Open your mind.
Buona lettura.
(tratti entrambi dal bellissimo ScienzaMarcia.blogspot.com. Il primo qui, il secondo è tratto dal dossier sulle scie chimiche - appendice 6)
La precognizione inconscia dimostrata da un esperimento scientifico
Un esperimento ben congegnato ha dimostrato che tutti gli uomini possiedono una capacità precognitiva inconscia, ossia che possono letteralmente presentire cose non ancora accadute.
Forse ad essere più precisi dovremmo parlare di pre-sentimento (sentire le emozioni prima del tempo) che di pre-cognizione (comnoscere gli eventi in anticipo), come sarà chiarito fra poco, anche se la differenza può essere sottile.
Ma veniamo alla descrizione dell’esperimento ideato a metà degli anni '90 del 20° secolo da Dean Radin e da suoi colleghi della University of Nevada di Las Vegas.
Un computer mostra ad una persona delle immagini ad intervalli regolari mentree dei sensori elettro-dermici (che misurano la resistenza della pelle) collegati alle dita ed interfacciati ad un computer compiono un monitoraggio continuo e permettono di tracciare un grafico della risposta emozionale. Col variare dello stato emotivo infatti varia l'attività delle ghiandole sudorifere e cambia la resistenza della pelle misurata dal sensore. Le immagini che vede il soggetto dell'esperimento sono selezionate in maniera casuale (tramite una funzione random)da un computer, restano sullo schermo per 3 secondi, poi c’è una pausa di 5 secondi in cui lo schermo appare vuoto e poi si ricomincia con l’immagine successiva.
Le immagini sono scelte a caso fra un numeroso archivio che contiene in egual numero
a) immagini tranquille di sfondi e paesaggi
b) immagini crude di guerra, sangue, violenza
c) immagini di natura sessuale/erotica
Orbene, si è visto innanzitutto che le immagini di tipo a (tranquille) non causano nessun cambiamento nella resistenza misurata dai sensori (la curva nel grafico resistenza-tempo è quasi piatta) mentre le immagini di tipo b (violente) e soprattuto quelle di tipo c (sessuali) causano un'impennata della resistenza.
La cosa incredibile è che il segnale di risposta (l'impennata della curva nel grafico resistenza-tempo) alle fotografie di tipo b e c è stato registrato quasi sempre in anticipo di 3 secondi sulla visione della foto stessa.
Dirk Bierman, docente di psicologia di Amsterdam ha replicato indipendentemente questo tipo di esperimento ed ha verificato che l'effetto è più appariscente con le immagini erotiche. Il biologo Rupert Sheldrake è stato uno dei soggetti che si è sottoposto all'esperimento con esito positivo: "L'incremento repentino della mia attività elettro-dermica inziava 5 secondi prima che le immagini erotiche comparissero sullo schermo".
Di questi esperimenti potete avere ulteriori dettagli leggendo il libro di Dean Radin The conscious universe, Harper Edge, San Francisco 1977.
Questi sono solo alcuni (spero di avere il tempo di discutere anche degli altri, che sono persino statisticamente più signficativi) esperimenti che provano senza ombra di dubbio che la capacità di precognizione/presentimento è patrimonio comune della razza umana (altri esperimenti hanno provato che tale capacità è condivisa con molti altri animali, ma anche di questo conto di parlare in seguito).
Insomma, per quanto possa sembrare incredibile, abbiamo esperimenti scientifici che ci permettono di ipotizzare che la preveggenza (e quindi la profezia) siano possibili, che la nostra mente può guardare in avanti nel tempo. In tal modo siamo portati a riconsiderare la nostra idea del tempo (almeno quella che ci è stata mutuata da una scienza oltremodo dogmatica).
