanto un semplice, quanto particolare, racconto di narrativa. Cambiando la chiave di lettura dal Gesù storico, fisico, vissuto 2000 anni fa al Gesù come coscienza, consapevolezza senza forma, spazio nè tempo, rappresentazione della vita stessa che muove ogni corpo, ogni mente e l’universo intero, i concetti espressi prendono un significato molto diverso. Non è più un tizio prodigioso che elargisce regole morali di comportamento in un tempo che non c’è più: è ognuno di noi, la vera essenza di ognuno di noi, la vita stessa nella sua più alta espressione a parlare “all’altro noi”, a quell’aggregato volatile di idee con il quale ci identifichiamo quotidianamente. Gesù è ognuno di noi spogliato di ogni identificazione, in sostanza. Non è tanto diverso dal buddhismo…

Tenendo a mente questa chiave di lettura, stavo leggendo appunto Matteo e, a differenza di un anno fa, quando i vangeli li avevo sì letti tutti ma piuttosto velocemente, stavolta mi son sentito di andare più lentamente e “gustarmi” meglio ogni frase perchè, cazzo, un senso profondo ce lo devono avere. Ho perfino deciso di creare, per ogni vangelo, un file doc nel quale inserire le parti migliori, quelle che più mi “restituiscono” una sensazione di bellezza e verità. Chiamo questi file “Best of”. In questo caso, “Best of Matteo.doc”.

E leggo e leggo, copio e incollo nel file doc e tutto va piuttosto tranquillo, con alcuni punti che parlano di tanto altro oltre le semplici parole. Questo tra mercoledì e giovedì. Poi arriva venerdì, quasi di sera. Sto leggendo il capitolo 22, che a un certo punto recita così:

[34]Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme [35]e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: [36]«Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». [37]Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. [38]Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. [39]E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. [40]Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

“Ma certo! E’ ovvio! Come ho fatto a non capirlo prima?!” Finalmente ce l’avevo davanti agli occhi… e lo vedevo! Il senso dei comandamenti, intendo. Dal nulla è emersa una sensazione piacevole, di grande meraviglia. E’ come quando sbatti centinaia di volte la testa contro un concetto senza mai riuscire a capirlo e poi di colpo, in un battito di ciglia, toh: eccolo qui. E’ come quando si legge un testo scritto a mano con una calligrafia discutibile, si arriva a una parola molto importante per il senso del discorso ed è scritta malissimo, uno scarabocchio più simile a una macchia di Rorschach che a una parola di senso compiuto. E si sta per un tempo eterno lì a fare congetture, a provare a interpretarla in tutti i modi, tentando di capire se quella è una “t” o è frutto di un colpo di starnuto improvviso. Nemmeno un dottore scriverebbe così male, li mortacci sua. Poi, dopo tremilaquattrocentocinquantanove tentativi, bam! l’attimo risolutore. Tempozero e l’enigma è risolto. Non era una parola sola, ma due e più precisamente: “cazzo leggi?!”.

I comandamenti non sono precetti da seguire a tutti i costi, sforzandosi come dei pazzi così che non appena capita un evento esterno al quale reagiamo, chessò, in contrasto con il “non desiderare la roba d’altri”, allora ci mettiamo lì nel tentativo di auto-convincerci che in realtà “il desiderio è falso e illusorio e noi non desideriamo nè dobbiamo desiderare”. Non funziona così e i comandamenti non dovrebbero essere intesi in questo senso. Mamma mia che confusione che c’è in giro! Piuttosto che dogmi o leggi da non infrangere (o da illudersi di non infrangere), sono una breve descrizione di ciò che c’è e non c’è nel momento in cui si “prova Dio”, ovvero quando, anche solo per un istante, sparisce ogni identificazione, il dialogo mentale va a nanna e la consapevolezza si espande, facendoci provare un senso di verità profondissima, fuori dal mondo. La famigerata “illuminazione”. In quello stato d’essere, infatti,

1) si è il Signore Dio nostro, non c’è più separazione tra nulla, tra nessun fantomatico “io” e “il resto”;
2) non si hanno più altri dei, nel senso che si percepisce la sola e unica verità e non ci si lascia più ingannare dal mondo;
3) non si pronuncia il nome di Dio invano, perchè ogni parola è in un certo senso “guidata” da quella sensazione di perfezione;
4) ogni giorno è il settimo giorno, per cui è santificazione totale;
5) si onorano il padre e la madre in ogni declinazione, da quella fisica/umana, a quella naturale, astrofisica, fino a quella archetipica delle due polarità, del dualismo;
6) l’omicidio è totalmente fuori discussione;
7) idem l’adulterio, dato che non solo sparisce l’attaccamento a qualsivoglia desiderio (non è più nemmeno un desiderio…) ma anche l’istinto sessuale viene totalmente trasceso, per cui il problema non si pone;
8) rubare? E perchè?
9) dire falsa testimonianza? Impossibile quando c’è solo verità;
10) desiderare la roba d’altri e la donna d’altri… Ma va! Perchè attaccarsi alla materia? Tanto non è eterna come noi…

