06 luglio 2009

Francesco, che famo? Remake o new entry?

Col G8 alle porte, si è scatenato il classico super-iper-stramega spiegamento di forze militari in protezione degli 8 più o meno Grandi. Danè trasàa, si dice dalle mie parti; soldi buttati. Il fiore all'occhiello della tecnologia militare al servizio dei padroni, o delle marionette dei padroni...
Potrei stare qua a parlare del fatto che, quando si parla di eventi con persone di siffatta importanza, vengono costruiti strade, edifici ed interi quartieri dal giorno alla notte, mentre la ricostruzione delle abitazioni per la "gente comune" richiede mesi e mesi e alla fine va già di culo se non ti ritrovi nei container. Ma non voglio parlare di questa vergogna ormai diventata normale routine.
Bensì vorrei riportare alla luce un'intervista dell'anno scorso fatta al "Picconatore" dei miei... ehm... va beh... all'ex presidente della Dittatura Francesco Cossiga, nella quale rivela, con assoluta tranquillità e senso di leggerezza, i metodi usati per far passare dei pacifici manifestanti come dei delinquenti. Alla fine della fiera non è nulla che non si sospettasse già, ma avere delle conferme dalle "autorità" fa sempre bene.

Quello che mi domando è; queste tattiche verranno applicate anche in occasione del G8 a L'Aquila? Nell'intervista, Cossiga parla degli studenti, ma sono cose che abbiamo già visto a Genova in occasione del precedente G8 italico.
Allora, Cossiga? Facciamo un bel remake o cambiamo strategia e mettiamo su un film nuovo?

Buona lettura e buone botte.

(da LaDestra.info)

Cossiga: le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire? «A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che… «Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti? «Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero. «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

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