Certo, questo ed altri esperimenti pongono numerosi quesiti di ordine psicologico, scientifico e filosofico. La mente il cui intento fosse diretto con precisione potrebbe conoscere il passato come il futuro? Il futuro è già scritto? Esiste il destino? Il futuro è delineato con precisione o ne sono delineate solo le lineee guida? Se possiamo precognizzare il futuro leggiamo il libro del destino così come sarà o leggiamo su un libro quello che dovrebbe essere il destino più probabile? La cognizione (almeno per somme linee) del futuro può servire ad influenzarlo oppure il destino si avvera ugualmente nonostante i nostri tentativi di cambiarlo? [non mi chiedete delle risposte vi prego, le sto cercando anche io, anche se credo/spero che il destino non sia del tutto definito]
Lo so, potrebbe girare la testa nel cercare di rispondere a queste domande, ed è fin troppo facile cercare di riacquistare una sicurezza emotiva dicendo "no, non è vero, sono tutte menzogne". Ma il bello è che non solo gli esperimenti sono stati replicati, ma che tutti noi abbiamo possibilità di renderci conto di quanto possiamo a volte predire il futuro senza bisogno di alcuna pparecchio computerizzato. Basterebbe infatti analizzare i nostri sogni scrivendo ogni mattina appena svegli la loro descrizione su un diario per poi verificare quante volte tali sogni nascondano delle premonizioni.
Se vi fidate della scienza (spazzatura) ufficiale che nasconde i vostri poteri (e non solo) non vi renderete mai conto di quanto queste esperienze siano diffuse, ma se inizate a crederci potrete vedere come queste percezioni "extra-sensoriali" siano parte della nostra natura umana.
Intanto devo confessare che da scettico incallito rispetto alla possibilità che antiche profezie possano descrivere un lontano futuro, mi sono pian piano reso conto che alcune profezie hanno indovinato correttamente fin troppe cose. Ma anche questo è un lungo discorso da approfondire in seguito ... tempus fugit, vita brevis
Per approfondire l'argomento consiglio gli articoli presenti a questo link
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La dimostrazione scientifica dei cosiddetti “poteri paranormali”
Mi piace aprire questa appendice con le affermazioni fatte da Mario Bruschi, docente di fisica (Dipartimento di Fisica dell'Università La Sapienza di Roma) in un suo articolo:
"Sei anni fa tentai di verificare (propria manu) quei dati statistici riportati in altri studi (e ritenuti inaffidabili dai colleghi) con un esperimento basato su test 'classici' di telepatia e chiaroveggenza, avendo in più l'opportunità di usare un gruppo di soggetti che, per il particolare training ricevuto, fosse sperabilmente sopra la norma ma tuttavia lontano dalla 'professionalità' (con i pericoli connessi). I risultati di tale esperimento in sé altamente significativi furono per me ancora più significativi in un modo inaspettato: infatti un resoconto dell'esperimento (più tardi pubblicato in Di Grazia U., Tecniche dell’Unione, Ed. Mediterranee, Roma,1990, 147-179), fatto circolare tra amici e colleghi ed inviato al CICAP, mi ha procurato una sequenza di polemiche e arroventate discussioni costringendomi a passare da un impegno ed interesse 'amatoriale', come era stato il mio nel campo 'paranormale' fino ad allora, a un approfondimento e a uno studio più 'professionale'. E così, con mia grande sorpresa, ho scoperto che (...) l'esistenza di fenomeni ESP e PK è stata provata sperimentalmente al di sopra di ogni ragionevole dubbio.
Per comprendere che tipo di esperienze scientifiche permettono di dimostrare senza ombra di dubbia l’influenza della mente sulla realtà fisica, la comunicazione telepatica, la precognizione, bisogna avere almeno un’idea di cosa siano la statistica; per comprendere invece quali teorie scientifiche potrebbero giustificarle, occorre familiarizzare con alcuni elementi della fisica quantistica, essere a conoscenza delle scoperte più recenti della biologia e della genetica, e bisogna pure avere la mente aperta alle più avanzate speculazioni nel campo della fisica teorica.