I comandamenti svolgono due funzioni: da un lato mostrano ai “profani” che cosa si prova quando si “entra nel regno dei cieli” e dall’altra potremmo dire siano una sorta di lista di controllo per chi, essendo già nell’estasi divina, avesse comunque dei dubbi sulla veridicità dell’esperienza. Tutto qua.

Vogliamo aggiungere i due comandamenti espressi da Gesù nella citazione di prima? Perfetto, ci rientrano tranquillamente;

1) “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. E’ ovvio, è il significato stesso di “illuminazione”, “realizzazione” eccetera;
2) “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Altrettanto ovvio.

Ma non ci si sforza di “amare il prossimo come noi stessi”: è spontaneo, emerge naturalmente, senza impegno nè altro. Basta fare spazio internamente, sciogliere un po’ i lacci delle identificazioni e delle dipendenze. Piano piano, poi, quella roba lì emerge da sola.

Bellissimo poi quando Gesù dice che il secondo comandamento è simile al primo. E’ così, ha perfettamente ragione: sono la stessa cosa espressa in due modi diversi. I farisei e i sadducei siamo noi nel nostro caos quotidiano, noi quando non siamo “nel regno dei cieli” ma ci perdiamo nei nostri mille falsi volti, perdendo di vista il fatto di essere la vita stessa, ovvero Gesù stesso.

Figata, eh? Quando è sorta questa presa di consapevolezza ero anch’io “un fariseo”, un ego vivente, e naturalmente lo sono ancora. Dopo aver provato questa folgorazione, mi sono chiesto: “Da dove viene? Da dove è venuta?” La risposta è stata: “Non lo so. Non da me (inteso come ego, personalità eccetera), non l’ho pensata io”. E questo, per me, è più che sufficiente, è un punto fondamentale a sostegno della sua autenticità. Ovviamente PER ME è un punto a favore: voi non dovete assolutamente crederci a prescindere, dato che non è capitato a voi in prima persona. Però è una figata…

;)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

vorrei fare una precisazione, che non vuole essere né una polemica né una provocazione, ma solo una precisazione.
il comandamento è "non uccidere".... prova a pensarci...

Mattia ha detto...

Perdonami ma non riesco a capire cosa intendi. Forse il fatto che ho parlato dell'omicidio, restringendo il campo delle possibili uccisioni che possiamo commettere?

Anonimo ha detto...

si. lasciando stare ideologie e schieramenti tipo stadio che potrebbero sorgere su questo argomento, è bello vedere che i vangeli possano essere oggetto di interesse e disquisizioni non canoniche e scontate (come altri testi sacri peraltro). visto che stai ragionando sui vangeli parlando dei comandamenti, mi piaceva farti notare come anche in questi casi, una parola possa fare la differenza. anche il comandamento successivo rende bene l'idea, "non rubare". indica che è l'atto stesso del rubare che non va bene, a prescindere da ciò che si ruba. lo stesso vale per il comandamento precedente. Non penso che il Buon Vecchio usasse parole a caso, tipo " dai no sta a far quella roba lì..... quella roba lì dai! hai capito!.... cosare insomma....". ecco. i testi sacri del cristianesimo, come è noto, sono stati ad un certo punto rimaneggiati, concilio di Nicea, mentre quelli delle altre grandi religioni sono arrivati a noi in maniera molto più fedele alle versioni originali, se non totalmente fedeli. direi quindi che quando si desidera approfondire questi testi sia sempre auspicabile andare a spulciare in giro e cercare la versione originale, con la traduzione letterale dall'ebraico antico o dall'aramaico... a volte sai si scoprono revisioni un pò troppo pesantine... scusa per la lunghezza del mio commento

Mattia ha detto...