Iniziamo con la statistica e coi generatori di numeri casuali. Senza entrare nel dettaglio tecnico di come siano costruiti, possiamo limitarci a sapere che esistono generatori elettronici di numeri casuali che sono stati testati sperimentalmente, ovvero che in assenza di influenze esterne ci possono fornire in maniera del tutto casuale un numero all’interno di una gamma assegnata. Per testare la possibilità della nostra mente/coscienza di influenzare la realtà fisica spesso si lavora con generatori di numeri casuali che possono fornire solo il numero 0 oppure il numero 1.
La statistica insegna che se provo a fare 4 estrazioni di numeri scelti casualmente fra 0 ed 1 ho una certa probabilità di ottenere 3 volte 0 ed una volta 1. Ciò porterebbe ad un risultato percentuale del 75% di 0 contro il 25% di 1; basta un manuale di quinta liceo per verificare con le regole del calcolo combinatorio che la probabilità di ottenere un simile risultato in 4 estrazioni successive è pari a 0,25. Ciò significa che su 4 serie di estrazioni di 4 numeri ci si aspetta di ottenere una serie con tali risultati. La probabilità di ottenere 2 volte 0 e 2 volte 1 (50% di estrazioni per ognuno dei numeri) è invece pari a 0,375. La probabilità di ottenere un 75% di 0 nelle estrazioni è appena una volta e mezzo minore di quella di ottenere il 50% di 0 ed il 50% di 1.
La cosa cambia drasticamente se noi facciamo un esperimento con 40 estrazioni. In tal caso la probabilità di ottenere 30 volte 0 e 10 volte 1, ovvero il 75% di 0 ed il 25% di 1 è 162 volte minore della probabilità di ottenere 20 volte 0 e 20 volte 1. La probabilità di ottenere quel fatidico 75% tende a diventare sempre più piccola rispetto alla probabilità di un’equa distribuzione dei risultati, fino a quando per una sequenza di 100 estrazioni un tale avvenimento può giudicarsi pressoché impossibile.
Similmente si può verificare (è un po’ più lungo e noioso ma il tipo di calcolo è sempre lo stesso) che su una serie di 100, 200 o 1000 estrazioni è molto difficile ottenere il 52%, il 53%, o il 54% di uno o dell’altro risultato: se il numero di estrazioni è molto elevato è quasi impossibile che la percentuale di 1 e di 0 differisca dal 50% per più di una cifra decimale.
Ed eccoci al dunque: sono stati fatti migliaia di esperimenti in cui si è chiesto a delle persone di influenzare con la propria mente i generatori di numeri casuali in maniera tale che essi dessero più 0 o più 1 del normale. I generatori di numeri erano stati precedentemente testati e si era verificata la loro perfetta funzionalità: in assenza di influenze esterne producono sempre il 50% di 0 ed il 50% di 1, eppure in presenza di persone che con la propria intenzione si sforzano di alterare i risultati ci riescono in maniera tale da ottenere risultati appunto del 52%, il 53%, o il 54% di uno dei due numeri. La probabilità che per caso si ottengano continuamente simili risultati è data dal prodotto delle (già basse) probabilità che in un singolo esperimento ci sia una simile deviazione dal 50%; il risultato dell’analisi cumulativa di tutti gli esperimenti fatti al riguardo mostra che la probabilità di ottenere per caso quei risultati è dell’ordine di 10 elevato a meno 50, ovvero è espressa da un numero con 49 zeri dopo la virgola: 0,00000000000000000000000000000000000000000000000001 per intenderci.
Molti degli esperimenti di questo tipo sono stati condotto nella prestigiosa Università di Princeton all’interno del progetto PEAR (Princeton Engineering Anomalies Research) e alcuni di questi risultati sono stati pubblicati su prestigiose riviste di fisica, vedi ad esempio Radin D.I., Nelson R., Evidence for Consciouness-Related Effects in Random Physical Systems, Foundations of Physics, 1989, 19, 1499-1514.
Una Commissione del Congresso degli Stati Uniti nel 1995 ha richiesto a degli esperti di effettuare uno per verificare l’utilità dei finanziamenti governativi alle ricerche sul paranormale (alcune delle quali effettuate presso il prestigioso Stanford Research Institute). Entrambi gli esperti hanno dichiarati che c’è una fortissima evidenza statistica che dimostra l’esistenza di certi fenomeni, in particolare Jessica Utts sostiene che: usando i criteri di giudizio normalmente utilizzati in ogni altro campo scientifico, è assolutamente provata l’esistenza dei poteri psichici dal momento che i risultati si sono dimostrati riproducibili in esperimenti ben congegnati (il rapporto è visionabile all’indirizzo http://anson.ucdavis.edu/~utts/)
Che dire allora di certe organizzazioni pseudo-scientifiche che dicono di indagare sul paranormale con la finalità più o meno dichiarata di negarne l’esistenza? Possiamo ancora credere che siano in buona fede, dopo avere scoperto che esistono tanti esperimenti scientifici rigorosamente controllati che provano la realtà del cosiddetto paranormale, e che persino le nostre esperienze quotidiane provano l’esistenza di percezioni extra-sensoriali? Basti pensare che esperimenti di questo tipo sono stati convalidati ad esempio dal premio Nobel per la fisica Brian Josephson e che i membri del CICAP e delle organizzazioni consimili (come il CSICOP) non sanno fare altro che dire che Josephson è un “nobel decaduto”. Non potendo contestare la realtà dei fatti provano a screditare coloro i quali dicono le cose come stanno.
[...]
Ma la mole di dati sull’esistenza dei fenomeni paranormali non si limita certo a quelli appena menzionati ed in realtà non potrei citarli tutti senza scrivere un’enciclopedia. Chi volesse approfondire può leggere ad esempio i seguenti tre libri, l’ultimo dei quali cerca di dare anche alcune indicazioni per permetterci di utilizzare al meglio (e con finalità positive) i nostri poteri mentali: La mente estesa di R Sheldrake (ed Urra), Il campo di punto zero di Lynne McTaggart, La scienza dell’intenzione di Lynne McTaggart.
Un tipico esperimento sulle percezioni extrasensoriale è quello effettuato Mikio Yamamoto ed i suoi colleghi dell’Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche di Chiba, in Giappone. Essi hanno fatto una ricerca sul sul tao-ate, tecnica marziale per attaccare l’avversario senza contatto fisico. Nell’esperimento l’attaccante, un maestro di qigong cinese, ed il ricevente furono posti a tre piani di distanza in stanze schermate. Il comportamento del ricevente (la persona “attaccata”) era monitorato da riprese video, così come la sua resistenza cutanea ed il suo elettro-encefalogramma (EEG). Obbedendo alle indicazioni degli sperimentatori, che seguivano una procedura randomizzata in doppio cieco, l’attaccante mandava i suoi “attacchi energetici” e molto spesso il ricevente in quell’istante si ritraeva (osservazione visiva comprovata dalle riprese) e mostrava alterazioni dell’EEG e della resistenza della pelle. L’analisi statistica delle correlazioni osservate ha esclusa la possibilità che ciò sia avvenuto per caso e si è arrivati alla conclusione che il tao-ate comporta una forma di trasmissione che non è attualmente spiegabile dalla scienza (ma non di meno è reale). Secondo il maestro “attaccante” ciò che viene trasmesso è l’energia che tradizionalmente gli orientali chiamano qi (o ki o ch’i, a seconda delle trascrizioni). Rif: Yamamoto M. et al (2000) Study on analyzing methods of human body functions using various simultaneous measurements, Journal of international Society of Life Information Science 18, 61-97.
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Che dite, siamo o non siamo qualcosa di più grande di quanto crediamo? Lo siamo, lo siamo...
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