Ti scuso, figliolo :D
No, scherzi a parte, è sicuramente vero che i testi sono stati modificati nel corso del tempo, ma secondo me le ipotesi sono 2: o le modifiche sono state fatte prevalentemente in direzione di eliminare in toto alcune parti; oppure chi ha alterato il contenuto non ha capito granchè del significato generale dei testi. Ti dico questo perchè, nonostante tutto, nei vangeli ci sono concetti di una profondità e di una verità spaventosa (se letti attraverso determinate lenti, ovvio) che poi gira che ti rigira ritrovi anche nelle altre tradizioni religiose, solo scritti con parole ed immagini diverse.

Poi, una cosa: tu dici che sia "non rubare" che "non uccidere" indicano due azioni che "non vanno bene". Mi permetto di evidenziare il malinteso: per come l'ho intesa io, nella tua considerazione c'è un giudizio, in sottofondo, ovvero "non rubo perchè è sbagliato, lo giudico moralmente sbagliato". La questione, però, non riguarda alcun giudizio, ma piuttosto degli stati d'essere. Nel momento in cui "esci" dalla percezione "normale" e in qualche modo hai la fortuna di sentire a un livello più "alto", spontaneamente non ti passa neanche per l'anticamera del cervello nè di rubare, nè di uccidere. Non ci sono forzature, è che sono proprio dei comportamenti, dei pensieri, delle convinzioni trascese. Fanno parte della personalità, quindi di quella parte costruita nel mondo e dal mondo, e non sono propriamente nostri.
D'altronde è anche scritto: i comandamenti sono la legge di Dio. Indi per cui, è necessaria la presenza di Dio per poterli seguire (di nuovo: è un'azione spontanea, non forzata). Ma se noi Dio non lo percepiamo praticamente mai, come facciamo a comprendere le Sue leggi? Come diceva il Tizio, "Nessuno può servire a due padroni. Non potete servire a Dio e a mammona", oppure quando dice "Chi non è con me, è contro di me". E' tutta una questione di stare in un certa vibrazione, in un determinato stato d'essere e di percezione.

Adesso sono io a scusarmi per la lunghezza del commento ;)

Anonimo ha detto...

secondo me, per quello che riguarda la prima parte, entrambe le cose... ma la seconda forse non fino in fondo. mi spiego meglio, alcune parti ed alcuni argomenti sono evidentemente stati eliminati, ma non per ingenua ignoranza. Mr Costantino aveva comunque degli interessi, non ha chiesto agli studiosi ed esperti di fare un bignami dei testi sacri. ma hanno, a mio parere, volutamente omesso parti che sono fondamentali. una ad esempio... così proprio a caso.... la reincarnazione. tu immagina per un momento "comandare" un popolo che pensa di avere un solo gettone da giocarsi, poi definitivo game over, o un popolo che sa di avere infiniti gettoni, e che quello che sta vivendo è solo un frammento di tempo in un infinito tempo... che la vita non sia una sola, ma un insieme di percorsi. che poi, come scrivi tu, va vissuta per capire chi siamo. ecco tu capirai bene che ad esempio, sottacere il discorso della nostra trasmigrazione come anime da un corpo all'altro, non possono esserselo scordato tra le carte o che abbiano pensato che fosse un particolare di poca importanza... o no? da qui in non uccidere, in quanto il corpo può essere diverso, ma dentro lo fa muovere la stessa entità, l'anima. quindi per una questione tecnica che non sto qui ad illustrare, tu uomo che uccidi crei un inceppamento nel meccanismo, e costringi quell'anima a ripetere la stessa partita nello stesso tipo di corpo. viene ripreso nel vangelo esseno della pace e in quello di Tommaso. due vangeli che secondo me santa romana chiesa non riconoscerà mai come attendibili. se lo facessero poi dovrebbero speigarci troppe cose...

il mio "rubare non va bene" non voleva essere con connotazione morale, me ne guardo bene dalla morale. però tu pensa comunque che l'intento dei comandamenti era dare delle regole, forse non avevano pietre abbastanza anche per scalpellarci su la motivazione che sta dietro ad ogni regola, o forse di pietre ne avevano abbastanza ma poi sarebbe stato troppo un problema portarsi dietro tutta quella roba pesante.... mah... te lo immagini mosè scendere giù dal monte tutto affannato con una cariola??
certo, se io mi percepisco come parte di un tutto, e non come essere diviso dal tutto, e se percepisco di essere un'anima eterna che riveste solo corpi temporanei, cosa mi serve il rubare? rubo per fare cosa che ho tutta l'eternità sia davanti che dietro???

non ti scusare per la lunghezza dei commenti che io ultimamente di tempo per leggere ne ho tanto... :D
infatti adesso mi leggo il tuo ultimo post
infatti adesso mi